Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), il gruppo specializzato in ingegneria delle perforazioni del sottosuolo quotato a Piazza Affari e in difficoltà dall’autunno 2017 principalmente per un crollo di attività nel settore oil&gas, ha confermato la vendita della sua divisione oil&gas all’indiana Megha Engineering & Infrastructures Ltd (Meil) e la sottoscrizione degli accordi necessari per la manovra di rafforzamento patrimoniale e ristrutturazione del debito di Trevi (si veda qui i comunicato stampa). Ma tutto è ovviamente condizionato al fatto che il Tribunale di Bologna rigetti il ricorso depositato dall’attuale azionista di controllo Trevi Holding, della famiglia Trevisani, presentato “per irregolarità poste in essere dagli amministratori e dai sindaci” della società, “con richiesta di nomina di amministratore giudiziario”, dovute ai ripetuti rilievi mossi dalla holding alla manovra di rafforzamento patrimoniale di Trevifin (si veda altro articolo di BeBeez).
L’operazione è stata guidata dal CRO Sergio Iasi, con il supporto, quali consulenti della società, per gli aspetti legali, dello Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners e dello Studio Zoppini e Associati, per gli aspetti finanziari, degli advisor Vitale & Co. e Lazard & Co., per gli aspetti industriali, di The Boston Consulting Group e, per gli aspetti contabili, di Erre Quadro advisory con Raffaele Fiorella e Barbara Biassoni Le banche sono state assistite, per gli aspetti legali, dallo Studio Molinari e Associati e, per gli aspetti finanziari, da Rothschild & Co. Gli azionisti FSII e Polaris sono stati assistiti, per gli aspetti legali, rispettivamente, dagli studi Gatti Pavesi Bianchi e DLA Piper.
La vendita della divisione oil&gas a Meil era prevista dal piano di ricapitalizzazione e di ristrutturazione del debito predisposto dal consiglio di amministrazione di Trevifin nel maggio scorso e confermata lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez), a seguito della presentazione della domanda di concordato in bianco al Tribunale di Forlì- Cesena, con l’obiettivo di arrivare a un accordo di ristrutturazione del debito ai sensi dell’articolo 182-bis della Legge Fallimentare (si veda altro articolo di BeBeez). I contratti sottoscritti con Meil per la cessione della divisione di Trevi prevedono un EV su base debt free di 140 milioni di euro, soggetto ad aggiustamenti al verificarsi di determinati eventi, incluse le eventuali variazioni di capitale circolante delle società della Divisione oil&gas rispetto al valore preso come riferimento ai fini della valutazione. La vendita è subordinata a: perfezionamento di operazioni infragruppo funzionali al trasferimenti a Meil di tutti gli asset oggetto della cessione su base debt-free; omologa dell’accordo di ristrutturazione di Trevi (ai sensi dell’art. 182-bis della legge fallimentare); mancato verificarsi di venti negativi alla data del closing, che dovrebbe avvenire entro la fine del corrente esercizio.
La manovra finanziaria di Trevi prevede:
- un accordo di ristrutturazione del debito, che ha sfiorato i 400 milioni di euro al 30 giugno scorso (si veda qui il comunicato stampa); l’accordo prevede l’impegno delle banche a sottoscrivere azioni ordinarie della società nell’ambito dell’aumento di capitale tramite compensazione dei crediti per un importo massimo di 284,1 milioni di euro, secondo un rapporto di conversione pari a 4,5:1;
- un accordo di investimento, con cui gli attuali azionisti di Trevi FSI Investimenti spa (controllata da Cdp Equity e che oggi detiene il 16,85% di Trevifin) e il fondo di investimento Usa Polaris Capital Management, (che detiene il 10% di Trevifin), si impegnano a sottoscrivere 77,5 milioni dell’aumento di capitale in opzione per 130 milioni; sono inoltre previsti impegni di lock-up legati alle azioni sottoscritte per i 12 mesi successivi alla loro sottoscrizione e la possibilità per il socio Trevi Holding di aderire all’accordo dopo la data di sottoscrizione;
- la concessione da parte di alcune banche di nuova finanza a Trevi e Soilmec per far fronte alle esigenze di liquidità del Gruppo Trevi per un massimo di 41 milioni di euro, di cui 12 messi a disposizione prima dell’omologa dell’accordo di ristrutturazione.
Il closing delle ristrutturazione del debito e dell’aumento dei capitale sono subordinati , oltre che al rigetto del ricorso di Trevi Holding, anche al decreto di omologazione dell’accordo di ristrutturazione, all’assunzione di alcune delibere da parte dell’assemblea dei soci (include la nomina del nuovo Cda della società secondo i principi indicati negli accordi di ristrutturazione e investimento) e alla dismissione della divisione oil&gas prima dell’aumento di capitale.
Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).