di Francesca Vercesi e Giuliano Castagneto
C’è stato un gran recupero dell’attività di private equity e venture capital in Italia nel 2021 rispetto al 2020, sia sul fronte degli investimenti sia su quello della raccolta e dei disinvestimenti, un trend che era già evidente alla fine del primo semestre dell’anno (si veda altro articolo di BeBeez). E’ quanto emerge nell’analisi condotta da AIFI (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt), in collaborazione con PwC Italia – Deals, sul mercato italiano del capitale di rischio, presentata ieri in streaming dal direttore generale dell’AIFI Anna Gervasoni e dal partner di PWC Deals Francesco Giordano (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione). Un quadro di ripresa che emergeva già anche dal Report di BeBeez sul Private Equity 2021, pubblicato a inizio febbraio, e dal Report di BeBeez sul Venture Capital 2021, pubblicato lo scorso gennaio (entrambi disponibili agli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
Nel dettaglio, i dati AIFI-PwC indicano per il 2021 una raccolta totale degli operatori italiani di private equity e venture capital che è tornata quasi ai livelli del 2017, a 5,7 miliardi di euro, più che raddoppiata rispetto ai 2,6 miliardi del 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). Di quell’importo 5,4 miliardi sono stati raccolti sul mercato (+ 159% sul 2020). Numeri consistenti che lo diventano ancora di più se si guarda il timido andamento degli anni precedenti (basti pensare che nel 2019 era di 1,5 miliardi). Il risultato è dovuto anche al fatto che ben 44 operatori che nel 2021 hanno svolto attività di fundraising sul mercato (contro i 26 dell’anno precedente). Con riferimento alla provenienza geografica dei fondi raccolti sul mercato, la stragrande maggioranza viene da investitori italiani (89%). Il 26% della raccolta deriva da fondi pensione e casse di previdenza, seguiti dal settore pubblico e dai fondi di fondi istituzionali (15%) e dalle banche (14%).
Sul versante degli investimenti, nel 2021 hanno raggiunto quota 14,7 miliardi, il livello più alto mai registrato nel mercato italiano. Rispetto al 2020 (6,6 miliardi di euro), si è osservata una crescita del 123%, trainata dall’attività nel comparto delle infrastrutture, dove sono stati investiti quasi 7,7 miliardi di euro (contro gli 1,3 miliardi nel 2020). Escludendo dalle analisi le infrastrutture, il dato del 2021 è di poco superiore a 7 miliardi di euro, in crescita del 33% (da 5,3 miliardi).
Va detto che il peso delle infrastrutture è in pratica interamente ascrivibile all’operazione Autostrade per l’Italia, di cui la cordata composta da Cdp Equity, Macquarie e Blackstone ha rilevato nel maggio dello scorso anno l’88% da Atlantia per un equity value (del 100%) di circa 9 miliardi di euro. (si veda altro articolo di BeBeez). Più in generale, nel corso del 2021 sono state realizzate 8 operazioni con equity versato compreso tra 150 e 300 milioni di euro (large deal) e 8 operazioni di ammontare superiore ai 300 milioni (mega deal), che insieme hanno rappresentato il 67% dell’ammontare complessivo investito nell’anno (9.8 miliardi). Nel 2020 erano stati realizzati 2 large deal e 6 mega deal, per un ammontare pari a 3.463 milioni di euro (53% del totale). A proposito di grandi operazioni, ricordiamo che il Report di BeBeez sul Private Equity 2021 ha mappato per il 2021 40 deal di private equity su aziende italiane con enterprise value di almeno 500 milioni di euro e dove a passare di mano è stato almeno il 15% del capitale delle società target. Di questi, 24 deal hanno riguardato aziende con un EV di almeno un miliardo.
Quanto al numero delle operazioni di investimento di private equity e venture capital mappate da AIFI-PwC, è cresciuto del 39% attestandosi a 654, rispetto alle 471 dell’anno precedente, trainato dall’attività di venture capital, che dal 2020 sta crescendo in modo significativo, grazie all’avvio dell’operatività di un soggetto di matrice istituzionale, focalizzato sugli investimenti in imprese nelle prime fasi di vita.
Sul fronte della tipologia di operazioni, l’attività nel segmento dell’early stage (seed, start up e later stage) è cresciuta sia per numero di investimenti (371, pari al 57% del numero totale, +21% rispetto all’anno precedente), sia per ammontare (587 milioni, +55%). Ricordiamo che come riportato dal Report di BeBeez sul Venture Capital 2021, la realtà del venture capital in senso lato è molto più ampia, con 533 round censiti per un totale di ben 2,9 miliardi di euro. Sono poi aumentati i buy out, a quasi 5,4 miliardi (+23% dai poco meno di 4,4 miliardi del 2020), distribuiti su 159 operazioni (94 nel 2020, +69%). Quanto alle operazioni di expansion (ovvero le sottoscrizioni di aumenti di capitale o prestiti obbligazionari convertibili), queste sono cresciute sia in termini di ammontare (858 milioni, +142% da 354) sia in termini di numero (60, +50% da 40). Infine, i turnaround, l’investimento nelle imprese in difficoltà, ha mantenuto un ruolo di nicchia, con solamente 8 operazioni e 127 milioni di euro investiti.
A livello settoriale, il 2021 ha visto al primo posto per numero di investimenti il comparto ICT, con il 28% delle operazioni totali, seguito dai beni e servizi industriali, 14%, e dal medicale, 12%. Il 28% del numero di operazioni ha riguardato imprese ad alto contenuto tecnologico: considerando solamente il comparto dell’early stage, tale valore sale al 38%.
A livello geografico la regione che ha totalizzato la gran parte delle operazioni è la Lombardia con il 40% del numero di investimenti in Italia, seguita da Lazio (13%) e Veneto (8%). Si sottolinea che il 56% del numero di investimenti ha riguardato imprese che non avevano mai ricevuto capitali dal private equity, per un ammontare pari al 45% del totale.
Infine, anche l’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è ha registrato un vero e proprio balzo a 2,7 miliardi di euro, in crescita del 69% dai circa 1,7 miliardi del 2020. Il numero di exit è stato pari a 104, +28% rispetto alle 81 del 2020. Il canale maggiormente utilizzato per i disinvestimenti è stata la vendita a soggetti industriali, con un peso del 32% in termini di ammontare (871 milioni di euro) e del 35% in termini di numero (36).
“In anni difficili il private equity si è dimostrato forte intervenendo sul mercato e investendo in modo massiccio sull’economia reale. I risultati eccezionali dimostrano quale ruolo strategico questo asset possa avere per spingere innovazione e crescita delle aziende”, dice Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI. “Il comparto delle infrastrutture, in particolare, ha chiuso operazioni importanti che vanno a beneficio di tutto il Paese. L’Italia sta cambiando diventando più connessa, non solo negli asset digitali ma anche in quelli legati alla viabilità. Ciò è fondamentale per supportare lo sviluppo della imprenditoria e del commercio italiano” aggiungendo tuttavia che: “il quadro economico e geopolitico, per via di inflazione, tassi e Ucraina, sarà molto diverso nel 2022. Anche il private capital dovrà fare uno sforzo”.
Per Francesco Giordano, private equity leader di PwC Italia, “il secondo semestre 2021 è stato effervescente, caratterizzato da grandissime operazioni specialmente nelle infrastrutture, che portano gli investimenti registrati nel 2021 a livelli record. Le aziende italiane continuano ad attrarre l’interesse dei grandi operatori internazionali che rafforzano sempre più la loro presenza in Italia e spesso contribuiscono in maniera decisiva alla crescita delle nostre eccellenze sui mercati globali”.