di Alessandro Albano e Giuliano Castagneto
Puntano sempre più sull’economia reale i family office italiani, che ormai hanno raggiunto il numero di 214 dai 206 attivi a fine 2021 (si veda altro articolo di BeBeez) e dai 178 a metà 2021 (si veda altro articolo di BeBeez) e che hanno condotto 94 investimenti diretti in imprese dal 2016, di cui 67 con valore noto, per un totale di 532 milioni di euro, di cui 256 milioni solo nel 2021. E’ quanto emerge dall’ultima indagine, aggiornata al 2022, dell’Osservatorio Family Office, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Centro di Family Business Management della Libera Università di Bolzano, presentati ieri al Politecnico (si veda qui il comunicato stampa).
Nel dettaglio, del totale dei 214 family office italiani, 7 lavorano dall’estero. Di questi, 140 sono sorti nell’ultimo ventennio, più di 70 solo dal 2011. La maggioranza dei family office ha sede legale in Lombardia (59%), in particolare a Milano, seguono Veneto (12%), Piemonte (8%) ed Emilia Romagna (7%), riflettendo abbastanza fedelmente la distribuzione delle attività imprenditoriali nel Nord Italia. Più della metà (52,8%) è rappresentata da multi-family office professionali, strutture formalmente indipendenti, aperte al mercato, che raggruppano professionisti per servizi di consulenza e gestione del patrimonio a più famiglie. Il restante 47,2%, che ha visto un vero boom dall’anno scorso (oltre 10 punti percentuali in più) in continuità con il trend dell’ultimo decennio, è invece composto da single family office, controllati da una sola famiglia che è anche la destinataria dei servizi.
Ma il fenomeno Family Office non può essere spiegato solo in termini quantitativi. Ha infatti raggiunto livelli notevoli la loro professionalità. Dal questionario Family Office 2022 emerge una fotografia abbastanza precisa di quelli italiani. Il 39% dei single family office serve una famiglia internazionale e la stragrande maggioranza (78%) ha una direzione di tipo famigliare, con in media 6 professionisti a supporto di cui 2 nella gestione direzionale. Nel 61% dei casi l’amministratore delegato (o ruolo equivalente) è un membro della famiglia, ha in media 58,8 anni e ricopre la posizione da quasi 14 anni. Il management del Family Office coinvolge 2 volte su 3 (65%) solo la generazione più senior, appena nel 33% dei casi l’azionariato è multigenerazionale. Inoltre, più della metà dei single family office ha già in essere, o sta valutando, accordi formali o informali per la continuità generazionale e la successione, benché il 31% non abbia ancora discusso il tema né voglia farlo del medio-breve periodo, mentre il 52% dei Family Office dichiara di aver già definito, in modo formale o informale, piani e programmi per educare alla proprietà responsabile i propri successori, e il 35% li sta valutando. Quanto ai multi-family office, metà di essi servono meno di 10 famiglie clienti, spesso internazionali (circa la metà dei membri hanno residenza o cittadinanza estera) e sono composti mediamente da 25 professionisti, di cui solo 4 hanno un ruolo all’interno della gestione direzionale. L’amministratore delegato (o ruolo equivalente) ha in media 54,8 anni e ricopre la posizione da circa 12 anni.
L’impostazione sempre più professionale si riflette anche nei processi di asset allocation. E’ significativo che due terzi dei single family Office abbiano aumentato dal 2020 al 2021 il peso del private equity (in media pari al 14%) nella propria asset allocation, ma tutti hanno dichiarato di volerlo aumentare nei prossimi 5 anni. Non a caso, i ritorni sugli investimenti nel 2021 sono stati infatti per la maggior parte al di sopra, o molto al di sopra, delle aspettative.
L’aumento dell’importanza del private equity nell’asset allocation dei family office era già stato evidenziato dalla Family office Survey di PwC, realizzata in collaborazione con Mondo Institutional in base a un sondaggio condotto a fine 2021 tra 36 tra i più importanti family office con sede legale in Italia e nella Svizzera italiana (si veda altro articolo di BeBeez). Dalla ricerca emergeva che Il 79% dei family office intervistati, prevede di aumentare gli investimenti in quote di fondi di private equity e venture capital dopo che nel 2020 questi investimenti erano arrivati a pesare per il 13% sul totale del portafoglio dal 10% del 2019. Inoltre, il 71% degli intervistati prevede di incrementare anche il peso degli investimenti diretti in società, co-investimenti e partecipazioni a club deal (sia di equity sia di debito), che era già salito al 7% del portafoglio nel 2020 dal 6% del 2019. Per contro, l’asset class che invece vedrà un calo netto dell’esposizione sono le obbligazioni dei Paesi sviluppati, il cui peso nei portafogli sarà ridotto nel 38% dei casi, dopo essersi già portate al 13% del portafoglio nel 2020 dal 21% del 2019.
Quanto agli investimenti diretti e in club deal di famiglie e family office italiani, dall’ultimo report dell’Osservatorio di PwC sugli investimenti diretti e club deal svolti dalle famiglie e dai family Office italiani, pubblicato a inizio settembre, che elabora dati Mergermarket e BeBeez, emergeva che dal 2018 a oggi, a livello aggregato sono state effettuate 369 operazioni, tuttavia con un forte aumento nel primo semestre 2022, dove il numero degli investimenti è più che raddoppiato su base annuale: in tutto 75 operazioni completate tra gennaio e luglio 2022 rispetto alle 30 dello stesso periodo del 2021 (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando agli ultimi dati del Rapporto Family Office 2022 del PoliMi, Josip Kotlar della School of Management del Politecnico di Milano, responsabile dello studio insieme ad Alfredo De Massis della Libera Università di Bolzano, ha commentato: “La parola che meglio rappresenta il lavoro svolto in questa seconda edizione dello studio è ‘diversità’: spesso si parla dei family office come un tipo di organizzazioni omogenee, con molte caratteristiche ricorrenti. Invece, grazie all’approccio diretto con il mondo dei professionisti e la raccolta e l’analisi di dati quantitativi e qualitativi, possiamo affermare che non è affatto così. Anche in Italia i Family Office sono diversi gli uni dagli altri, sia per caratteristiche e obiettivi delle famiglie, sia per le scelte organizzativo-strutturali. La combinazione di questi due elementi fa sì che anche le strategie e le risorse dei Family Office siano diverse tra loro”.
Qual è dunque il ruolo dei family office in Italia e come sta cambiando? Quali sono le nuove sfide e come vengono affrontate? Secondo De Massis, “questa ricerca punta a evidenziare che, seppur con velocità diverse, le famiglie stanno diventando sempre più professionalizzate e consapevoli, una spinta accelerata dal Covid19 e dall’ingresso delle nuove generazioni nella gestione del capitallew. I family office sono ben posizionati per diventare un motore importante nello sviluppo economico e sociale del Paese”.