Dopo la battuta d’arresto dovuta al coronavirus, il factoring in Italia ha ripreso a correre, con un aumento del turnover nel maggio scorso del 49% rispetto allo stesso mese dell’anno passato, portando a +9,8% la crescita del volume d’affari cumulativo dei primi cinque mesi. Lo rileva Assifact (Associazione Italiana per il Factoring), che ieri ha presentato i dati sul settore in occasione di una conferenza stampa tenuta dal presidente Fausto Galmarini e da Alessandro Carretta, segretario generale dell’associazione e docente di Economia all’Università di Roma Tor Vergata (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione).
Nel 2020 il mercato del factoring aveva infatti registrato la prima contrzione, dopo 10 anni di crescita ininterrotta a livello globale, europeo e nazionale. Dopo i primi segnali di arretramento del mercato italiano manifestatisi nel giugno del 2020 (si veda altro articolo di BeBeez), lo scorso anno il turnover del factoring in Italia era sceso del 10,8%, rispetto a tutto il 2019, per un volume complessivo di 228 miliardi di euro. Si tratta di un andamento in linea con quanto accaduto sul mercato globale, dove l’Italia anche nel 2020 aveva comunque mantenuto le posizioni con una quota dell’8,4% del factoring mondiale e del 12,4% di quello europeo.
Oggi il turnover del factoring segue, con un deciso recupero, il rimbalzo del fatturato industriale osservato nel secondo trimestre del 2021. Le operazioni di supply chain finance hanno raggiunto nel 2020 il 10% del volume d’affari a 22,3 miliardi (+20,78% sul 2019), 21 dei quali legate al reverse factoring. In crescita anche il confirming, un servizio grazie al quale un’azienda incarica la società di factoring di gestire i debiti commerciali verso i propri fornitori, che possono incassare i loro crediti o avere anticipazioni in tempi abbreviati, mentre l’azienda può ottenere dilazioni di pagamento, il tutto attraverso piattaforme o sistemi digitali. Nel 2020 il confirming ha generato un volume d’affari di 1,3 miliardi di euro.
I clienti del factoring sono quasi 33 mila, di cui il 60% pmi. Il 56,3% dei crediti in portafoglio al 31 dicembre 2020 è verso imprese private, il 17,2% verso la pubblica amministrazione. Resta alta la qualità del credito: le esposizioni deteriorate sono in calo al 4,05% del totale, livello inferiore al settore bancario (4,4%) che pure nel 2020 è stato favorito da misure straordinarie di sostegno alla liquidità. Le sofferenze del factoring sono ai minimi degli ultimi anni: 1,79% delle esposizioni totali.
A proposito di sofferenze, Assifact lo scorso novembre aveva lanciato l’allarme sui rischi della nuova definizione di default e del calendar provisioning, entrate entrambe in vigore a inizio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Carretta in proposito aveva dichiarato: “La nuova definizione di default in vigore da quest’anno crea dei problemi alle banche, alle imprese e al funzionamento del factoring, in quanto fa emergere situazioni di apparente deterioramento del merito creditizio”. Galmarini ha aggiunto: “La nuova definizione di default è estremamente penalizzante per il factoring, perché 90 giorni di ritardo nel pagamento del credito sono fisiologici, come abbiamo sottolineato alla Commissione Finanza del Senato e all’Eba (l’Autorità bancaria europea, ndr). Inoltre il calendar provisioning nel factoring è distante dalla realtà perché i crediti del factoring sono a breve termine e perché la posizione va raramente in default, per cui gli accantonamenti secondo il calendar provisioning sarebbero ridondanti. Stiamo lavorando per un’interpretazione diversa della norma se applicata al factoring”.
In occasione dell’assemblea 2021 l’Associazione italiana per il factoring ha fatto propria la sfida della sostenibilità: il suo obiettivo è integrare nelle strategie delle società di factoring i fattori ESG, e in generale i principi di sostenibilità, sia per la selezione delle imprese clienti sia per la valutazione del rischio, in linea con il percorso di finanziamento della crescita sostenibile tracciato dalla Commissione europea, dalla Bce e dall’Eba.