
Da inizio anno a inizio marzo Credimi ha già acquistato fatture per 88 milioni di euro, dopo un 2018 in cui ha superato i 200 milioni di erogato, in aumento netto dai 56 milioni del 2017. Un’attività che è stata finanziata da un rinnovato impegno degli investitori istituzionali che hanno affiancato la piattaforma di invoice financing dall’inizio dell’operatività.
Anthilia Capital Partners sgr, Anima sgr, BG Fund Management Luxembourg sa (gruppo Banca Generali) e Tikehau Capital avevano infatti messo a disposizione in una prima fase circa 70 milioni di euro per sottoscrivere le note derivanti dalla cartolarizzazione di fatture commerciali intermediate dalla piattaforma (si veda altro articolo di BeBeez), con la stessa Credimi che si è impegnata a sottoscrivere sempre un 5% del valore delle note. Successivamente gli investitori hanno ampliato i rispettivi impegni (per esempio Anthilia Capital Partners ha annunciato lo scorso novembre un impegno di ulteriori 12 milioni, si veda altro articolo di BeBeez), con Banca Sella che si è aggiunta al gruppo, arrivando a un totale di circa 110 milioni di euro, una cifra che, visto la scadenza media delle fatture a 90 giorni, significa una capacità di investimento di quattro volte tanto in un anno, cioè oltre 400 milioni di euro.
Lo ha detto a MF Milano Finanza e BeBeez il fondatore di Credimi Ignazio Rocco di Torrepadula, aggiungendo che “Credimi sta già studiando il lancio di un nuovo veicolo di investimento dedicato ad asset manager, assicurazioni e fondi pensione che possa raccogliere 500 milioni di euro, in modo tale da aumentare la potenza di fuoco di due miliardi”.
D’altra parte, appunto, l’attività sta crescendo a ritmo esponenziale, anche perché dallo scorso settembre la piattaforma si è strutturata con un team di professionisti specializzato nello sviluppo del business con focus particolare su aziende di medie dimensioni e partecipate e finanziate da fondi di private equity e private debt. A capo del team è stata nominata Tiziana Marongiu, a sua volta con un passato di advisor ai fondi di private equity e di private debt, prima in Mittel Advisory e poi in Ethica & Mittel Debt Advisory.
“Le aziende che sono in portafoglio ai fondi sono più sensibili di altre all’equilibrio finanziario, perché spesso si portano dietro un carico di debito derivante da un’operazione di Lbo o da un’acquisizione che ha seguito l’ingresso del private equity nel capitale”, ha detto Marongiu, che ha continuato: “Per queste ragioni sono più interessate di altre a liberare risorse per poter condurre nuovi investimenti. Ma si tratta anche di aziende particolarmente esigenti, che viste le dimensioni non si accontentano dei normali canali online, vogliono una controparte con la quale confrontarsi. Tra partecipate di fondi e medie aziende oggi siamo a oltre 100 clienti di questo tipo”.
Qualche esempio di azienda finanziata? Fabbrica Italiana Sintetici, azienda leader nella realizzazione di prodotti chimici per l’industria farmaceutica, che ha collocato due bond in private placement, sottoscritti uno da Cdp e l’altro da Pricoa Capital (si veda altro articolo di BeBeez); Nutrilinea, leader nel mercato degli integratori alimentari, partecipata da White Bridge (si veda altro articolo di BeBeez); Berti Group, specializzata nel settore della raccolta, conservazione, essicazione, confezionamento e commercio di prodotti agricoli, che ha appena emesso un minibond short term (si veda altro articolo di BeBeez); e Vetrerie Riunite, partecipata dai fondi Opera e Dgpa, che ha appena ottenuto 77 milioni di euro di finanziamento da Unicredit e Banco Bpm per lo sviluppo e gli stabilimenti.
Le soluzioni possibili con una piattaforma fintech come Credimi sono le più diverse rispetto al tradizionale factoring o sconto fatture condotto con una banca. In primo luogo, spiega Marongiu, “perché il canale bancario richiede di lavorare con l’intero fatturato e con fatture di certe dimensioni minime, mentre il fintech permette di cedere solo singole fatture e ammette anche la cessione di migliaia piccole fatture, proprio grazie alla potenza della tecnologia. In questo modo è possibile gestire picchi stagionali di attività. Non solo. E’ possibile gestire anche singoli clienti esteri. E poi c’è anche la questione della velocità che non è secondaria. Abbiamo deliberato operazioni nel giro di un paio di giorni”.
Così a breve potremo vedere Credimi scalare ulteriormente la classifica delle piattaforme europee di invoice financing elaborata da Brismo (ex AltFin), un punto riferimento del settore a livello mondiale sul fronte dei dati del lending fintech. Credimi, infatti, si trova in cima alla classifica dell’Europa continentale con i suoi 338 milioni erogati da inizio dell’attività, molto lontana però dalla britannica Marketinvoice che guida la classifica con i suoi 2,6 miliardi di sterline. La classifica non contiene però il leader di mercato FundingCircle, che è primo con un ulteriore distacco a quota 6,3 miliardi di sterline. In ogni caso non è però certo male, se si pensa che Credimi è appunto partita nel 2017 mentre nel Regno Unito il fintech è arrivato anni prima: FundingCircle è partito nel 2012.