Il Gruppo Crif ha comprato il 10% della piattaforma di invoice trading Workinvoice e contestualmente ha lanciato CribisCash, primo esempio di evoluzione del fintech verso le partnership con player industriali che dispongono delle risorse necessarie per sfruttare al meglio le idee, i servizi e anche i modelli di business inventati dalle startup (si veda qui il comunicato stampa).
Fondata a fine 2013 da Matteo Tarroni, Ettore Decio e Fabio Bolognini, è stata la prima piattaforma a diventare operativa nel settore.
La società è una startup innovativa strutturata come srl, che aveva raccolto sinora 1,6 milioni di euro di capitale provenienti dai soci operativi (65%), dalla famiglia di imprenditori triestini della logistica Pacorini (7,9%), da business angel e da Maurizio Cereda (2%), ex banker di Mediobanca per anni a capo dei servizi di equity capital market, che in Workinvoice oggi ha anche un ruolo di advisor, così come Roberto Nicastro (per i rapporti con le banche) (si veda altro articolo di BeBeez).
Workinvoice lavora come puro intermediario di fatture commerciali messe online sul portale, dove possono investire sia privati sia istituzionali: da gennaio 2015 a metà luglio 2018 erogato finanziamenti per 148 milioni.
L’acquisto avviene con un’asta e tutto avviene online, con firma digitale. Quanto agli investitori, sono presenti privati, ma anche investitori istituzionali specializzati. Tra gli investitori attivi sulla piattaforma c’è per esempio Factor@Work, che compra i crediti sulle piattaforme web convenzionate, poi li cartolarizza e cede i titoli derivanti dalla cartolarizzazione a investitori professionali. Tra gli esteri si contano Advanced Global Capital e Method Investments (si veda anche altro articolo di BeBeez).