Il settore fintech nel primo semestre 2020 è cresciuto a livello mondiale. Lo rileva uno studio sulla finanza alternativa condotta da Banca Mondiale, World Economic Forum (Wef) e Università di Cambridge, diffuso nel dicembre 2020 (si vedano qui la ricerca completa e qui il comunicato stampa).
Lo studio è il risultato di un sondaggio condotto tra i rappresentanti di oltre 1500 società fintech ai quali è stato chiesto di indicare la situazione relativa a 19 indicatori chiave di prestazione del settore nella prima parte del 2020 rispetto al primo semestre 2019. Le loro risposte hanno mostrato che di questi indicatori, 12 (mostrati in verde nel grafico in pagina) sono migliorati rispetto all’anno prima, durante il primo trimestre e il secondo trimestre del 2020.
Nel complesso, il settore fintech è cresciuto nel 2020, con gli intervistati che hanno riportato una media crescita del volume delle transazioni dell’11% e un crescita media del numero di transazioni del 13% . Quando si considerano gli indicatori di performance del mercato relativi alla crescita dei clienti, tutti gli indicatori rilevanti (compreso il numero di corporate clienti, il numero di nuovi clienti e il numero di nuovi mutuatari) è aumentato di anno in anno. La variazione positiva più significativa è stata segnalata nella fidelizzazione o nel rinnovo dei clienti, che sono aumentati del 29% rispetto al primo trimestre e al secondo trimestre del 2019.
Tuttavia, il Covid-19 ha avuto anche degli impatti negativi sul settore fintech a livello globale, come illustrato dai 9 indicatori di performance del mercato in rosso. Questi includono un aumento del 14% degli arretrati o dei ritardi nei rimborsi, un aumento dell’11% del Time-to-Value (il
intervallo di tempo tra l’introduzione del cliente all’onboarding tempo) e un aumento del 9% nel numero di sinistri, mancati pagamenti e insolvenze sui prestiti in essere rispetto ai primi due trimestri del 2019.
Alcuni settori, come sicurezza, scambio dei dati, servizi di pagamento e digitali per il risparmio, hanno registrato un incremento superiore al 30 e 20%. Soltanto il lending ha riportato un rallentamento dell’8%. I Paesi con lockdown più duri hanno visto una crescita maggiore nei servizi finanziari, anche in campi come quello dei prestiti on-line, che sembra avere sofferto più degli altri, per ovvie difficoltà di origine e due diligence delle operazioni. Da notare poi il forte sviluppo del fintech nei paesi dell’area Medio Oriente- Nord Africa: +40%, contro l’8% dell’Europa, 1% della Cina, 21% di Stati Uniti e Canada e -3% del Regno Unito.
Lo studio dimostra che le aziende fintech hanno dato prova di resilienza, modificando per circa due terzi servizi, prodotti e policy interne, con una particolare concentrazione sui processi di onboarding del cliente, sulla facilitazione delle operazioni finanziarie online e sulla riduzione del costo delle transazioni. Il comparto ha anche dimostrato capacità di innovazione, poiché circa il 60% delle aziende ha lanciato proprio in questo periodo nuovi prodotti o servizi, soprattutto nel settore dei pagamenti.
Quanto all’Italia, “si è assistito a un semestre difficile, seguito da un’ impennata a fine anno, che ha portato la raccolta in equity crowdfunding vicina ai 90 milioni di euro, mentre il mercato del lending crowdfunding è più che raddoppiato, in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei”, ha dichiarato l’avvocato Alessandro Lerro, fondatore dello Studio Avvocati.net e presidente dell’ Associazione Italiana Equity Crowdfunding. Lerro, che ha contribuito alla stesura del report dell’Università di Cambridge, ha sottolineato che “oggi il fintech, più che di interventi di supporto economico o fiscale, abbia bisogno di interventi regolatori che riducano l’impatto della burocrazia e facilitino le soluzioni digitali, in un corretto bilanciamento tra innovazione, protezione degli interessi dei consumatori e mantenimento della stabilità finanziaria”.
Non è un caso se in autunno la Commissione Europea abbia presentato la propria agenda per i prossimi cinque anni nel fintech, evidenziando una serie di settori strategici che vedranno soddisfatta la domanda di supporto regolatorio ai processi di innovazione. “Tra tutti sta emergendo la necessità di innovare la procedura di apertura dei nuovi rapporti con la clientela, dall’identificazione, alle procedure antiriciclaggio, alle firme dei contratti; si tratta di processi ancora troppo complessi, molto basati sulla carta e di scarsa efficienza. Anche la protezione del consumatore deve essere rivista, così come il trattamento dei dati personali nel settore dei servizi finanziari”, ha concluso l’avvocato Lerro.