Il main sponsor di maglia non paga e così AS Roma ed Inter tolgono dalle maglie della prima squadra il logo di Digitalbits, protocollo blockchain specializzato nella tokenizzazione di asset dedicati ai consumatori e messi a disposizione da grandi marchi, come punti fedeltà, premi, carte regalo, token sociali e NFT creati da artisti, celebrità e organizzazioni sportive. Il tutto utilizzando la criptovaluta nativa della blockchain, XDB o appunto nota anche come digitalbits.
Sulla cripto XDB avevano creduto in tanti. Per esempio già nel luglio 2020 Alpha Sigma Capital, un fondo di venture capital Usa, fondato dall’italiano Enzo Villani, specializzato in investimenti in asset digitali, aveva annunciato un investimento da un milione di di dollari in token XDB (si veda qui il comunicato stampa di allora). Mentre la scorsa estate su Digitalbits è stata lanciata l’applicazione della Fondazione Principe Alberto II di Monaco per sostenere le sue missioni ambientalistiche.
Ma proprio la crisi delle cripto di questi ultimi mesi ha messo in ginocchio Zytara Labs, la società che sviluppa prodotti e piattaforme innovativi che utilizzano i protocolli blockchain e con DigitalBits condivide lo stesso fondatore Al Burgio, e che ha firmato i contratti di sponsorizzazione per un totale di 121 milioni di euro con l’Inter e la AS Roma per promuovere la sua criptovaluta sulle maglie delle due squadre. Digitalbits, infatti, non è strutturata come società, ma è una fondazione con sede nelle Isole Cayman e infatti il suo nome completo è proprio DigitalBits Foudation. Per questo motivo controparte dei contratti non è Digitalbits bensì la società collegata Zytara Labs.
Ricordiamo che con la AS Roma Zytara Labs nel luglio del 2021 ha stretto un accordo triennale di partnership commerciale dal valore complessivo di 36 milioni di euro, subentrando allo sponsor Qatar Airways (si veda qui il comunicato di allora), poi una medesima intesa pluriennale è stata annunciata due mesi dopo con l’FC Internazionale Milano, cioè l’Inter, del valore di 85 milioni (si veda qui il comunicato dell’epoca).
L’intesa con l’Inter era già naufragata tempo fa. Come si leggeva nella Relazione sui i risultati dei tre mesi a fine settembre 2022 di Inter Media and Communication (la società in cui confluiscono i ricavi media e sponsor del club nerazzurro), DigitalBits non aveva pagato 1,6 milioni di euro di bonus per la stagione di Serie A 2021/2022 e 16 milioni di euro per la stagione in corso 2022/2023, che rappresentavano le prime due rate del contratto base da 24 milioni di euro in scadenza a luglio e ottobre. Come conseguenza, S&P Global Ratings aveva messo in creditwatch negativo a fine 2022 il rating B di Inter Media & Communication (si veda altro articolo di BeBeez), che più di un anno fa ha emesso un bond da 415 milioni di euro, con scadenza 2027, servito a riacquistare quello in circolazione da 375 milioni in scadenza il 31 dicembre 2022 e a chiudere la linea di credito revolving (si veda altro articolo di BeBeez). Senza un partner di sponsorizzazione adeguato che sostituisca DigitalBits, aveva avvertito S&P, questi flussi di cassa persi potrebbero portare a un calo di oltre il 50% dei ricavi da sponsorizzazione dal 2024 rispetto alle precedenti ipotesi di base. Per questo motivo l’Inter già aveva tolto il logo dalle divise della squadra femminile e di quelle delle giovanili, oltre ad aver cancellato ogni riferimento al sito ufficiale. E poi nella Relazione sui risultati semestrali a fine dicembre 2022 diffusa a fine febbraio si leggeva ancora che, del totale pattuito, per la stagione 2021/2022 lo sponsor ha corrisposto per intero il compenso base di 5 milioni di euro e un bonus di rendimento di 0,1 milioni per il raggiungimento degli ottavi di finale della UCL, ma che non ha corrisposto ulteriori bonus di rendimento per un importo totale di 1,6 milioni in relazione alla posizione finale nella Serie A 2021/2022 e alla vittoria della Coppa Italia 2021/2022 e che per la stagione 2022/2023 non ha pagato il canone base di 24 milioni di euro (di cui la prima rata di 8 milioni emessa a giugno 2022, la seconda di 8 milioni emessa a ottobre 2022 e l’ultima di 8 milioni di euro emessa a febbraio 2023); non ha pagato le prestazioni contrattuali attivate fino a oggi per un importo totale di 1,25 milioni di euro (di cui un milione nell’ottobre 2022 e 250 mila euro nel gennaio 2023); e che inoltre Zyrtara non ha ancora presentato il progetto, contrattualmente previsto, relativo all’integrazione dell’ecosistema digitale del guppo, appena rinnovato dal club. Sempre nella relazione si legge: “Siamo consapevoli che la crisi del settore delle criptovalute, aggravatasi nel secondo trimestre dell’anno 2022, ha inciso significativamente sulla capacità del cliente di adempiere ai propri obblighi. Ci riserviamo tutte le azioni e i rimedi per tutelare i nostri interessi e diritti contrattuali e, nel frattempo, abbiamo rimosso i loghi del partner dal nostro sito web, dai cartelloni pubblicitari e dalle maglie delle squadre del settore giovanile e femminile, pur mantenendo, al momento, la presenza dello sponsor sulla maglia della prima squadra”. Decisione che poi come detto è però stata presa nei giorni scorsi.
Il club neroazzurro nel frattempo ha cercato un altro sponsor durante la sosta invernale, ma alla fine ha deciso di rinviare la decisione sul nuovo partner all’estate per trovare la soluzione migliore a livello economico (l’obiettivo è di incassare 30 milioni di euro a stagione). Tutte notizie però che certo non aiutano nelle trattative di ricerca di nuovi potenziali acquirenti per il club. Ricordiamo infatti che il gruppo cinese Suning, che fa capo alla famiglia Zhang e che dal 2016 possiede le quote di maggioranza dell’Inter (si veda qui il comunicato stampa di allora), lo scorso ottobre ha dato mandato alle banche d’investimento statunitensi Raine Group e Goldman Sachs per trovare potenziali nuovi acquirenti del club (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto alla AS Roma, delistata da Piazza Affari la scorsa estate 2022, dopo l’opa della famiglia Friedkin (si veda altro articolo di BeBeez ), l’accordo sino a pochissimi giorni fa sembrava ancora in piedi, anche grazie al fatto che Francesco Totti è stato il primo ambasciatore global brand di DigitalBits, incarico che ricoprirebbe ancora, con un compenso tra i 5 e gli 8 milioni di euro, secondo quanto riportato dal Tempo. Anzi la squadra capitolina era appena diventata la prima al mondo a offrire la possibilità di utilizzare il wallet in valuta digitale DigitalBits per pagare il merchandising del club con in più un cashback del 10%. Ma ora appunto non è stata pagata la rata di marzo per cui il contratto è formalmente sospeso. Più nel dettaglio, dopo una prima tranche da 5 milioni per la stagione 2021/2022 che è stata pagata, la rata di marzo 2023 era di 500 mila euro e il saldo di 9,5 milioni era previsto per fine stagione. Inoltre per il 2023/2024 è previsto il pagamento dei restanti 21 milioni.
Ora Digitalbits vuole prendere le distanze da Zytara Labs. Lo scorso 20 aprile la fondazione ha nominato come nuovo amministratore delegato Daniele Mensi (si veda qui il comunicato stampa), già managing director di Digitalbits dal settembre 2021, con un passato come ceo di Ubiquity International, parte del gruppo Ubiquity che nel 2018 ha poi acquisito l’indiana Solutions Infini e si è ribattezzato Kaleyra, diventando un leader nella fornitura a livello globale di servizi di messaggistica mobile per banche e aziende di tutte le dimensioni, per poi quotarsi a Wall Street nel 2021 con una business combination con la Spac GigCapital (si veda altro articolo di BeBeez).
Non solo. Secondo quanto riferisce MF, contestualmente è cambiata anche la proprietà di DigitalBits Foundation, ma quello di proprietà di una fondazione è nella realtà un concetto astratto: per definizione la fondazione non è proprietà di nessuno e molte piattaforme blockchain scelgono di strutturarsi come fondazioni no-profit, da un lato per sottolineare il fatto che la blockchain nasce con l’obiettivo di decentralizzare la finanza, e dall’altro per non pagare tasse (si veda qui in proposito un interessante articolo di CTech). Per finanziarsi utilizzano la strada del crowdfunding, attraverso il lancio di ICOs (initial coin offering), offerte al pubblico non regolate da nessuna autorità, sulla base di un White paper, una sorta di prospetto informativo che illustra il progetto (si vedano qui il White paper di Digitalbits per la sua ICO del 2019). Ora, secondo Coinmarketcap.com, un XDB vale poco più di un millesimo di euro.
La parola d’ordine quindi per DigitalBits è discontinuità. Per sgombrare il campo dai dubbi, Mensi addirittura prima dell’ufficializzazione dell’incarico di ad via Twitter l’11 aprile aveva già preso le distanze dal fondatore canadese della piattaforma Al Burgio e dalla sua Zytara Labs. “Non ci saranno nuove partnership in futuro come quelle che Zytara Labs ha fatto in passato coinvolgendo il brand DigitalBits”, ha scritto Mensi, aggiungendo che “Al Burgio è (e sarà sempre) il fondatore del progetto ma non è più coinvolto in alcuna attività strategica, operativa o gestionale guidata da DigitalBits Foundation. Sì, la partnership dell’AS Roma è con Zytara Labs ed è gestita contrattualmente da loro”.
Detto questo, nel comunicato del 20 aprile si legge testualmente che “Mensi guiderà le partnership esistenti e future per guidare DigitalBits verso nuovi livelli di adozione globale” e che “la blockchain DigitalBits detiene attualmente partnership esclusive e strategiche con marchi legacy come la principale squadra di calcio AS Roma, così come di recente con Fabio Di Giannantonio della MotoGP, che assisterà nello sviluppo dei prodotti DigitalBits per guidare in modo collaborativo l’adozione della tecnologia Web3 alla MotoGP GenZ e ai fan dei millennial”. Mensi, contattato dalla redazione di BeBeez, non ha rilasciato alcuna informazione aggiuntiva.