
Il Fondo V di F2i sgr, battezzato Fondo Infrastrutture Sostenibili (FIS), he punta a raccogliere 1,5 miliardi di euro, ha annunciato ieri il primo closing, a quota 900 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).
Il raggiungimento di questo primo obiettivo era atteso, visto che già lo scorso marzo si diceva che il nuovo fondo di F2i si fosse assicurato i primi 700-800 milioni di euro di impegni (si veda altro articolo di BeBeez). La raccolta era iniziata lo scorso autunno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
La prima fase della raccolta del FIS ha riguardato investitori istituzionali italiani: casse previdenziali, banche, fondazioni di origine bancaria, assicurazioni; la partecipazione degli investitori istituzionali stranieri è attesa in linea con la loro presenza negli altri fondi in gestione, ovvero con un peso di circa il 40-50% delle masse in gestione. Con tale raccolta, la sgr ha superato i 6 miliardi di euro di masse gestite e si pone l’obiettivo di raggiungere i 7 miliardi di euro nei prossimi mesi, rafforzandosi ulteriormente tra i primi operatori europei.
FIS avrà una durata di 15 anni e investirà in aziende operanti nel comparto infrastrutturale che possano coniugare la crescita industriale con un continuo miglioramento dei parametri ambientali, sociali e di governance (ESG). Il management delle società sarà selezionato e misurato sulla capacità di gestione integrata di tali obiettivi. Accanto ai tradizionali comparti infrastrutturali, nuove aree di attenzione della strategia di investimento del nuovo fondo riguarderanno la transizione energetica, l’economia circolare, la digitalizzazione e le infrastrutture socio-sanitarie.
Il ceo di F2i sgr, Renato Ravanelli, ha commentato: “La scala e l’efficienza con cui vengono gestite le infrastrutture determina i differenziali di competitività del sistema Paese e incide sulla qualità della vita dei cittadini. Favorire uno sviluppo infrastrutturale armonico e attento ai temi ambientali e sociali è una priorità che F2i condivide con i suoi investitori istituzionali. La prospettiva di investimento di lungo termine, che differenzia F2i dai fondi di private equity, consente di meglio guidare il cambiamento verso la sostenibilità delle società in cui investiamo”.
Il percorso verso la sostenibilità di F2i sgr è iniziato anni fa con la sottoscrizione dei Principi di Investimento Responsabile (PRI), la costituzione di un comitato ESG, la pubblicazione annuale del report di sostenibilità integrato e l’ottenimento del rating A di PRI. Oltre all’implementazione di una rigida politica di esclusione per taluni settori e aziende, il management di F2i analizza i potenziali target attraverso una dettagliata fase di due diligence a cui si accompagna, post acquisizione, un piano di azione pluriennale volto a migliorare i key performance indicator in ambito ESG stabilendo, tra gli altri, obiettivi annuali a cui viene agganciata la remunerazione dei manager delle società acquisite.
Ricordiamo che F2i è attualmente in raccolta anche per il quarto fondo, battezzato Fondo Ania F2i, dedicato alle infrastrutture italiane, quello finanziato dalle compagnie assicurative associate ad Ania (Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici) il cui obiettivo di raccolta è 500 milioni e che aveva effettuato il primo closing a quota 320 milioni di euro nel febbraio 2020(si veda altro articolo di BeBeez). Due mesi dopo, ad aprile, Ania F2i aveva poi acquisito il 92,5% di Compagnia Ferroviaria Italiana (si veda altro articolo di BeBeez).
Il Terzo fondo aveva invece chiuso la raccolta a 3,6 miliardi di euro nel novembre 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).Nel complesso, gli investitori italiani ed esteri già presenti nel primo fondo avevano infatti deciso di reinvestire nel terzo fondo risorse per circa 1,74 miliardi di euro. A tali risorse si era affiancata la nuova raccolta, proveniente da primari investitori esteri, tra cui fondi previdenziali, fondi sovrani, fondazioni di origine bancaria, compagnie di assicurazione e gestori patrimoniali. In particolare tra questi ultimi PSP Investments, uno dei maggiori fondi pensione canadesi aveva sottoscritto la nuova raccolta per ben 500 milioni. Tra i nuovi investitori c’era GIC, il fondo sovrano di Singapore.
Lo zoccolo duro di investitori dei fondi F2i è costituito dagli stessi azionisti dell’sgr, fondata nel 2007. Sponsor del primo fondo, che ha chiuso la raccolta nel febbraio 2009 a quota 1.852 milioni di euro, erano stati: Cdp, Intesa Sanpaolo, Unicredit group, Ardian, Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Inarcassa (Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti) e Cipag (Cassa previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti).
F2i aveva poi lanciato il secondo fondo nel 2014. Sponsor del secondo fondo, che ha chiuso la raccolta nel luglio 2015 a quota 1.242,5 milioni di euro, erano invece stati: Cdp, Intesa Sanpaolo, Unicredit group, CIC (China Investment Corporation), NPS (National Pension Service), Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banco di Sardegna, Ente CR Firenze, Compagnia di San Paolo, Inarcassa e Cipag.
Successivamente Unicredit ha ceduto alla piattaforma di secondary infrastructure funds of funds di Ardian le sue quote detenute nei primi due fondi infrastrutture gestiti da F2i sgr (si veda altro articolo di BeBeez), restando però nel capitale della sgr.
Ricordiamo che il capitale dell’sgr, è detenuto da 19 soci che comprendono le principali fondazioni italiane di origine bancaria, primari istituti di credito, Casse di previdenza, fondi pensione, asset manager e fondi sovrani. In particolare, Cassa Depositi e Prestiti detiene una quota del 14,01% del capitale e seguono poi Unicredit (9,99%), Intesa Sanpaolo (9,99%), Ardian (8,4%, attraverso ASF Como Holding Ltd), Cariplo (7,28%), GCM Grosvenor-NPS Infrastructure (6,72%), Beijing Hanguang Investment Corp (6,72%), Inarcassa (6,33%), Cipag (Cassa dei geometri e liberi professionisti, 5,04%), Cassa Forense (4,01%) Enpam (4,01%), CR Torino (3,36%), Compagnia di San Paolo (3,35%), Fondazione CR Cuneo (2,52%), Fondazione CR Lucca (2,24%) e altri azionisti minori per il restante 6,03%.
A oggi il portafoglio dei fondi F2i comprende 20 società che generano ogni anno circa 6 miliardi di euro di fatturato, un margine industriale di 2 miliardi e impiegano circa 20 mila dipendenti in Italia.
Tra le ultime operazioni di F2i, ricordiamo che lo scorso aprile il Fondo II ha venduto l’8,1% di 2i Rete Gas (secondo operatore a livello nazionale nel settore della distribuzione di metano) a Finavias, veicolo partecipato al 38% dal private equity francese Ardian e al 62% dal fondo pensione olandese APG (si veda altro articolo di BeBeez). A valle dell’operazione, F2i sgr manterrà l’investimento in 2i Rete Gas attraverso il Fondo III a cui dal 2017 fa capo circa il 64% del capitale.
La sgr guidata da Ravanelli attualmente è in pole position per il controllo di Ital Gas Storage (IGS), operatore indipendente nei servizi di stoccaggio di gas naturale in Italia, che ora Morgan Stanley Infrastructure Partners vuole cedere (si veda altro articolo di BeBeez). E’ ancora da capire se l’offerta di F2i sia stata predisposta dalla controllata 2i Rete Gas oppure attraverso un altro veicolo. Sul fronte estero, infine, F2i è in corsa per il 49% di Hellenic Electricity Distribution Network Operator (Hedno), l’operatore greco pubblico fornitore di elettricità e controllato da Public Power Corporation, la più grande azienda energetica del Paese (si veda altro articolo di BeBeez).