Si dovrà attendere ancora qualche settimana per capire se Enel cederà alla società greca Public Power Corporation le proprie partecipazioni in Romania. Dopo l’accordo di esclusiva siglato con PPC a metà dicembre (si veda qui comunicato stampa), la multi-utility italiana ha fatto sapere di aver esteso il periodo di trattativa fino al 28 febbraio per permettere la conclusione della diligence e capire se da PPC arriverà o meno un’offerta vincolante (si veda qui comunicato stampa)
Stando a quanto risulta a BeBeez, Enel non avrebbe ricevuto offerte da altri concorrenti, visto che in passato si era parlato anche di un interessamento di fondi di private equity infrastrutturali, come il canadese Brookfield Asset Management e il britannico Amber Infrastructure (si veda qui altro articolo di BeBeez), ma non è chiaro se sul tavolo del management sia arrivata una prima valutazione da parte del team greco.
Ma di qualche cifra, probabilmente si è già parlato, visto che i colloqui tra PPC ed Enel sono iniziati ben prima dell’accordo di dicembre, con la società greca che, stando alle indiscrezioni di allora, aveva già indicato Goldman Sachs come advisor per l’acquisizione degli asset di Enel in Romania, dopo che la banca d’affari aveva partecipato nell’aumento di capitale di PPC. Ricordiamo che nel paese la società italiana è presente nella fornitura con Enel Energie e Enel Energie Muntenia, nella distribuzione tramite E-Distributie Banat, E-Distribuție Dobrogea e E-Distributie Muntenia, e con Enel Green Power Romania per quanto riguarda la produzione. Inoltre, secondo le voci di stampa che circolavano prima dell’esclusiva, la società greca avrebbe attribuito agli asset rumeni di Enel un valore totale di 1,9 miliardi di euro, con la cessione che, nei piani del gruppo greco, dovrebbe chiudersi che massimo entro aprile.
A dar credito a questa valutazione si aggiunge quanto dichiarato dalla stessa Enel in merito al maxi piano di cessioni di attività inserito nel più ampio piano strategico al 2025, e che prevede dismissioni per 21 miliardi in termini di contributo positivo alla riduzione dell’indebitamento del gruppo (si veda qui il comunicato stampa di allora). Cessioni che interesseranno le aree considerate “non più allineate” con la strategia del gruppo, quindi Perù, Argentina e appunto la Romania, mentre ci si concentrerà maggiormente su Italia e Spagna e America Latina, con un’ulteriore razionalizzazione prevista in Brasile. Le risorse che arriveranno dalle dismissioni serviranno poi coprire i 22 miliardi di investimenti complessivi previsti nella nuova strategia di gruppo, di cui circa il 90% in Italia, Spagna e Stati Uniti, con circa 15 miliardi destinati al settore delle rete elettrica, di cui oltre l’80% in Europa.
Ricordiamo che, al di fuori delle cessioni previste dal piano, a ottobre Enel era uscita completamente dal territorio russo grazie alla vendita dell’intera partecipazione detenuta in PJSC Enel Russia, pari al 56,4% del capitale sociale, a PJSC Lukoil e al Closed Combined Mutual Investment Fund Gazprombank-Frezia per un corrispettivo totale di circa 137 milioni. Nello stesso mese, inoltre, Enel aveva ceduto a fondi gestiti da CVC Capital Partners il 50% di Gridspertise, la società del gruppo specializzata nella nella trasformazione tecnologica delle infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica, per un corrispettivo di circa 300 milioni di euro, e un enterprise value di 625 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Dal punto di vista finanziario, secondo la società le misure inserite nel piano avranno un impatto positivo sul debito netto, di cui si stima una riduzione dai 58-62 miliardi del 2022 a un valore compreso fra 51 e 52 miliardi entro la fine del 2023, con rapporto fra debito netto ed ebitda in diminuzione da 3,0-3,3 a 2,4-2,5 nel 2023, per poi rimanere stabile nel restante periodo di Piano. In termini reddituali, nell’arco del piano l’ebotda ordinario crescerà dai 19,0-19,6 miliardi stimati nel 2022 fino a un valore compreso tra 22,2 miliardi e 22,8 miliardi, l’utile netto è previsto in aumento dai 5,0-5,3 miliardi stimati nel 2022 a 7,0-7,2 miliardi, mentre il dividendo per azione vedrà un incremento secondo le previsioni da 0,40 a 0,43 euro nel 2023, confermandosi poi almeno sullo stesso valore nel biennio successivo.
Guardando i conti dei nove mesi: i ricavi si sono attestati a 108,2 miliardi rispetto ai 58,8 miliardi dei nove mesi 2021, l’ebitda ordinario è stato pari a 12,4 miliardi dagli 11,4 miliardi del 2021, l’utile netto ha chiuso in riduzione del 30% a 1,8 miliardi dai precedenti 2,5, mentre l’indebitamento finanziario netto è aumentato del 34% a 69,7 contro i 52 miliardi circa del settembre 2022 a causa, si legge nella nota che ha accompagnato i conti, “dell’aumento è principalmente riconducibile agli investimenti del periodo, al saldo netto delle operazioni di acquisto e vendita di attività, inclusa l’acquisizione di ERG Hydro S.r.l., nonché all’effetto cambi negativo; tale aumento è stato solo parzialmente compensato dai positivi flussi di cassa generati dalla gestione operativa, che hanno tuttavia risentito dell’impatto sul capitale circolante netto di alcuni provvedimenti governativi” (si veda qui comunicato stampa).