Ferretti l’iconico produttore italiano di yacht controllato dalla conglomerata cinese Weichai, ha iniziato il pre-marketing per la quotazione alla Borsa di Hong Kong. Lo riferisce IFR, precisando che l’ipo sarà tutta in aumento di capitale per un valore di circa 300 milioni di dollari, per un flottante di circa il 25%, sulla base di una valutazione del 100% del gruppo di un miliardo di dollari.
Che Ferretti, dopo il tentativo fallito di quotazione alla Borsa di Milano del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), ci stesse riprovando era noto dallo scorso ottobre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Poi alla vigilia di Natale il gruppo ha comunicato ufficialmente di aver depositato domanda di quotazione alla Borsa di Hong Kong (si veda qui il comunicato stampa).
La fase di pre-marketing proseguirà fino a venerdì, mentre il bookbuilding dovrebbe durare poi meno di due settimane con il prezzo che potrebbe essere fissato a fine mese. Cicc è lo sponsor dell’operazione a Hong Kong, oltre a essere uno dei global coordinator insieme a BNP Paribas e Intesa Sanpaolo.
Ricordiamo che la quotazione a Milano di Ferretti nell’ottobre 2019 era naufragata all’ultimo minuto perché advisor e investitori chiedevano che il collocamento avvenisse a un prezzo molto più basso rispetto alla forchetta proposta inizialmente (si veda altro articolo di BeBeez), compresa fra 2,50 e 3,70 euro, pari a un equity value pre-aumento di capitale compreso tra 627 e 928 milioni di euro, corrispondente a una capitalizzazione post aumento di capitale compresa tra 727 milioni e 1,076 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez). Per venire incontro alle richieste del mercato il prezzo di collocamento era stato portato a 2-2,50 euro per azione, appunto un livello considerato poi dal ceo Alberto Galassi troppo basso. Tanto per fare un confronto, nella primavera 2019 per Ferretti circolavano valutazioni pre-money attorno a 750 milioni di euro sulla base di un multiplo di 14 volte l’ebitda 2018 che era stato di poco meno di 53 milioni a fronte di 609 milioni di ricavi (si veda altro articolo di BeBeez).
Nei primi nove mesi del 2021, gli utili netti del gruppo sono risultati pari a 32 milioni di euro, quasi sei volte quelli dell’anno precedente di 5,7 milioni di euro e con ordini per oltre 900 milioni di euro, dei quali più di 220 milioni di euro registrati nel solo mese di settembre (si veda qui il comunicato stampa). Mentre la semestrale indicava ricavi per 457 milioni di euro, in crescita del 78% rispetto al primo semestre del 2020 quando avevano raggiunto i 258 milioni, e pari al 75% delle vendite di tutto il 2020, chiuso a 611 milioni di euro. Nello stesso periodo l’ebitda si è attestato a 53 milioni di euro, arrivando quasi a quadruplicare il valore ottenuto nello stesso periodo del 2020 (13,5 milioni di euro) e quasi eguagliano il valore del 2020 (poco meno di 60 milioni). Infine, l’utile nei sei mesi era salito a quota 23 milioni di euro (2,6 milioni nel primo semestre 2020), arrivando a superare il risultato di tutto il 2020, pari a 22 milioni.
Numeri che quindi giustificano una valutazione ben maggiore di quella riconosciuta dal mercato nel 2019, quando i risultati del gruppo erano solo in modesta crescita rispetto al 2018. Il gruppo Ferretti aveva infatti chiuso il 2019 con 649,3 milioni di euro di ricavi consolidati (+6,5% dal 2018), un ebitda rettificato di 62,2 milioni (+16,3%), un ebitda margin del 9,6% (dall’8,8%) seppure con un debito finanziario netto di 80 milioni, in netto calo dai 265 milioni di fine dicembre 2018 (si veda qui il bilancio di sostenibilità), ma questo grazie alla conversione in capitale del prestito soci da 212 milioni condotta come nell’agosto del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che ai tempi d’oro, nel 2006, Permira aveva ceduto il 52% di Ferretti a Candover (mantenendo una partecipazione dell’8%, mentre il fondatore Norberto Ferretti e i manager erano saliti al 40%), sulla base di una valorizzazione di ben 1,7 miliardi di euro, a fronte di ricavi per 770,4 milioni a fine dell’anno fiscale 2006 (agosto) e un ebitda di 118,4 milioni. (si veda altro articolo di BeBeez).
Ferretti attualmente è controllata all’86% da Weichai dal 2012, tramite Ferretti International Holding spa, con Piero Ferrari (figlio di Enzo, fondatore della casa automobilistica del cavallino rampante) che possiede l’11,1% e il partner tecnico AdTech che ha il 2,79%; Finvestments detiene la quota restante di Ferretti. Weichai aveva investito nel gruppo di yacht a inizio 2012, nell’ambito di un complesso processo di ristrutturazione del debito. Allora il gruppo cinese aveva investito 178 milioni di euro in equity e aveva contestualmente acquistato debito di Ferretti dal fondo Oaktree, da Rbs e da Strategic Value Partners, che era stato poi convertito in equity, con Weichai che era arrivata al 75% del capitale. Contestualmente le banche Rbs e SVP avevano convertito in equity il resto del debito, arrivando al 25%. Successivamente Weichai aveva arrotondato al rialzo la sua quota e nel 2016 Piero Ferrari ha comprato il 13,6%. Tutto questo accadeva dopo la grande crisi vissuta da Ferretti a cavallo del 2008.