Si rafforzano ulteriormente le finanze di Autostrade per l’Italia, la ex-società del gruppo Atlantia che tra fine settembre e inizio novembre ha sottoscritto sette nuove linee di credito bilaterali di natura revolving e Sustainability-linked per complessivi 850 milioni di euro con scadenza media 4,5 anni, con il margine che potrà subire “aggiustamenti rispetto al raggiungimento di specifici obiettivi ESG” (si veda qui comunicato stampa).
Le linee, sottoscritte dalla stessa Aspi e da diverse banche internazionali (Intesa Sanpaolo, Banca Nazionale del Lavoro, Mediobanca-Banca di Credito Finanziario, MUFG Bank, UniCredit, Banco Santander, Société Générale), si inseriscono in un contesto di liquidità non molto positivo per il gestore delle autostrade, e che vede al 30 settembre scorso linee di credito non utilizzate per 2.050 milioni con una vita media residua ponderata di circa tre anni e due mesi. Infatti i nuovi finanziamenti vanno a sostenere gli interventi nell’ammodernamento e messa in sicurezza della rete, che nel solo 2022 hanno richiesto investimenti e spese per manutenzioni per oltre 1,5 miliardi di euro. Inoltre, le nuove linee vanno a rifinanziare la Revolving Credit Facility di 600 milioni di euro in scadenza nel dicembre 2022 (si veda qui la relazione finanziaria al 30 settembre di Aspi).
Nel totale vanno inseriti anche i 100 milioni ESG-linked garantiti da Mediobanca con scadenza a settembre 2027 stipulati a fine settembre, e quindi conteggiati nell’informativa di cui sopra riguardante le linee revolving ricevute da settembre a novembre.
Più in generale, guardando il bilancio a nove mesi, Aspi ha in bilancio 8,5 miliardi di prestiti obbligazionari non ancora in scadenza rispetto a 8,1 miliardi di fine 2021, con passività finanziarie totali di 10,8 miliardi contro 11 miliardi circa dello scorso dicembre. Inoltre, il capitale circolante netto di è negativo per 1,17 miliardi da -1,19 del settembre 2021, con indebitamento finanziario netto in calo a 8,1 miliardi rispetto ai precedenti 8,25 miliardi. Vale la pena segnalare che il rialzo dei tassi di interesse ha consentito la rivalutazione di alcune posizioni in derivati a fini di hedging sui tassi per 616 milioni di euro in riduzione del debito netto.
Sul versante reddituale, la società ha registrato ricavi per 3,15 miliardi rispetto ai 2,9 del settembre 2021, con Ebitda di 1,9 miliardi da 1,6 miliardi. In crescita anche l’utile netto, da 587 milioni dei primi nove mesi 2021 a 927 milioni, con cash flow operativo di 939 milioni che si confronta con i 822 milioni dell’anno scorso.
Ricordiamo che il passaggio di Aspi al controllo statale, dovuto alle conseguenze della tragedia del Ponte Morandi del 2018, è stato finalizzato lo scorso maggio tramite l’acquisizione dell’88,06% della società da parte di Holding Reti Autostradali spa (HRA), il veicolo di investimento controllato da CDP Equity (51%) e dai fondi Blackstone Infrastructure Partners (24,5%) e Macquarie Asset Management (24,5%) (si veda altro articolo di BeBeez).
Un’operazione che ha fruttato ad Atlantia 8 miliardi di euro e che ha di fatto liberato la strada all’offerta di pubblico acquisto promossa dalla famiglia Benetton tramite la holding Edizioni Srl insieme a Blackstone Infrastructure Partners al prezzo di 23,74 euro per azione, comprensivo del dividendo di 0,74 euro. Un’opa, annunciata ancora lo scorso aprile, che è arrivata dopo che gli azionisti di maggioranza si sono liberati da una possibile controfferta della concorrenza, rappresentata dalla maxi cordata con il fondo americano Global Infrastructure Partners, il gruppo canadese Brookfield Asset Management e il colosso delle costruzioni spagnolo ACS guidato da Florentino Perez (noto anche per essere il presidente della squadra di calcio Real Madrid) e socio di Atlantia nel gruppo spagnolo di autostrade Abertis (si veda altro articolo di BeBeez).
L’Opa, finalizzata al delisting e con l’81% di adesioni nell’ultimo giorno valido per le sottoscrizioni (11 novembre), include nel prezzo di offerta un equity value totale di 19 miliardi che a sua volta si basa su una valutazione complessiva della società di 48,7 miliardi pari a 12,1 volte il rapporto EV/Ebitda che a fine 2021 si attestava a 4,029 miliardi di euro. Un ratio piuttosto alto se messo a confronto con le società quotate comparabili: Vinci, il primo gruppo francese delle infrastrutture, presenta un EV/Ebitda 2021 di 9,4 volte dalle 12,5 del 2020 con price to earnings (P/E) a 19,3 rispetto a 40,4 dell’anno precedente, mentre Eiffage, il terzo colosso dell’ingegneria civile francese, presenta un EV/Ebitda di 6,5 e 8,4 rispettivamente per l’ebitda 2021 e 2020, con P/E sceso da 23,1x a 11,1x (si veda altro articolo di BeBeez).