di Sergio Governale
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha autorizzato l’acquisizione del 100% del Terminal San Giorgio di Genova, società concessionaria dell’omonimo terminal dello scalo ligure, da parte di Ignazio Messina & C., controllata dal Gruppo Messina e partecipata al 49% da Marinvest (gruppo MSC-Mediterranean Shipping Company), dal Gruppo Autosped G che fa capo alla famiglia Gavio (si veda qui il Bollettino settimanale del 27 maggio dell’Antitrust da pagina 17 a 70). A patto però che vengano rispettate tre condizioni.
La prima è quella di modificare entro quindici giorni il patto parasociale tra il Gruppo Messina e Marinvest, holding italiana che fa capo attraverso SAS-Shipping Agencies Services sa al colosso svizzero dell’armatore sorrentino di nascita e ginevrino di adozione Gianluigi Aponte, leader mondiale nel trasporto marittimo via container, che controlla GNV-Grandi Navi Veloci e Stazioni Marittime, società che gestisce il terminal traghetti e crociere nel porto antico di Genova. L’obiettivo è quello di “garantire separazione informativa in merito alla gestione delle attività terminalistiche di Ignazio Messina & C.”, principale concorrente di Marinvest nel trasporto marittimo di container, “e sterilizzare ulteriormente la contiguità di Marinvest rispetto a tali attività, chiarendo adeguatamente che né i management accounts mensili né le statistiche commerciali né le informazioni commerciali devono comprendere informazioni concorrenzialmente sensibili”.
La seconda condizione si riferisce obblighi di non discriminazione della clientela. “Nella gestione e nella messa a disposizione delle infrastrutture, degli spazi e degli accosti attualmente gestiti sui compendi di Ponte Libia (parte della concessione all’associazione temporanea d’impresa Messina-San Giorgio) e di Ponte Somalia”, di cui Terminal San Giorgio ha la concessione da sola, “Ignazio Messina & C. garantirà parità di trattamento ai propri clienti (fatta salva la disponibilità di spazi e accosti) e fornirà i propri servizi sui due compendi ora gestiti da Terminal San Giorgio a chiunque ne faccia richiesta, a condizioni non discriminatorie”.
Il terzo paletto riguarda, invece, le garanzie di accesso ai servizi di terminal per merci rotabili forniti a due società del Gruppo Grimaldi: Grimaldi Deep Sea e Grimaldi Euromed. Terminal San Giorgio per i prossimi due anni dovrà assicurare “lo stesso numero di approdi nave/anno e frequenza pari alla media dei tre anni precedenti, garantire un numero di metri lineari/anno per tipologia di rotabili (semi trailer, auto, veicoli industriali) e di contenitori/anno, pari alla media dei tre anni precedenti, a parità di media dei giorni di sosta a unità” e “non aumentare le tariffe, se non a fronte di incrementi effettivi delle voci di costo relative al personale (come individuato dal contratto nazionale di lavoro), alla tariffa del fornitore di manodopera ex articolo 17 della legge n. 84/1994, ai canoni di concessione portuale e ai costi energetici”.
Terminal San Giorgio è il principale terminal rotabili conto terzi del porto di Genova, che opera anche come terminal container e merci varie, seppur in misura minore, ed è contiguo all’attività terminalistica gestita da Ignazio Messina & C. nello stesso scalo. La scorsa estate acquirente e venditore hanno siglato un accordo, firmato dalle famiglie Gavio e Messina, relativo alla cessione dell’intero pacchetto azionario della società concessionaria, spiegando che il Gruppo Autosped G aveva deciso di vendere Terminal San Giorgio “non ritenendo più strategica l’attività terminalistica portuale” e precisando di voler “continuare a investire nel trasporto container, su gomma e ferroviario, per collegare il porto di Genova ai terminal retroportuali anche attraverso una maggiore collaborazione con il Gruppo Messina” (si veda qui il comunicato di allora).
L’operazione è stata oggetto di un lungo esame da parte dell’Antitrust, poiché “appare suscettibile di ostacolare in modo significativo la concorrenza effettiva, in particolare a causa della capacità e dell’incentivo di Marinvest e di Gruppo Messina di mettere in atto strategie di input foreclosure nel mercato dei servizi di terminal rotabili e dell’indebolimento della concorrenza a valle nel mercato del trasporto merci rotabili creato dall’accesso di Marinvest a informazioni sensibili dal punto di vista competitivo”. Alla fine, comunque, “i rimedi proposti da Ignazio Messina & C. risultano, nel loro complesso, idonei e proporzionati a scongiurare gli effetti pregiudizievoli della concorrenza che l’operazione in esame è suscettibile di produrre. Tutto ciò considerato, si ritiene che l’operazione di concentrazione sia suscettibile di essere autorizzata condizionatamente”, si legge nel provvedimento.
Per Terminal San Giorgio, “dopo un 2022 sugli scudi, il 2023 è stato il miglior anno di sempre in termini di volumi. Ha operato complessivamente oltre 800 navi. La parte del leone l’ha fatta il traffico rotabili/autostrade del mare, che si è attestato a circa 2.350.000 metri lineari (più 4,4% rispetto all’anno precedente). Inoltre, il traffico containers è cresciuto a circa 104mila Teus (più 2,5%). Stabili le merci varie che, in ogni caso, anche in conseguenza ad alcune importanti commesse acquisite nell’anno appena concluso nel settore break bulk, hanno tra l’altro consentito a Terminal San Giorgio di essere selezionato – unico terminal italiano – nella rosa dei finalisti del premio internazionale Heavy Lift Awards 2023 in qualità di Terminal Operator of the year” (si veda qui il comunicato stampa).
Terminal San Giorgio ha archiviato l’esercizio dello scorso anno con ricavi netti pari a quasi 24,7 milioni di euro, con un ebitda di oltre 4 milioni e un indebitamento finanziario netto di appena 74.500 euro (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Quanto a Ignazio Messina & C, ha realizzato ricavi consolidati per oltre 512 milioni di euro, in larga misura provenienti dal trasporto marittimo, mentre il gruppo MSC ha realizzato in Italia un fatturato largamente superiore a 532 milioni.
Ricordiamo che Marinvest, che controlla interamente MSC Crociere e SNAV e possiede il 49% in Tirrenia-Moby, ha perfezionato quasi cinque anni fa il risanamento del Gruppo Messina, compagnia di navigazione italiana fondata da Ignazio Messina nel 1929, assieme ad AMCO e Banca Carige (si veda altro articolo di BeBeez), dopo aver trovato l’intesa sulla ristrutturazione del debito alla fine del 2018 con gli istituti finanziari: oltre a Banca Carige e AMCO, Ubi Banca, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banca Passadore, Banco BPM, Banca Monte dei Paschi di Siena, BNL, Kerma spv e Nuova Frontiera spv (si veda altro articolo di BeBeez).