La Corte d’Appello di Milano ha respinto il ricorso proposto da RCS contro l’esito del lodo arbitrale a favore di Blackstone sul contenzioso relativo all’operazione che nel 2013 aveva portato alla vendita e contestuale locazione del complesso immobiliare di RCS di Via Solferino/Via San Marco/Via Balzan, sede del Corriere della Sera, per 120 milioni di euro con contratto di riaffitto da 10,4 milioni di euro all’anno. La sentenza della Corte d’Appello ha anche respinto il ricorso incidentale proposto da Kryalos sgr (partecipata al 35% da Blackstone) e la domanda di “presunto contenzioso sconsiderato”. La sentenza, infine, ha condannato RCS al rimborso delle spese della lite impugnata a Kryalos, che sono state fissate in circa 250 mila euro (si veda qui il comunicato stampa).
Secondo la Corte, infatti, non ci fu “usura”, come invece sostenuto dai legali di RCS, poiché nel 2013 la trattativa “si è svolta (come si è indubitabilmente svolta) in modo trasparente e competitivo, compulsando il mercato dei potenziali acquirenti, ed il mercato non ha fornito offerte più convenienti”.
Ricordiamo che l’acquisizione del complesso immobiliare da parte di Blackstone era stata condotta per il tramite di una serie di fondi, compreso il fondo Delphine gestito da Kryalos sgr. Blackstone era poi entrato in trattative nell’estate 2018 per cedere il complesso immobiliare al gruppo Allianz per un prezzo si dice più che doppio di quello pagato a RCS (circa 250 milioni), ma a novembre 2018 la trattativa si è fermata proprio perché Urbano Cairo, nel frattempo subentrato al controllo di RCS (si veda altro articolo di BeBeez), aveva chiesto al Tribunale di Milano un arbitrato per accertare la nullità del contratto del 2013.
RCS, infatti, aveva bollato come gravemente iniqua la negoziazione avvenuta con Kryalos, perché, si legge nella ricostruzione del lodo, “sbilanciata in danno della parte venditrice, il cui consenso sarebbe stato condizionato dalle gravissime difficoltà economiche e finanziarie nelle quali in quel momento essa versava”.
Il lodo arbitrale era poi arrivato nel maggio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Nel testo del lodo si leggeva che “il Tribunale arbitrale rigetta le domande proposte da RCS Mediagroup spa nei confronti di Kryalos sgr spa e compensa tra dette parti le spese del procedimento”. Più nel dettaglio, il lodo ha precisato: “Si può quindi concludere che, sia pure in un contesto non privo di alcune ambiguità ed incertezza, non sono emerse evidenze sufficientemente univoche da far ritenere provato che, quando fu stipulato il contratto del quale si discute, RCS si trovasse in una situazione di difficoltà economica o finanziaria tale da incidere significativamente sulla sua capacità di autodeterminarsi e pertanto da integrare il requisito a tal proposito necessario per configurare il reato di usura“.
A questo punto la palla passa nuovamente alla Supreme Court of the State of New York, che nell’udienza del 25 luglio dovrà decidere se ha la giurisdizione per far ripartire negli Usa la maxi-causa di risarcimento del fondo americano da mezzo miliardo di euro contro la società editoriale e lo stesso Urbano Cairo. Ricordiamo infatti che Blackstone nel novembre 2018 aveva citato RCS al Tribunale di New York (si veda qui il filing al Tribunale) dicendo che, qualora Allianz avesse rinunciato all’acquisto, Blackstone era pronta a chiedere danni compensatori e punitivi anche per il danno di immagine subito. Blackstone ha quindi depositato una memoria di oltre 30 pagine nelle quale si chiede un risarcimento danni fino a 100 milioni di dollari. Soglia che sarebbe potuta lievitare ulteriormente (si veda altro articolo di BeBeez), come infatti poi è stato: nel giugno 2021, infatti, all’indomani del lodo arbitrale, Blackstone aveva depositato una richiesta di risarcimento complessiva contro RCS e il suo socio di riferimento Urbano Cairo da 600 milioni di dollari (oltre 560 milioni di euro), di cui 300 milioni di dollari per la mancata rivendita dell’immobile ad Allianz e altri 300 milioni di relativi danni. Il 24 aprile 2019, però, la Corte di New York ha sospeso il procedimento ivi instaurato dai fondi Blackstone, in attesa dell’esito dell’arbitrato in Italia (si veda qui Reuters). Ora dunque la macchina della giustizia americana può tornare a muoversi.