La temuta inversione della tendenza alla riduzione dello stock di crediti deteriorati sui libri delle banche europee dovuta all’emergenza Covid-19 è già visibile nei numeri a fine giugno. Lo ha calcolato l’EBA nel suo ultimo Risk Dashboard relativo al secondo semestre 2020. Lo stock è infatti salito a quota 526,3 miliardi di euro, in rialzo dal minimo segnato a 522,8 miliardi a fine marzo.
L’Italia, che pesa quasi per un quinto su quella cifra, con i suoi 108,4 miliardi, in realtà è in controtendenza, in discesa dai 111,6 miliardi di fine marzo. Una situazione, questa, già anticipata da BeBeez nell’Insight View dello scorso 29 settembre (disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium, vedi qui come abbonarti), che evidenziava che sui bilanci dei primi sette gruppi bancari italiani a fine giugno 2020 c’erano 87,5 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi, in calo dai 90,3 miliardi di fine marzo. Un risultato, quindi, quello italiano, che a dispetto delle attese non mostra ancora il temuto aumento dello stock di crediti deteriorati dovuto alle conseguenze del lockdown. Ma purtroppo la sensazione è che il dato dei prossimi mesi non sarà più questo.
D’altra parte, Andrea Enria, a capo della vigilanza della Bce, in un’intervista domenica al quotidiano tedesco Handelsblatt, ha già messo le mani avanti, avvertendo: “In uno scenario grave con una seconda ondata di misure di contagio e contenimento, abbiamo calcolato che potrebbero esserci fino a 1,4 trilioni di euro di crediti inesigibili, più che dopo l’ultima crisi finanziaria. Ed è ancora troppo presto per escludere questo grave scenario. Ciò avrebbe conseguenze sulle posizioni patrimoniali delle banche” (si veda qui altro articolo di BeBeez). Una cifra potenziale che è quindi ben al di sopra del picco di 1,2 trilioni raggiunto nel 2014 a livello europeo.
Nel frattempo le cessioni di crediti deteriorati sul mercato europeo sono rallentate ulteriormente. Debtwire nel suo ultimo Report European NPLs ha calcolato che da inizio anno a fine settembre sono state concluse transazioni soltanto per 39,2 miliardi di euro (nel primo semestre si era arrivati a 30,4 miliardi, si veda altro articolo di BeBeez), una cifra che si colloca ai minimi degli ultimi 5 anni.
Peraltro anche qui l’Italia è in controtendenza con operazioni concluse per ben 25,1 miliardi di euro, seguita dalla Grecia con 9 miliardi di deal. Le operazioni condotte tra Italia e Grecia insieme hanno rappresentato l’87.2% del controvalore lordo transato su crediti deteriorati in Europa da inizio anno. Sul mercato, però, ci sono ancora 70,9 miliardi di euro di deal. E l’Italia pesa anche in questo caso ancora per una grande quota.
BeBeez aveva calcolato che in Italia da inizio anno a fine luglio erano state annunciate 42 transazioni su crediti deteriorati per 20,4 miliardi di euro lordi, dopo un 2019 in cui erano stati annunciati 82 deal per 52 miliardi di euro (si veda qui il Report Npl dei primi 7 mesi 202o, disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium, vedi qui come abbonarti). Tra agosto e settembre sono poi state chiuse soltanto altre due transazioni. Quella di CreVal da 372 milioni di euro a MBCredit Solutions e AMCO (si veda altro articolo di BeBeez) e quella di Illimity da 266 milioni a Banca Ifis (si veda altro articolo di BeBeez).
Sono però in dirittura di arrivo il mega-deal che vedrà il passaggio di 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi da Mps ad AMCO (si veda altro articolo di BeBeez), oltre a una serie di altre operazioni di un certo rilievo, come l’attesa nuova cartolarizzazione con GACS da 2 miliardi del gruppo Iccrea (si veda altro articolo di BeBeez), l’attesa cessione di un portafoglio di Npl corporate pmi da parte di UBI Banca sino a un miliardo di euro (si veda altro articolo di BeBeez), l’attesa cartolarizzazione con Gacs da 2 miliardi di euro di Npl leasing di Unicredit (si veda qui altro articolo di BeBeez) e la cessione in arrivo di un miliardo di euro di Utp da parte di Banco Bpm (si veda altro articolo di BeBeez).