Intesa Sanpaolo sta rinegoziando con Intrum l’alleanza strategica per gestire gli
Npl avviata nel 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). Lo riferisce Il Messaggero.
Secondo il giornale, la rinegoziazione può avere varie motivazioni. Da un lato, la banca torinese potrebbe non essere soddisfatta dell’andamento del business. Dall’altro, potrebbe essere colpa dei conti in rosso di Intrum Italy, gravata da un debito netto di 4,8 miliardi di euro, a fronte di un ebitda di 308 milioni. Oppure la rinegoziazione potrebbe essere figlia della messa in vendita della quota del fondo americano Davidson Kemper di Prelios (si veda altro articolo di BeBeez): una mossa che non piacerebbe a Intesa Sanpaolo, che nell’estate 2019 ha siglato con Prelios un altro accordo per la gestione e cessione di un portafoglio di Utp da 9,4 miliardi di euro lordi (si veda altro articolo di BeBeez). Il dossier Intrum dovrebbe essere esaminato da Intesa Sanpaolo nel Consiglio di amministrazione del prossimo 18 dicembre.
In fase di rinegoziazione, sono ora coinvolti i consulenti che definirono l’accordo di 2 anni fa: Mediobanca, Goldman Sachs e lo studio legale Chiomenti. Tra le varie opzioni, c’è anche la possibilità che Intesa Sanpaolo eserciti la prelazione acquistando il 51% di Intrum Italy, salendo al 100%, dal momento che ne detiene già il 49%.
Ricordiamo che la costituzione di Intrum Italy è stata contestuale all’accordo in base al quale Intesa Sanpaolo ha ceduto un portafoglio di Npl da 10,8 miliardi di euro lordi, al prezzo di 3,1 miliardi di euro netti, a un veicolo di cartolarizzazione che ha emesso titoli abs la cui componente equity è stata sottoscritta al 51% da Intrum e da Carval Investors (rispettivamente per il 41% e 10%) e per il resto da Intesa Sanpaolo. La piattaforma di gestione dei crediti deteriorati era invece passata di mano al prezzo di 500 milioni di euro. L’accordo tra le Intrum e Intesa Sanpaolo è inoltre regolato da un contratto di durata decennale per il servicing di crediti deteriorati della banca torinese.