Montepaschi ha ricevuto ieri la “final decision” del provvedimento autorizzativo, da parte della Banca Centrale Europea (si veda qui il comunicato stampa) in merito all’operazione di cessione ad AMCO degli 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi del progetto Hydra, più vari asset patrimoniali, così come stabilito dal consiglio di amministrazione della banca a fine giugno (si veda altro articolo di BeBeez).
La “final decision” conferma la “draft decision” ricevuta dalla banca lo scorso 27 agosto (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione era già stata giudicata lo scorso maggio “in linea con le condizioni di mercato” da parte della Direzione generale della concorrenza della Commissione europea (si veda altro articolo di BeBeez) e si attendeva quindi anche l’autorizzazione definitiva della Bce.
La tabella di marcia prevede ora che tra settembre e ottobre, entro 30 giorni dall’autorizzazione Bce, si tengano le assemblee di Mps e Amco per il varo dell’intera operazione e che poi il tutto si concluda entro fine anno. Come noto, la cessione dei crediti deteriorati è cruciale perché il Ministero del Tesoro possa poi trovare un compratore per la banca, che il Tesoro controlla al 68,274% dal 2017, a valle dell’operazione di salvataggio dell’istituto (si veda altro articolo di BeBeez).
In occasione della semestrale, Mps aveva comunicato che l’operazione avrà un impatto negativo sui ratio patrimoniali del gruppo. In particolare, si calcola un impatto nell’ordine dei 130-140 punti base sul Common Equity Tier 1 Ratio (transitional) che a fine giugno si è attestato a 13,4% (rispetto al 14,7% di fine 2019) e che quindi sarà necessario un qualche intervento sul capitale. E infatti ricordiamo che l’autorizzazione della Bce è soggetta a 4 condizioni:
- l’emissione, a condizioni di mercato, di strumenti subordinati per almeno 250 milioni di euro, ammissibili per l’inclusione nel patrimonio di base di classe 2 (Tier 2) per l’intero importo nominale;
- vigenza di un decreto legge/decreto legislativo alla data della cessione che accantoni i fondi pubblici necessari alla sottoscrizione di strumenti di capitale emessi a condizioni di mercato da qualsiasi società pubblica italiana (fermo restando che gli strumenti di capitale includono gli strumenti subordinati ammissibili come Tier 1 aggiuntivo e il Tier 2 e che la banca sia ammissibile alla ricapitalizzazione); la legge inoltre deve consentire al MISE di sottoscrivere, nei limiti dei fondi pubblici accantonati, fino al 70% dell’importo degli strumenti di capitale emessi per ripristinare il rispetto da parte della banca dei requisiti patrimoniali complessivi ad esso applicabili, fermo restando che almeno il 30% del relativo importo deve essere sottoscritto da investitori privati;
- Mps fornisca alla Bce prima della scissione almeno 3 comfort letter di diverse banche di investimento che confermano che Mps sia in grado di far sottoscrivere almeno il 30% dell’imposto degli strumenti aggiuntici a investitori privati;
- l’approvazione delle modifiche statutarie necessarie alla scissione da parte dell’assemblea straordinaria di Mps.
Proprio in questi giorni il Ministero dell’Economia e delle Finanze sta mettendo a punto il decreto per l’uscita da Mps e che si dice potrebbe arrivare all’ordine del giorno della prima seduta utile del Consiglio dei Ministri. Il MEF sarebbe anche pronto a sottoscrivere gran parte del miliardo di euro in strumenti di capitale che la banca si appresta a emettere su indicazione della Bce.
Ricordiamo che l’operazione con AMCO prevede la scissione parziale non proporzionale con opzione asimmetrica da parte di Mps in favore di AMCO di un compendio composto da crediti deteriorati, attività fiscali (DTA), altre attività, debito finanziario, altre passività e patrimonio netto.
Più precisamente verranno trasferiti:
– sofferenze per un valore netto contabile di 2,313 miliardi di euro (valore lordo 4,798 miliardi di euro)
– UTP per un valore netto contabile di 1,843 milioni miliardi (valore lordo 3,345 miliardi)
– titoli obbligazionari e azionari per un valore contabile di 5 milioni;
– contratti derivati per un valore contabile di un milione;
– DTA, sulla base dell’ammontare del patrimonio netto scisso rispetto al patrimonio netto totale di Mps, per un valore netto contabile di 104 milioni.
– un bridge loan erogato a Mps da JPMorgan e UBS da 3,179 miliardi (il bridge loan verrà parzialmente rimborsato attraverso la generazione di cassa dei portafogli e in parte rifinanziato attraverso l’accesso al mercato);
– contratti derivati (passività) per un valore contabile di 100 mila euro;
– patrimonio netto per 1,087 miliardi.