Come già anticipato il mese scorso da PwC, a fine 2017 sui libri delle 10 principali banche italiane c’erano 94 miliardi di euro di Utp e 165 miliardi di sofferenze, oltre a 5 miliardi di scaduti per un totale di 264 miliardi di euro di crediti deteriorati, in calo dai 324 miliardi del 2016 (di cui 200 miliardi di Npl, 117 miliardi di Utp e 7 miliardi di scaduti) (si veda altro articolo di BeBeez). E il trend di discesa continuerà, hanno detto ancora ieri gli esperti di PwC, in occasione della presentazione dell’ultimo report sul mercato dei crediti deteriorati in Italia (scarica qui il report di PwC).
In particolare, le banche saranno spinte ad affrontare il tema dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze, anche dall’entrata in vigore delle nuove regole contabili previste dall’IFRS 9, che sostituisce lo IAS 39 per la rilevazione degli strumenti finanziari entrate in vigore il 1° gennaio 2018, richiederanno alle banche italiane di contabilizzare le perdite attese sui prestiti come perdite di realizzo. Tale norma, attraverso l’adozione dei principi di “expected loss” (appunto la rilevazione delle perdite attese e non delle perdite già occorse come previsto dalle regole precedenti) e di “forward looking” (dovendo la banca dotarsi di strumenti valutativi volti a misurare la probabilità di default dei crediti erogati lungo tutta la loro vita contrattuale) produrrà effetti significativi sui bilanci delle banche di quest’anno (prima applicazione) e negli anni a venire.
Le decisioni strategiche delle banche risentiranno ancora di più delle richieste dalle Autorità regolamentari nazionali ed internazionali: linee guida Bce la cui adozione si estenderà in Italia anche alle banche “less significant” (con minor incidenza di NPE) e il calendar provisioning previsto dall’Addendum di BCE, che accelererà significativamente il provisioning dei crediti deteriorati originati a partire dal 2018.
In questo ambito, ha sottolineato PwC, un ruolo significativo potrebbe essere assunto da chi adotterà il business model della “challenger bank”. Questi operatori potrebbero fornire servizi integrati nello specialty finance e nel servicing, offrendo soluzioni olistiche nella gestione dei crediti deteriorati delle banche italiane, inclusa la nuova opportunità del servicing degli unlikley to pay.
Un esempio di chi sta andando in questa direzione è senza dubbio Guber Banca, dopo che il servicer, partecipato dal fondo Varde, ha ottenuto la licenza bancaria proprio allo scopo trasformarsi in una banca digitale prevalentemente dedicata al credito e ai servizi alle pmi, specializzata nella gestione e acquisto di Npl e unlikely-to-pay, anche in partnership con investitori istituzionali e in continuità con l’attuale attività della società (si veda altro articolo di BeBeez).
Il business model di Guber è sostanzialmente quello di Spaxs, la Spac promossa da Corrado Passera e Andrea Clamer, con la sola differenza che Guber si è trasformata in banca, ottenendo dalla Banca Centrale Europea la licenza bancaria sulla base di un nuovo business plan e di un track record consolidato nel recupero dei crediti deteriorati, mentre Spaxs ha annunciato la business combination con Banca Interprovinciale (si veda altro articolo di BeBeez), quindi con un soggetto che la licenza bancaria ce l’ha già. Allo stesso modo ci si attende che agirà la Spac promossa da Fabrizio Viola, ex amministratore delegato di Popolare di Vicenza e Mps e attualmente senior advisor a Boston Consulting per le financial institution (si veda altro articolo di BeBeez), che punta a raccogliere 200 milioni di euro da investire in una piccola banca da trasformare appunto in challenger bank. E la stessa cosa potrebbe fare anche un altro ex top banker, Roberto Nicastro, con la sua Rnk srl, società che potrà assumere stabilmente partecipazioni in società del fintech o in startup per le quali sarà in grado di prestare servizi di consulenza ed elaborare piani strategici (si veda altro articolo di BeBeez).
Una considerazione, quella di PwC sulle challenger bank e gli Utp, che è in linea con quanto esposto da Fitch in un suo commento recente (si veda altro articolo di BeBeez), dove l’agenzia di rating sottolineava che il fintech sta entrando di prepotenza anche nel settore dei non performing loan in Italia, in particolare dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze. Secondo Fitch, infatti, la complessità che comporta l’analisi delle posizioni cosiddette inadempienze probabili (unlikley to pay) da parte delle banche porterà a un aumento della richiesta di servizi da parte di special servicer in grado utilizzare tecnologie di intelligenza artificiale e machine learning e che nel contempo siano in grado di formare partnership strategiche con sponsor finanziari forti.