Mentre il governo ha fatto riferimento agli investimenti in strumenti finanziari emessi da società quotate e non quotate o in fondi che investono i questi strumenti (includendo quindi anche titoli di debito e fondi di private debt), quando si tratta di target di investimento per i Pir (Piani individuali di risparmio), l’azzeramento della tassazione per i fondi pensione viene previsto soltanto per gli investimenti in equity di aziende italiane o in fondi che investono nell’equity di aziende italiane.
E per questo, venerdì 4 novembre Aifi, l’Associazione che rappresenta i fondi di private equity, di venture capital e di private debt, ha diffuso una nota in cui chiede “di inserire, nella disposizione che prevede l’azzeramento della tassazione per fondi pensione ed enti previdenziali, anche i fondi di private debt tra le asset class di medio-lungo periodo che danno diritto al beneficio”.
L’art. 19 del Ddl comma 1, infatti, precisa chiaramente che i fondi pensione potranno investire sino al 5% del loro patrimonio nel capitale di società quotate o non quotate con base in Italia o in uno Stato membro Ue o aderente all’accordo sullo spazio economico europeo con stabile organizzazione nel territorio italiano oppure in quote di fondi che investano in queste società.
“Per favorire il finanziamento delle pmi non quotate occorre, infatti, intervenire sia con interventi sul capitale di rischio sia sul capitale di debito, attraverso vari strumenti, come insegna la realtà internazionale. È quindi fondamentale che in Italia, così come nel resto dell’Europa, operino i fondi di private debt, che investano in titoli di debito o strumenti analoghi di finanziamento emessi dalle imprese”, si legge nella nota di Aifi.
“Questi operatori, nati sulla scia della riforma minibond del 2012, per potere riversare risorse significative a favore delle pmi non quotate, necessitano di raccogliere capitali, tra gli altri, presso fondi pensione e enti previdenziali italiani. Per non vanificare gli sforzi fatti finora dal governo e non smorzare l’avvio di questo segmento, è necessario includerlo tra le asset class che danno diritto al beneficio. Questa correzione consentirebbe alla misura, già frutto anche di un intenso dialogo dell’associazione con il Ministero dell’economia e delle finanze, di contribuire a fare crescere la dotazione di risorse a disposizione degli investimenti alternativi, promuovendo un maggiore coinvolgimento, da parte degli investitori istituzionali italiani, nel sostegno alle imprese nazionali”, aggiunge Aifi.
“Si tratterebbe di un ulteriore importante passo, avviato con il decreto sul credito di imposta, per garantire una maggiore possibilità di diversificazione degli investimenti per gli aderenti al sistema previdenziale e per fare confluire risorse alle nostre imprese”, ha commentato il presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta.