Il minibond da 3 milioni di euro emesso da Microcast spa, società specializzata nella produzione di particolari meccanici complessi con un processo di microfusione cosiddetto a cera persa, quotato lo scorso venerdì all’ExtraMot Pro è stata l’ultima emissione sottoscritta dai fondi Anthilia BIT – Bond Impresa e Territorio e Anthilia BIT Parallel Fund, gestiti da Anthilia Capital Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez e qui il comunicato diffuso ieri).
Lo scorso novembre, in occasione dell’annuncio del primo closing della raccolta del terzo fondo, Anthilia BIT 3, a quota 145 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), l’investment manager e responsabile del team di investimento di private debt, Barbara Ellero, aveva anticipato che i due fondi precedenti, che avevano raccolto circa 225 milioni di euro (194 milioni BIT raccolti nel 2013 e 30,3 milioni BIT Parallel, costituito appositamente nel 2016 per accogliere la sottoscrizione da parte del fondo di fondi di Fondo Italiano d’Investimento sgr), considerando le ultime due sottoscrizioni già deliberate, ma non ancora concluse, avrebbero presto chiuso gli investimenti con 41 emissioni per 29 diversi emittenti.
Le due emissioni deliberate ma non ancora sottoscritte allora erano appunto quella di Microcast e quella da 5 milioni di euro di Clevertech, gruppo specializzato nella progettazione, produzione e commercializzazione di macchinari e impianti di fine linea volti all’automazione dei processi dei maggiori produttori di beni di largo consumo, annunciata pochi giorni fa (si veda altro articolo di BeBeez).
“Il portafoglio complessivo dei due fondi ha un rendimento lordo per gli investitori del 5,6% con una vita residua di 4 anni e una duration media di due anni e mezzo, dato che tutte le emissioni sono di tipo amortizing”, ha spiegato a BeBeez e Milano Finanza Barbara Ellero, aggiungendo che “la linea di garanzia del Fondo Europeo degli Investimenti copre circa il 7% del valore del portafoglio del fondo BIT ed è stata totalmente impegnata. La linea, infatti, era stata studiata per coprire sino a un massimo del 50% un valore di portafoglio di 50 milioni di euro, sino a un massimo di 5 milioni per ogni singola emissione. I 25 milioni di euro di garanzia, quindi, sono poi stati suddivisi tra il fondo BIT e il fondo BIT Parallel”.
La linea, ha detto ancora Ellero, “non è stata rinnovata per il prossimo fondo, perché il Fei questa volta sarà nostro investitore. Come già anticipato nei mesi scorsi, il Fei sta infatti ultimando la due diligence per un investimento dell’ordine di 40 milioni di euro nel nuovo fondo. C’è poi anche un altro investitore in fase avanzata di due diligence per un investimento di circa 10 milioni”. Il che significa che presto Anthilia BIT 3 potrebbe annunciare un nuovo closing a poco meno di 200 milioni di raccolta su un target complessivo di 300 milioni.
Tornando alle caratteristiche del portafoglio dei due fondi BIT e BIT Parallel, Ellero ha detto che “il taglio medio degli investimenti dei due fondi è stato di 7 milioni e che il rating medio per entrambi è di BBB-, con oltre il 50% delle emissioni che ha rating superiore a BBB+. Considerando che alcune delle emissioni sottoscritte dai fondi Anthilia insieme ad altri coinvestitori, il totale di quelle emissioni è stato di circa 370 milioni, di cui circa l’80% quotato all’Extra Mot Pro”.
Come noto, a differenza dei primi due fondi, Anthilia BIT potrà investire anche sino al 20% della propria dotazione in note derivanti dalla cartolarizzazione di fatture commerciali trattate sulle piattaforme fintech, con un massimo del 10% per ciascun soggetto cedente. Anthilia sgr aveva sinora già investito direttamente in questo tipo di asset, acquisendo note di cartolarizzazione delle fatture trattate sulla piattaforma fintech Credimi (si veda altro articolo di BeBeez), ma d’ora in poi questo tipo di acquisti passerà appunto per il fondo BIT 3, che, ha detto Ellero, “si è già impegnato con Credimi per investire nei titoli abs ulteriori 12 milioni di euro“. Il fondo non potrà invece acquistare direttamente le fatture, perchè non è stata chiesta l’autorizzazione a Banca d’Italia per condurre anche l’attività di direct lending puro.