Torna Banca Finint a capo della classifica degli arranger di minibond nel 2022 sia per numero sia per valore, seguita da Unicredit e BPER Banca, con quest’ultima che per la prima volta sale ai vertici della lista stilata dalla School of Management del Politecnico di Milano e che sarà presentata questa mattina in occasione del convegno sui dati del mercato raccolti dal Nono Report dell’Osservatorio Minibond, guidato dal professor Giancarlo Giudici. BeBeez come sempre è media partner dell’evento, che si potrà seguire anche in streaming (si vedano altro articolo di BeBeez e qui l’intero Report), e per questo è in grado di anticipare i numeri del report.
Tornando ai numeri del report, che, lo ricordiamo, si riferisce ai minibond intesi come bond di dimensioni sotto ai 50 milioni di euro, emessi da società italiane non quotate, per la prima volta l’Osservatorio quest’anno ha suddiviso le classifiche degli arranger tra bancari e non bancari.
E Banca Finint si è piazzata al primo posto della classifica degli arranger bancari sia per numero di emissioni (46 da 37 nel 2021) sia per valore (415,6 milioni da 163,35 milioni di euro), battendo quindi Unicredit che aveva guidato entrambe le classifiche per numero e per valore nel 2021 (si veda altro articolo di BeBeez) e che invece lo scorso anno ha curato 45 emissioni (dalle 44 del 2021) per un controvalore complessivo di 204,4 milioni (da 250,7 milioni). Al terzo posto, infine, come accennato si colloca BPER con 15 emissioni per 112 milioni di euro.
In cima alla classifica degli arranger non bancari campeggiano invece Frigiolini&Partners Merchant con 34 emissioni (primo posto per numero di minibond) e 36,65 milioni (al secondo posto per valore) e Pirola Corporate Finance con 10 emissioni (secondo posto per numero) e 52,5 milioni (al primo posto per valore), mentre al terzo posto in entrambe le classifiche per numero (con 7 bond) e valore (28,3ì2 milioni) c’è Anteos Capital.
Sempre considerando soltanto le emissioni sotto i 50 milioni, dal 2013, cioè dall’inizio del mercato e sino a fine 2022, sono state 1.461 emissioni di minibond condotte da 1.106 società mappate dall’Osservatorio per un totale di 8,61 miliardi di euro, di cui 3,56 miliardi considerando solo le emissioni fatte da pmi. Il 2022 ha contribuito con 1,65 miliardi (da 1,033 miliardi nel 2021) e 268 emissioni di 254 società.
Del totale delle emissioni dello scorso anno, il 25% è stato di importo inferiore a 2 milioni e con un valore medio tendenziale dei collocamenti che nel secondo semestre 2022 è andato crecendo e si è attestato a 6,47 milioni. Solo una piccola parte dei titoli è stata però quotata su un mercato borsistico e in particolare nel 2022 la percentuale è scesa al minimo del 5% (il 4% su ExtraMot Pro3 e l’1% su un listino estero).
Per quanto riguarda la scadenza, la distribuzione continua a essere molto variegata, con una serie di titoli short term con maturity a pochi mesi ed emissioni a più lunga scadenza. Il valore medio del 2022 è 5,64 anni (in leggerissimo aumento rispetto al 2021). La maggioranza dei titoli prevede il rimborso del titolo a rate successive (amortizing). Nelle emissioni a breve scadenza è relativamente più frequente la modalità bullet, con un rimborso integrale alla scadenza.
Per quanto riguarda la cedola, nella maggioranza dei casi è fissa ma in 105 emissioni del 2022 è indicizzata. Nel 2021 i casi erano molto meno (22). Cresce decisamente la remunerazione offerta, in linea con la dinamica dei tassi sul mercato (la media è 5,18% rispetto a 3,94% dell’anno prima).
Per quanto riguarda gli investitori che hanno sottoscritto i minibond, il 2022 ha confermato il ruolo importante delle banche italiane (hanno sottoscritto il 33% dei volumi) anche se in calo rispetto al 2022,
seguite dai fondi di private debt (24%). Fondi stranieri e banche estere contribuiscono con il 17%, in crescita sull’anno precedente. Guadagna ulteriore visibilità la Cassa Depositi e Prestiti (14%), anchor investor dei principali basket bond. A proposito di questi ultimi, l’Osservatorio ha calcolato che nelle loro varie strutture nel corso di questi anni hanno mobilitato oltre 2 miliardi di euro di risorse.
Proprio grazie alle nuove operazioni di basket bond, sul totale delle emissioni del 2022 sono state 59 (ovvero il 22% del totale) quelle coperte da garanzia offerta dal Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Sono scese invece le emissioni eleggibili per il supporto del Fondo di Garanzia Pmi gestito da Mediocredito Centrale (da 72 a 59) così come quelle in capo a SACE (da 33 a 22 comprendendo sia Garanzia Italia sia i progetti di internazionalizzazione). Nel 12% dei casi la garanzia è stata offerta autonomamente dall’emittente, attraverso un pegno o una fideiussione (era il 15% nel 2021). Il 13% dei minibond del 2022 è invece assistito da una garanzia delle finanziarie regionali (essenzialmente in Puglia). Sale la quota di emissioni non assistite da alcuna garanzia (rimangono sempre una minoranza ma passano dal 16% al 22%).
Infine, da segnalare che, inesistenti fino al 2017, dal 2018 i minibond green hanno cominciato a muovere i primi passi dal 2018. L’anno di svolta è stato il 2021, con 5 emissioni che si sommano a 18 sustainability-linked minibond. Nel 2022 si è arrivati a ben 60 collocamenti suddivisi fra 29 green bond e 31 indicizzati a parametri ESG. Il tutto per una raccolta complessiva di 304,95 milioni che rappresenta il 18,5% del mercato intero dei minibond in Italia.