
Le banche e le imprese italiane chiedono alla European Banking Association (Eba) di raccomandare alla Commissione Ue la riconferma della norma che negli ultimi due anni ha permesso agli istituti di credito di risparmiare capitale di vigilanza a fronte di crediti alle pmi, il cosiddetto Sme supporting factor.
Lo scrive oggi MF Milano Finanza, citando quando annunciato ieri dal vicedirettore generale di Abi, Gianfranco Torriero, in occasione del suo intervento a una tavola rotonda sul tema del credito alle pmi in coda al convegno annuale di Cerved dedicato allo stato di salute delle piccole e medie imprese italiane, che, per inciso, sta finalmente migliorando.
“Insieme a Confindustria e ad altre associazioni abbiamo scritto all’Eba per chiedere che lo Sme supporting factor venga reiterato nel 2016”, ha detto Torriero, ricordando che “lo strumento in questione si sostanzia in una minore allocazione di capitale di vigilanza che le banche devono accantonare a fronte di prestiti erogati alle pmi e sarà oggetto di una rivalutazione da parte di Eba all’inizio dell’anno prossimo”.
Più nel dettaglio il riferimento è alla norma introdotta nel gennaio 2014 a seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa di vigilanza bancaria Ue, molto più restrittiva di prima in tema di ratio patrimoniali per le banche. Proprio per tenere conto del fatto che per le pmi sarebbe stato più complicato ottenere credito dalle banche nel contesto di credit crunch, si era voluto prevedere per gli istituti di credito un meccanismo che controbilanciasse la richiesta di maggiore allocazione di capitale e si era dunque previsto un fattore di sconto (appunto lo Sme Supporting Factor) pari a 0,7619 da applicarsi al calcolo della ponderazione dei crediti di dimensioni inferiori a 1,5 milioni di euro erogati ad aziende con fatturato inferiore ai 50 milioni.
All’Eba era poi stato assegnato il compito di monitorare gli effetti di questa facilitazione. Lo scorso luglio l’Eba aveva pubblicato un Dscussion Paper e si era aperta una consultazione con tutti gli attori del mercato che entro inizio ottobre hanno provveduto a segnalare il loro punto di vista, in modo da permettere a Eba di elaborare il report finale che sarà pubblicato il prossimo febbraio e presentato alla Commissione Ue,
Già lo scorso settembre, MF-Milano Finanza aveva anticipato che le banche avrebbero chiesto a gran voce la conferma dello strumento, grazie al quale gli istituti europei hanno potuto disporre di 10,5 miliardi di patrimonio in più da impiegare in prestiti. In Italia il vantaggio è stato quantificato in 20 punti base di capitale (19 pb la media Ue).
Nel documento inviato dall’Abi all’Eba, sottoscritto anche da Alleanza delle Cooperative Italiane, Casartigiani, Cna, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Confindustria, si dimostra che lo Sme supporting factor ha avuto un gran successo in termini sia di maggiore credito erogato alle pmi sia di migliori condizioni dei prestiti.
Più nel dettaglio si evidenzia che nei 19 mesi di adozione dello strumento, il credito alle pmi in Europa è aumentato in media del 2% (in Italia dell’1,8%), mentre quello erogato alle grandi imprese è diminuito del 7% (in Italia -2,9%). Quanto alle condizioni di accesso al credito, nei 20 mesi precedenti l’introduzione dello Sme l’indice era migliorato di 4, 9 e 10 punti base, rispettivamente per le imprese con meno di 50 addetti, con 50-250 addetti e con oltre 250 addetti. Per contro, nei 20 mesi successivi all’introduzione dello «sconto», le condizioni sono migliorate, di ben 27 e 25 punti per le imprese piccole e medie e di soli 11 punti per quelle grandi.