Lo scrive oggi MF Shipping & Logistica, rilanciando una notizia apparsa su Debtwire, che precisa anche che Moby avrebbe contattato per la cessione delle navi un fondo d’investimento Usa ma, dopo un’accurata due diligence, l’affare non sarebbe andato in porto perché l’investitore avrebbe considerato troppo elevato il rischio di una potenziale rivalsa sugli asset, dal momento che le navi sono a garanzia sia del debito sia del bond emesso da Moby. Nel caso la Commissione Europea dovesse punire la compagnia per gli aiuti di Stato (erogati alla ex Tirrenia pubblica e per la quale è ancora aperta una procedura) oppure la società non fosse in grado di generare sufficiente cassa, gli obbligazionisti avrebbero la priorità a rivalersi sulle navi.
Secondo quanto risulta a MF Shipping & Logistica le quattro navi proposte da Onorato per il sale&lease back sarebbero una di Moby (Moby Tommy) e tre di Tirrenia (Janas, Bithia e Athara), quattro delle unità meno pregiate fra quelle più moderne in termini di metri lineari di garage e capacità passeggeri. Le navi più datate in flotta non sarebbero ovviamente appetibili per un’operazione finanziaria di questo tipo.
Vendere navi per generare cassa e migliorare l’ebitda è la stessa strategia che è stata adottata da Moby per ottenere i risultati molto positivi registrati nel secondo trimestre, quando l’aumento dell’ebitda era stato ottenuto soprattutto grazie ai circa 10 milioni di euro di guadagno incassato dalla vendita della nave Dimonios 2016. Nel primo trimestre, infatti, Cin aveva esercitato l’opzione per comprare la nave e contemporaneamente aveva firmato un accordo vincolante con una controparte estera per la affittarla e successivamente venderla, con la vendita che è avvenuta in giugno.
Così, il contributo dell’ebitda del secondo trimestre è stato di ben 31 milioni da un ebitda negativo per 5,7 milioni nel primo trimestre 2017 e da 15,1 milioni del secondo trimestre 2016, il che ha consentito di chiudere il primo semestre dell’anno con un ebitda di 25,2, in calo ma non troppo dai 29,3 milioni del primo semestre 2016. Il tutto a fronte di ricavi in crescita a 238,8 milioni a fine giugno e di un debito di 447,1 milioni, che sebbene in calo è sempre piuttosto importante, soprattutto appunto in vista del rispetto dei covenant e in primo luogo quello che fissa la soglia massima del rapporto tra debito finanziario netto ed ebitda ricorrente. Questo rapporto doveva essere al massimo di 4,5 volte alla fine dello scorso dicembre e la stessa soglia è stata rispettata a fine giugno, ma a fine dicembre 2017 la soglia scenderà a 4 volte.
Il management di Moby, in occasione della semestrale aveva spiegato a MF Milano Finanza che “l’obiettivo di Moby è rispettare i covenant finanziari anche a fine anno”. C’è da capire se basterà l’ulteriore crescita del business oppure se sarà necessario un intervento diverso, che potrà passare da una rinegoziazione dei covenant, da uno riscadenziamento del debito, da un rifinanziamento del debito a condizioni migliorative o al limite da una riduzione della leva e quindi dall’ingresso di capitali freschi.
Tutto è sul tavolo e nulla è ancora deciso. Nel frattempo, però, nelle scorse settimane, dopo dieci anni di lavoro al servizio della balena blu, ha rassegnato le dimissioni il direttore finanziario Marco Bariletti e ancora non è stato individuato il suo successore.