La misura del governo per accorciare i tempi con cui le banche riescono a recuperare una garanzia su crediti insolventi arriverà in tempi brevissimi. Lo detto ieri a Reuters il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a margine del Festival dell’Economia di Trento. “C’è completo accordo con il ministero della Giustizia”, ha detto Padoan rispondendo a una domanda su possibili difficoltà con il Guardasigilli con cui deve esser scritto il provvedimento. “La norma sarà pronta in tempi brevissimi”, ha aggiunto.
I tempi di realizzo degli asset dati a garanzia sono infatti lunghissimi in Italia e rappresentano uno degli ostacoli principali alla creazione di un mercato secondario di sofferenze e crediti deteriorati in portafoglio alle banche italiane. I fondi specializzati, infatti, spesso sono disincentivati all’acquisto di portafogli per questo motivo, oppure li valutano a prezzi stracciati proprio per tenere conto deli lunghi tempi di recupero.
Per sbloccare il mercato, secondo gli addetti ai lavori, andrebbero affrontati in contemporanea tre temi. Ci sono infatti un tema di incentivazione fiscale alla cessione dei crediti in sofferenza da parte delle banche, un tema di strutturazione dell’ipotizzata bad bank, cioè del veicolo di gestione dei crediti in sofferenza che potrebbero essere ceduti dalle banche e appunto un tema di tempistica delle procedure di recupero crediti.
Proprio il Governatore Ignazio Visco nelle sue Considerazioni Finali a chiusura dell’Assemblea della Banca d’Italia aveva sottolineato lo scorso 26 maggio , che «l’elevata consistenza dei prestiti deteriorati risente anche dei tempi molto lunghi e variabili delle procedure di insolvenza e di recupero dei crediti, a loro volta dovuti alla farraginosità della giustizia civile. Queste diffuse inefficienze deprimono il valore attribuito agli attivi deteriorati dai potenziali acquirenti, ne disincentivano la cessione sul mercato».
In effetti, ha commentato il 27 maggio a MF NPL (l’inserto quindicinale di MF-Milano Finanza dedicato ai non performing loan) Vincenzo Macaione, amministratore delegato di Primus Capital, «il punto davvero cruciale è quello della riduzione delle tempistiche di recupero dei crediti secured, cioè dei crediti immobiliari ipotecari. Il monte sofferenze di questo tipo è poco meno della metà del totale delle sofferenze lorde, ma rappresenta il vero problema. Gli altri crediti, infatti, quelli chirografari, già ora hanno un mercato che funziona. Vengono di norma pagati tra l’1% e il 5% del loro valore nominale e le banche, grandi e piccole, li stanno vendendo in piccoli pacchetti su base costante ormai da tempo. Il punto, invece, è recuperare i crediti che hanno sottostante immobiliare, perché in questo caso ci si deve confrontare con i tempi della giustizia italiana che sono come noto lunghisismi».
Macaione ha fatto un paio di esempi. Da un lato, ha detto, «se oggi decido di chiedere un decreto ingiuntivo al giudice per rientrare di un mio credito, una volta istruita la pratica, ovvero la diffida, il giudice ha 90 giorni per promulgare il titolo esecutivo a mio favore. A quel punto la mia controparte, ha 40 giorni di tempo per farmi opposizione, anche senza fornire elementi particolari a suo supporto. Si va quindi in giudizio e per avere una sentenza definitiva possono passare da 3 a 6 mesi». E che dire delle aste giudiziarie? «Una volta che un immobiliere è arrivato in asta e questa va deserta, possono passare mesi prima che venga indetta una seconda asta. Ma il motivo per cui un’asta va deserta non è che i potenziali compratori non ne sanno nulla, bensì che non vogliono pagare quel prezzo, quindi basterebbe posticipare la seconda asta a poche settimane dopo, fissando già un prezzo al ribasso del 25% rispetto al primo, per sollecitare fin da subito il compratore».
Quanto alla bad bank, i temi da chiarire sono ancora parecchi. Commenta ancora Macaione: “C’è la questione della valutazione dei crediti ceduti. Si parla di 15 centesimi di nominale e francamente mi pare un po’ bassa. Inoltre chi gestirà la bad bank? Se il ministero volesse creare una struttura ex novo dovrebbe assumere un migliaio di persone e mi sembra impensabile. L’alternativa è trovare un accordo con servicer selezionati ai quali appaltare la gestione di quote del portafoglio. Ma è cruciale che le commissioni pagate siano ai livelli di mercato, perché gestire il recupero crediti costa. Il servicer infatti anticipa le spese per avvocati e per il team di phone collection e rientra delle spese solo al momento del recupero del credito, il che su portafoglio di miliardi di euro ha un costo non indifferente”.
Quanto alla struttura, ha aggiunto Macaione, “va chiarito a chi il veicolo, una volta acquistati i crediti e cartolarizzati, andrà a collocare i titoli. Saranno le stesse banche a ricomprarsi le tranche senior? Saranno fondi specializzati a comprarsi le tranche junior? Verrà assegnata una garanzia statale? Pensare che lo stato possa garantire l’intero portafoglio crediti è impensabile. Ma anche un 20% di garanzia avrebbe le dimensioni di una manovra finanziaria”.
Ovviamente su questo fronte si attende poi una pronuncia da parte della Commissione Europea. Visco la scorsa settimana è parso ormai piuttosto impaziente di trovare una soluzione a livello politico: “Lo sviluppo di un mercato secondario dei crediti deteriorati, oggi pressoché inesistente, contribuirebbe a riattivare appieno il finanziamento di famiglie e imprese. Proponiamo da tempo iniziative in questa direzione, anche con il concorso del settore pubblico; stiamo collaborando con il Governo a disegnarle, nel rispetto della disciplina europea sugli aiuti di Stato. È in corso sul tema una discussione con le autorità europee, che auspichiamo sia rapida e costruttiva”.