di Alessandro Albano
E’ stallo su TIM. Dopo il mancato accordo con i sindacati nell’incontro di lunedì, Adolfo Urso il Ministro delle Imprese e del Made in Italy (ex MISE) ha rimandato di un altro mese la decisione sull’offerta di Cassa Depositi e Prestiti per integrare le reti di TIM con Open Fiber e creare così una rete unica nazionale (si veda qui il comunicato stampa). Tutto questo alla vigilia del cda di TIM convocato per oggi, in cui si sarebbe dovuto decidere sugli accordi siglati nel mese di maggio tra la stessa TIM, CDP Equity, KKR (attraverso Teemco Bico sarl), Macquarie e Open Fiber, sul progetto di integrazione delle reti di TIM e Open Fiber. Accordi in scadenza proprio oggi (l’esclusiva era già scaduta un mese fa) dopo le proroghe di questi mesi, l’ultima esattamente un mese fa (si veda altro articolo di BeBeez). Ma per il via libera dell’Esecutivo si dovrà aspettare la fine dell’anno.
Nella nota diramata dal Ministero ieri si legge infatti: “Il Governo intende promuovere un tavolo di lavoro che entro il 31 dicembre possa contribuire alla definizione delle migliori soluzioni di mercato percorribili per massimizzare gli interessi del Paese, delle società coinvolte e dei loro azionisti e stakeholder, tenendo conto delle normative esistenti a livello nazionale ed europeo e degli equilibri economici, finanziari ed occupazionali”. L’esecutivo, viene spiegato, “ha svolto in queste settimane ampi e doverosi approfondimenti e interlocuzioni con i principali soggetti coinvolti nello strategico dossier sulla Rete Unica culminati nell’incontro svolto ieri a Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali”, in cui come scritto poco sopra le parti non hanno trovato punti in comune.
E a valle della decisione del Ministero è arrivato anche il comunicato congiunto di CDP Equity, Macquarie e Open Fiber, a conferma dello slittamento della data. Si legge nella nota: “CDP Equity, Macquarie Asset Management e Open Fiber alla luce di quanto comunicato dal Governo in data 29 novembre, in relazione alla creazione di un tavolo di lavoro per la definizione delle migliori soluzioni di mercato in prospettiva della Rete Nazionale, tenuto conto della rilevanza di sistema dell’operazione, anche rispetto ai processi autorizzativi sottesi, ritengono opportuno soprassedere alle scadenze previste dal Memorandum of Understanding relativo al progetto di integrazione tra le reti di TIM e Open Fiber sottoscritto in data 29 maggio 2022 anche con TIM e KKR, e manifestano sin d’ora piena disponibilità a partecipare al suddetto tavolo di lavoro” (si veda qui il comunicato stampa).
Al centro delle discussioni con i rappresentati dei lavoratori c’è il progetto di scorporo della rete in NetCo, cioè gli asset infrastrutturali di rete fissa, dai Servizi che comprendono ServiceCo cui farebbero capo le divisioni TIM Consumer, TIM Enterprise e TIM Brasil, come già annunciato lo scorso 7 luglio in occasione del Capital Market Day e in linea con il Piano industriale 2022-2024 presentato lo scorso marzo dall’amministratore delegato Pietro Labriola. Ipotesi, però, che non trova d’accordo i sindacati, i quali, come ribadito dal segretario nazionale della Cigl Maurizio Landini a margine del vertice di lunedì, sono d’accordo sulla creazione della rete unica ma sono contrari alla soluzione spezzatino per la società, che prevede appunto “due” TIM (si veda altro articolo di BeBeez).
Il progetto di separazione sta andando avanti, come ha comunicato poche settimane il gruppo tlc, a valle della riunione del Consiglio di amministrazione del gruppo che ha esaminato i conti dei 9 mesi, ma a questo punto va a rilento visto che lo spin-off è propedeutico all’aggregazione degli asset infrastrutturali di TIM con la rete controllata da Open Fiber. Ricordiamo che questa soluzione del caso TIM è quella ufficiale inserita nel Memorandum d’Intesa firmato lo scorso maggio da TIM, Teemco Bidco sarl (veicolo di KKR, socio di TIM in FiberCop), OpenFiber, CDP Equity (socio al 60% di OpenFiber), e Macquarie Asset Management (socio al 40% in OpenFiber).
Per superare l’empasse nelle scorse settimane sono circolate diverse voci su una possibile Opa di Cdp su Tim (si veda altro articolo di BeBeez), ma anche qui con molte incertezze riguardo quale parte della nuova società, se sul 100% o se, come preferirebbe Palazzo Chigi, solo sulla NetCo per alleviare le pressioni sui costi di Cdp, e quindi dello Stato. Le voci hanno dato un forte boost al titolo che il 10 novembre ha toccato i massimi degli ultimi mesi a 0,25 euro, salvo poi ritracciare agli attuali 0,22 in linea con l’affievolirsi della voci su Opa e con la proroga della decisione sul MoU. Per ora, quindi , tutto rimandato a fine anno.
Ricordiamo infine i risultati della NetCo nei nove mesi chiusi a settembre (si veda altro articolo di BeBeez), nel quale ha riportato ricavi totali e ricavi da servizi in calo rispettivamente del 4,8% YoY e del 3,8% YoY nei nove mesi, con un miglioramento nel terzo trimestre (-2,6% YoY e -2,7% YoY rispettivamente). La riduzione è dovuta principalmente a transazioni one-off contabilizzate nel primo semestre dell’anno scorso che hanno avuto un impatto di circa 3,2 punti percentuali sulla riduzione dei ricavi totali e di 1,7 punti percentuali su quella dei ricavi da servizi. Al 30 settembre, NetCo gestiva 16 milioni di accessi fissi (di cui oltre 71% in tecnologie FTTx) con una quota di mercato dell’82% e una copertura in FTTx superiore al 94% delle linee attive (oltre 57% con velocità superiore a 100 Mbps). Le unità tecniche raggiunte con tecnologia FTTH erano 7,2 milioni, pari a una copertura di circa il 29%, in crescita di 4 punti percentuali rispetto a fine 2021. Ricordiamo che Vivendi si dice ritenga che la rete di TIM oggi valga ben 31 miliardi di euro, compresi 10 miliardi di debito che verrebbero trasferiti a NetCo, numero questo che sarebbe lontano da quello ipotizzato dalla maggior parte degli analisti compreso tra i 17 e 21 miliardi, oltre che da CDP Equity, KKR e Macquarie che, nel progetto immaginato dal MoU, sarebbero gli azionisti finali. Si dice che alla fine la valutazione potrebbe aggirarsi sui 25 miliardi.
TIM Enterprise nei nove mesi ha confermato una crescita superiore a quella del mercato con un incremento dei ricavi totali e dei ricavi da servizi rispettivamente del 5,9% YoY e dell’8,8% YoY (+5,5% YoY e +7,4% YoY rispettivamente nel terzo trimestre). Il mix dei ricavi nei nove mesi ha mostrato un andamento in linea con le attese: connettività (-4% YoY), cloud (+56% YoY), IoT (+7% YoY) e security (+35% YoY). E a fine ottobre il Cda di TIM ha approvato l’avvio del processo di societarizzazione di TIM Enterprise (si veda qui il comunicato stampa).
TIM Consumer ha registrato ricavi totali e ricavi da servizi in calo rispettivamente del 9,6% YoY e del 7,4% YoY nei nove mesi, con un miglioramento nel terzo trimestre (-8,6% YoY e -6,0% YoY rispettivamente). Positivo l’andamento dei trend operativi nel trimestre, con un tasso di disattivazione dei clienti (churn) in netto calo sul fisso e sul mobile, dove ha registrato il livello più basso di sempre. TimVision, nel terzo trimestre, ha registrato una crescita nel numero complessivo dei clienti (+2% YoY) e di quelli che hanno sottoscritto il pacchetto Calcio (+44% YoY), nonostante la rinuncia da parte di TIM all’esclusiva nella distribuzione della Serie A a seguito della rinegoziazione dell’accordo con DAZN.
Infine TIM Brasil ha registrato nei nove mesi ricavi totali e ricavi da servizi in crescita rispettivamente del 18,5% YoY e del 18,4% YoY e un ebitda in aumento del 16,2% YoY. Nel terzo trimestre si è riscontrata un’ulteriore accelerazione nella crescita dei ricavi da servizi (+24,7% YoY), dell’ebitda (+24,5% YoY) e della generazione di cassa operativa (ebitda-Capex +36% YoY) grazie a una solida performance organica e agli asset di Oi che, essendo stati integrati a partire da maggio, per la prima volta hanno contribuito per un intero trimestre.
(Articolo modificato alle ore 8.45 del 30 novembre 2022 – si aggiunge il contenuto del comunicato diffuso da CDP Equity, Macquarie Asset Management e Open Fiber)