Siamo abituati ai paradossi all’italiana. Questo, invece, sembra un paradosso in salsa europea che potrebbe costare caro alle piccole e medie imprese. Per effetto di un regolamento Ue che entrerà in vigore il 3 luglio la normativa sui reati finanziari (insider trading e manipolazione), finora limitata alle società listate su mercati regolamentari, verrà estesa anche agli emittenti dei cosiddetti MTF (multilaterale trading facilities) tra cui rientrano Aim, il listino dedicato alle pmi, ed ExtraMot. Buona l’idea, non altrettanto l’esecuzione. Il problema principale sono i costi. Addossare gli stessi obblighi pensati per grandi società anche a Spa medie o piccole può comportare difficoltà non indifferenti a queste imprese. Le società complessivamente coinvolte nella modifica normativa sono circa 200. E stanno vivendo con preoccupazione questa novità.
È questa, in sintesi, la posizione di Assonime, l’associazione fra le società italiane per azione. La questione è stata dibattuta ieri nel corso del seminario promosso da Borsa Italiana e da Assonime a Piazza Affari dal titolo “La Market Abuse Regulation e gli impatti per le società AIM ed ExtraMOT PRO: nuovo quadro normativo e possibili linee evolutive”.
Più nello specifico il TUF (Testo unico della Finanza) ha esteso in Italia a partire dal 2009 anche agli MTF le norme volte a sanzionare (o a punire penalmente nei casi più gravi) i casi di insider trading e manipolazione. Ma gli obblighi a carico degli emettenti – ad esempio sulla comunicazione delle informazioni privilegiate o sulle comunicazioni dell’internal dealing dei manager (compravendite sui titoli della propria società) – erano stabilite da Borsa Italiana su base contrattuale graduando, in molti casi, l’intensità degli adempimenti per tener conto delle ridotte dimensioni delle società attive sui due circuiti di scambi (ExtraMot e Aim). Con il 3 luglio gli obblighi a carico degli emittenti verranno invece portati direttamente all’interno della disciplina, senza sconti, e su di essi vigilerà la Consob. Anche quest’ultima vedrà pertanto crescere i propri compiti visto che la sua supervisione si estenderà (ai fini dei reati societario) ad altre 200 società. Quest’ultime ora dovranno anche soddisfare gli obblighi di tenuta dei registri insider (le liste di manager in possesso di informazioni privilegiate non ancora rese pubbliche e che pertanto non possono operare sui propri titoli).
Al momento di scrivere le nuove regole il legislatore europeo si era posto il problema di attenuare gli obblighi regolamentari per i circuiti diversi dai mercati regolamentati. In particolare aveva identificato un nuovo settore borsistico, quello degli SMEGM (Sme growth markets) che avrebbero goduto di alcune facilitazioni, anche se modeste. In particolare quella di esibire gli elenchi dei soggetti insider soltanto su richiesta della Consob e di pubblicare i comunicati delle informazioni privilegiate sul sito web del gestore del circuito anzichè sul proprio. Extra Mot e Aim sono idonei a ricevere la certificazione di SMEGM perché rivolti alle piccole medie imprese (Sme). Tuttavia non potranno giovarsi di queste pur minime agevolazioni perché il nuovo settore borsistico debutterà soltanto con la Mifid II la cui entrata in vigore è stata rinviata al 2018.
La decisione del regolatore europeo può avere conseguenze non irrilevanti per gli Mts”, commenta Marcello Bianchi, vice direttore generale di Assonime. “Per effetto dei continui appesantimenti regolamentari è in discussione l’esistenza stessa di questi mercati, nati per rendere più agevole l’approdo ai mercati dei capitali da parte delle imprese. Il successo dell’Aim, il cui listino conta attualmente 70 emittenti, faceva ben sperare ma ora c’è il rischio di comprometterne molte potenzialità a causa di costi normativi non appropriati imposti dai regolatori”.