Potrebbe finalmente essere la volta buona per la definizione del futuro assetto azionario di Banca Profilo, quotata a Piazza Affari, il cui pacchetto di controllo, pari al 62,4% del capitale, ogginelle mani di Sator Private Equity (attraverso la holding Arepo BP spa), è sul mercato da giugno 2020, cioé da quando il fondo, che allora si avviava alla liquidazione, aveva annunciato che avrebbe verificato “alla luce anche di preliminari interlocuzione intercorse, l’interesse di alcuni dei propri quotisti all’investimento diretto nel capitale di Banca Profilo” (si veda altro articolo di BeBeez). E i quotisti in questione sono, come noto, in primo luogo la stessa Sator spa, la finanziaria controllata al 67,5% da Matteo Arpe, che del fondo detiene il 20% delle quote, ma anche le famiglie Angelini e Brachetti Peretti, Luigi Berlusconi, la Fondazione Roma e la Fondazione Mps.
L’advisor Lazard è quindi da più di due anni a caccia di acquirenti della quota detenuta da Sator, affiancato dal novembre del 2022 dalla boutique finanziaria Wepartner spa, fondata da Angelo Provasoli. Banca Profilo capitalizza oggi poco più di 150 milioni di euro. Ieri in borsa ha chiuso a 0,223 euro (-1,33%).
Le ultime indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore parlano ora di un’offerta vincolante per il 29% del capitale di Banca Profilo messa sul piatto dal fondo di private equity francese Twenty First Capital sulla falsariga, quindi, dell’offerta vincolante presentata nel febbraio del 2022 sempre per il 29% da RiverRock European Capital Partners (si veda altro articolo di BeBeez), poi naufragata. Ricordiamo che allora si diceva che un altro 30% del capitale potesse essere di interesse di una cordata di imprenditori capeggiata dai fratelli Di Terlizzi, titolari di L&B Partners e di cui avrebbe fatto parte anche un esponente della famiglia Moratti, titolare del gruppo petrolifero Saras (si veda altro articolo di BeBeez). Ma anche da quel fronte poi non si è più saputo nulla.
In parallelo all’offerta di Twenty First si dice poi che ci sia un “generico interesse” da parte di Banca Popolare di Sondrio, anch’essa quotata a Piazza Affari, all’intera partecipazione di maggioranza detenuta da Arepo.
RiverRock aveva preseentato la sua offerta dopo che nel febbraio 2021 Sator aveva rifiutato l’offerta vincolante di Banor sim per rilevare il controllo della banca (si veda altro articolo di BeBeez). Contemporaneamente anche Banca Finint aveva presentato un’offerta vincolante per l’acquisto della quota di controllo della banca (si veda altro articolo di BeBeez). L’offerta consisteva in una proposta mista, in contanti e carta contro carta con un’ipotesi di fusione tra le due banche in modo tale che Banca Finint si sarebbe ritrovata quotata. Tuttavia a inizio marzo 2021 era stato chiaro che la proposta di Banca Finint non poteva essere la scelta migliore per Sator perché il fondo, che come detto è in liquidazione, ha bisogno di contanti in cambio della sua quota. Certo, avrebbe potuto vendere poi sul mercato le azioni del nuovo gruppo, ma evidentemente non ha voluto rischiare che si allungassero i tempi, cosa che però è successa lo stesso. Per cui la ricerca di un nuovo investitore era ricominciata, mentre Finint ha poi acquisito, nel settembre 2022, la private bank Banca Consulia (si veda altro articolo di BeBeez). Ancora prima, nell’ottobre 2020, erano invece arrivate per Banca Profilo varie altre offerte non vincolanti da fondi italiani ed esteri, tra cui quella di Attestor Capital, che già controlla la private bank torinese BIM. Altre proposte di acquisto si diceva fossero arrivate poi da soggetti bancari come Banco Desio, Lombard Odier e Julius Baer (si veda altro articolo di BeBeez).
Sator era entrato nell’azionariato di Banca Profilo nel 2009, sottoscrivendo un aumento di capitale riservato da 70 milioni, nell’ambito di una raccolta complessiva di 110 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa di allora). L’operazione aveva permesso alla banca di ripartire dopo le perdite accumulate nella finanza strutturata. Si era trattato del primo caso in Italia di risanamento di una banca in crisi da parte di un fondo di private equity, oltre che il primo caso di esenzione dall’obbligo di promuovere un’opa obbligatoria che scatta al raggiungimento del 30% del capitale per il trasferimento di controllo di una banca quotata.
Banca Profilo ha chiuso il 2022 confermando i dati preliminari approvati il 9 febbraio con l’utile netto consolidato a 11,1 milioni (più 18% al netto della plusvalenza dalla cessione della Banque Profil de Gestion avvenuta nel 2021), ricavi in crescita del 6,2%, risultato operativo in aumento del 9,6%, raccolta totale della clientela a 5,6 miliardi (meno 3,7%) con raccolta netta positiva del private banking per 173 milioni (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione agli analisti). Confermata la solidità patrimoniale con un CET 1 ratio al 22,7%. Il consiglio di amministrazione ha proposto all’assemblea convocata per il 20 o il 21 aprile prossimi una cedola di 0,014 euro per azione, per un dividend yield pari al 6,6%.