“Al gruppo non sono arrivate nuove risorse grazie all’operazione, ma De Nora è molto capitalizzata e non aveva bisogno di nuova liquidità per crescere, benché il tipo di business richieda investimenti importanti. La partnership con un socio del prestigio di Blackstone ci permetterà di avere più facilità ad approcciare mercati nuovi. Noi certo siamo già conosciuti per esempio negli Usa, ma avere Blackstone con noi rappresenta un salto di qualità, una sorta di garanzia che ci possiamo spendere. E poi il fondo ha un portafoglio enorme di aziende partecipate nei settori più vari e con parecchie di queste De Nora potrà creare sinergie di business oppure ampliare la base clienti”.
Lo ha detto a MF Milano Finanza in un’intervista pubblicata oggi l’amministratore delegato di De Nora, Paolo Dellachà, commentando l’operazione annunciata lo scorso mercoledì 12 aprile (si veda altro articolo di BeBeez). Il manager ha sottolineato che Blackstone ha partecipazioni in molte società del settore shipping e navale e De Nora produce tecnologie che vengono impiegate in quel settore, sia sul fronte dello stoccaggio di energia sia sul fronte del trattamento delle acque. Allo stesso modo Blackstone controlla note catene alberghiere e De Nora ha sviluppato una tecnologia che permette di produrre on demand sul posto i liquidi disinfettanti per grandi superfici, con risparmi di costi e di spazi di magazzino.
Su questo tema a MF-Milano FinanzaAndrea Valeri, senior managing director di Blackstone, che ha condotto anche il deal su De Nora, ha spiegato che “da lungo tempo in Blackstone abbiamo adottato un approccio di partnership con gli imprenditori, ma in particolare lo facciamo dal 2012, cioè da quando abbiamo lanciato la piattaforma Tactical Opportunities che ha oggi circa 17 miliardi di dollari di asset in gestione” e che “si tratta di un modo nuovo di fare private equity, senza ricorso alla leva o comunque con leva limitata e affiancando gli imprenditori che rimangono in sella alle loro aziende. Non solo. Gli imprenditori si avvantaggiano di quello che è un network straordinario di contatti a livello internazionale che noi di Blackstone possiamo mettere a loro disposizione, anche in termini di potenziali clienti e alleati commerciali”. E ha aggiunrto Valeri: “Gli imprenditori trovano questa soluzione molto interessante e ne parlano tra loro, tanto da creare loro stessi il deal flow per noi. Lo stesso tipo di approccio lo abbiamo avuto in Italia con Versace e all’estero con Leica o Gems Education, per citare solo alcuni esempi. Anche in quei casi abbiamo investito in una minoranza e abbiamo lasciato la famiglia alla guida”
Dellachà ha precisato che Blackstone comprerà dagli azionisti Federico e Michele De Nora il 32,9% della multinazionale milanese leader nelle tecnologie per la crescita sostenibile in ambito elettrochimico e nel trattamento acque e che i manager coinvestiranno. Non hanno ancora deciso esattamente quanto, ma sarà per un massimo dell’1% del capitale, che andranno ad acquisire da Blackstone.
Dellachà ha anche spiegato che il progetto di ipo è stato sospeso “perché i mercati finanziari non ci davano più garanzie per una buona riuscita. C’è stata la Brexit, poi il referendum costituzionale italiano, poi le elezioni Usa. Lo sbarco in borsa resta un obiettivo per noi, ma a questo punto a medio termine”.
In sostanza, gli azionisti e il fondo si sono accordati sull’implementazione di un piano industriale che vede il gruppo raggiungere i 600 milioni di euro di fatturato a fine 2021, dopo che De Nora è scesa a 431 milioni dai 460 del 2015, quando aveva registrato un ebitda di 75 milioni. A pesare sui ricavi l’anno scorso è stata la minore spesa da parte delle compagnie petrolifere, che con il crollo del prezzo del greggio hanno comprato meno. L’ebitda rettificato, però, cioè al netto per preparare l’ipo, è stato di circa 70 milioni.
Quanto al multiplo di valutazione di De Nora alla base dell’operazione, è stato sotto le 10 volte l’ebitda. Dellachà ha precisato che “il gruppo non ha veri e propri comparable. Ai fini dell’ipo erano stati esaminati due gruppi di aziende con i quali fare un confronto. Da un lato, aziende tecnologiche, indipendentemente dal contenuto, e dall’altro aziende specializzate nelle tecnologie del trattamento dell’acqua. Il multiplo medio che ne derivava era circa 10 volte l’ebitda”.
Una delle leve di crescita per De Nora è l’innovazione continua. Dellachà ha detto che ogni anno il gruppo investe in ricerca e sviluppo il 3% del fatturato, il che significa 12-13 milioni. Spesso De Nora anche in partnership con startup in ottica di open innovation. Per esempio, è in via di finalizzazione la selezione delle startup con le quali lavorerà a progetti di ricerca nei settori acqua, contenimento CO2, energia e agricoltura, a seguito di un bando al quale hanno partecipato decine di startup ed è possibile che il gruppo entri nel capitale di alcune di queste aziende (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso marzo, inoltre, De Nora ha organizzato un evento con oltre 100 partecipanti provenienti dal mondo accademico e delle grandi imprese per confrontarsi su progetti di ricerca.