EQT, attraverso il suo fondo EQT Infrastructure VI, acquisirà il 60% della rete di WInd Tre spa, sulla base di un enterprise value di 3,4 miliardi di euro. Lo ha comunicato venerdì 12 maggio lo stesso colosso del private equity svedese, precisando che l’operazione sarà condotta attraverso una newco alla quale sarà trasferita e che gestirà la rete mobile e fissa del provider italiano di telecomunicazioni di cui appunto il fondo rileverà il 60%, mentre l’attuale proprietario di Wind Tre, CK Hutchison, deterrà il restante 40% nella società (si veda qui il comunicato stampa).
Che EQT fosse in trattativa avanzata per acquisire una quota di maggioranza della rete di WInd Tre era noto dallo scorso marzo (si veda altro articolo di BeBeez). Ma le prime trattative risalgono al mese di gennaio del 2022, quando Bloomberg aveva rivelato che gli assets oggetto dello spin off avrebbero potuto comprendere l’infrastruttura digitale ed elettronica di WindTre per una valutazione complessiva compresa fra i 2 e i 4 miliardi di euro, ma all’epoca si parlava solo di una vendita di una quota di minoranza dell’operatore italiano.
La transazione è soggetta alle consuete approvazioni normative e si prevede che si concluda entro sei-nove mesi. A seguito della scissione dal provider italiano di telecomunicazioni Wind Tre, la società sarà proprietaria e gestirà la più grande rete mobile del Paese e un portafoglio di asset, tra cui antenne radio, stazioni base, rete di trasporto e contratti associati. La società sarà la prima rete di accesso indipendente in Europa focalizzata principalmente sulla telefonia mobile e dedicata alla fornitura di servizi all’ingrosso agli operatori mobili attraverso la sua rete all’avanguardia, che alla fine del 2022 coprirà circa il 67% dell’Italia con ricezione 5G. EQT Infrastructure investirà nella rete della società e perseguirà opportunità di crescita innovative per servire meglio l’ecosistema digitale italiano, attuando al contempo la propria agenda di sostenibilità.
CK Hutchison Holdings, gruppo cinese quotato a Hong Kong, detiene tutte le attività non immobiliari del gruppo Cheung Kong e del gruppo Hutchison, inclusi porti e servizi portuali, vendita al dettaglio, infrastrutture, energia, operazioni di leasing di beni mobili e telecomunicazioni, tra cui appunto WindTre. Presentando i dati di bilancio 2022 lo scorso marzo aveva svalutato la partecipazione in WindTre di ben 1,3 miliardi di euro a fronte di un calo del 19% dell’ebitda della società italiana (si veda qui il comunicato stampa sui conti 2022 di CK Hutchinson). Secondo il gruppo, ciò è stato dovuto principalmente a causa del calo dei volumi all’ingrosso, che ha comportato una riduzione dei ricavi del 6% (attestati a 3,947 miliardi di euro nel 2022), maggiori costi operativi per lo sviluppo della rete e un’inflazione del costo dell’energia di circa il 13%. L’ebit nel 2022 è diminuito del 69% rispetto al 2021, a detta di CK Hutchison Holdings a causa di maggiori deprezzamenti e ammortamenti da una base patrimoniale allargata, mentre continua l’implementazione del 5G. Il 2021 di WindTre si era invece chiuso con ricavi totali per 4,5 miliardi di euro, in diminuzione rispetto ai 4,885 miliardi del 2020 e con un ebitda a 2,09 miliardi, in calo dell’8% (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
WindTre è il risultato di una storia di fusioni tra operatori mobili. L’operatore mobile italiano Andala è stato infatti lanciato nel 1999 e poi acquisito da quella che allora era Hutchison Whampoa e ribattezzato H3G/Three Italy nel 2000. Nel frattempo, Wind era stata fondata alla fine del 1997 da Enel, France Télécom (ora Orange) e Deutsche Telekom e venduta nel 2005 a Weather Investments e poi VimpelCom (oggi Veon) nel 2011. CK Hutchison e Veon nel 2016 hanno poi integrato le loro attività in Italia, 3 Italia e Wind, e nel dicembre 2016 è stata quindi costituita WindTre spa, posseduta al 50% dai due gruppi tlc. Nell’estate 2018, poi, CK Hutchison ha annunciato l’accordo per l’acquisizione dell’intera quota di Veon in Wind Tre (si veda qui il comunicato stampa di allora) e dal settembre 2018 CK Hutchison è azionista unico dell’operatore italiano di telecomunicazioni attraverso CK Hutchison Group Telecom Italy Investments sarl.
Benoit Hanssen, già chief technology officer, che è stato nominato ceo della newco, ha dichiarato: “Siamo entusiasti di collaborare con EQT Infrastructure per guidare lo sviluppo di uno dei primi proprietari e operatori indipendenti di reti di accesso radio multi-tenant a livello globale. Siamo orgogliosi di essere uno dei primi operatori in Europa ad aver progettato una transazione così innovativa in collaborazione con una società di investimento esperta e rinomata”. Hanssen era stato nominato co-ceo di Wind Tre lo scorso anno dopo che, in concomitanza della diffusione delle prime trattative con EQT, si era dimesso l’amministratore delegato Jeffrey Hedberg, salito al timone della società cinque anni prima. Al suo posto si era instaurata una diarchia, formata da Gianluca Corti (già chief commercial officer) e appunto Benoit Hanssen (si veda qui il comunicato stampa di allora). Una decisione che da molti era stataa ragione letta come prodromica a un’imminente separazione dell’azienda in due entità diverse.
EQT Infrastructure, si legge nella nota diffusa venerdì, sfrutterà la sua lunga esperienza nello sviluppo di società di infrastrutture digitali per sostenere la strategia della scietà. Questa consisterà principalmente nello sviluppo della rete e dell’offerta di servizi della società, perseguendo al contempo ulteriori opportunità di crescita in aree quali l’accesso wireless fisso, l’IoT e le reti private.
Matthias Fackler, partner e responsabile per l’Europa del team di consulenza di EQT Infrastructure, a proposito dell’acquisizione della rete di Wind Tre ha infatti dichiarato: “EQT Infrastructure è entusiasta di collaborare con CK Hutchison e con il management team della società in questa transazione. Ci impegniamo a investire nel continuo sviluppo della rete digitale italiana e a sfruttare il know-how che abbiamo sviluppato in questa transazione unica per esplorare opportunità di partnership simili a livello globale“.
A chiusura dell’operazione il fondo EQT Infrastructure VI sarà investito al 15-20%, sulla base dell’obiettivo di raccolta (hard-cap) di 21 miliardi di euro, obiettivo che è stato alzato di un miliardo lo scorso febbraio rispetto al target comunicato inizialmente (si veda qui il comunicato stampa) . EQT vanta a oggi 119 miliardi di euro di asset in gestione distribuiti tra private capital e real assets, con partecipazioni in Europa, Asia-Pacifico e nelle Americhe,
WindTre, così come tutti gli altri operatori di telecomunicazioni in Italia, è alle prese con un’aggressiva concorrenza sui prezzi che sta erodendo i suoi margini, mentre è costretta a effettuare crescenti investimenti per costruire la rete mobile di quinta generazione. Senza dimenticare il problema dei limiti elettromagnetici, che in Italia sono i più bassi dell’intera Unione europea. Per questo motivo, l’idea è stata quella di scorporare la rete, strategia seguita da altri operatori europei, quali Deutsche Telekom, che nel luglio 2022 ha venduto il 51% del business delle torri a Brookfield Infrastructure e DigitalBridge (si veda qui il comunicato stampa di allora); e Vodafone, che a fine novembre 2022 ha venduto alcune delle sue unità Vantage Towers, creando una nuova joint venture con KKR e Global Infrastructure Partners per 3,2 miliardi di euro (si veda qui il comunicato stampa di allora), dopo aver venduto all’italiana Inwit nel 2020 Vodafone Towers srl, la società proprietaria delle torri di telefonia mobile di Vodafone in Italia.L’integrazione delle infrastrutture passive di rete di Inwit e Vodafone Italia ha dato vita alla seconda più grande towerco quotata in Europa, con un portafoglio di oltre 22 mila torri (si veda altro articolo di BeBeez).
Il tutto ovviamente senza dimenticare che in corso c’è il mega-deal sulla NetCo di TIM, la nuova società in cui sarà trasferita la rete infrastrutturale del gruppo tlc e nella quale andranno a confluire anche i cavi sottomarini di Sparkle. Lo scorso 18 aprile TIM ha diffuso una nota con la quale ha riferito che il consiglio di amministrazione “ha analizzato in profondità le offerte non vincolanti ricevute per Netco dal consorzio formato da CDP Equity spa e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) Limited e da Kohlberg Kravis Roberts & Co. e le ha ritenute non ancora adeguate“. Detto questo, “considerata la disponibilità espressa da almeno uno degli offerenti a migliorarla, il Consiglio ha ritenuto di sondare tale disponibilità, al fine di ottenere un’offerta finale entro il 9 giugno prossimo venturo”. TIM non ha precisato quale delle due controparti sia stata a dare disponibilità migliorare ulteriormente l’offerta, ma si tratterebbe di KKR (si veda altro articolo di BeBeez). Detto questo, nelle ore successive si sono diffuse voci che dicono che il Ministero dell’Economia e delle Finanze vederebbe con favore una proposta di acquisto congiunta per la NetCo di TIM da parte dei due pretendenti per porre fine a una situazione di stallo sul processo di vendita. In un’operazione nella quale il Tesoro vorrebbe coinvolgere anche F2ì.