C’è anche un risvolto importante di private equity e di Italia dietro l’accordo da 2,8 miliardi di dollari annunciato ieri da The Estée Lauder Companies (ELC), il colosso cosmetico proprietario di iconici marchi come Clinique, La Mer e Aveda, per l’acquisizione del fashion brand Tom Ford, sinora di proprietà dell’omonimo stilista texano, di cui il gruppo era partner già da tempo. Un accordo in base al quale lo stilista continuerà a ricoprire il ruolo di creativo del marchio dopo il closing dell’operazione, previsto per la prima metà del 2023, e fino alla fine dell’anno, mentre Domenico De Sole, presidente di Tom Ford International, rimarrà come consulente fino a quella data (si veda qui il comunicato stampa).
Il private equity, si diceva, in tutto questo c’entra eccome perché l’accordo con Estée Lauder prevede infatti anche l’estensione delle licenze degli attuali partner di Tom Ford. In particolare, saranno estesi i rapporti di licenza sia con Ermenegildo Zegna sia con Marcolin, in entrambi i casi gruppi italiani che vedono nel capitale investitori di private equity (anche se Zegna è quotata).
Nel dettaglio, il gruppo produttore di occhiali Marcolin, delistato da Piazza Affari nel 2013 e da allora controllato dal fondo PAI Partners, contestualmente all’annuncio del passaggio di Tom Ford sotto il controllo di ELC, ha negoziato un rapporto di licenza a lungo termine con la stessa ELC per Tom Ford eyewear, che costituisce una significativa estensione del contratto di licenza sinora in vigore. Il nuovo accordo garantirà, infatti, una licenza perpetua a fronte del pagamento da parte di Marcolin di 250 milioni di dollari a Tom Ford che, all’atto del pagamento, sarà già divenuta di proprietà di ELC. Per finanziare l’operazione, Marcolin attingerà dalla sua cassa ma anche da nuove risorse rinvenienti da un aumento di capitale da almeno 50 milioni di euro, che sarà sottoscritto dai soci di Marcolin e quindi dal fondo PAI Partners. A supportare Marcolin e i suoi soci nell’operazione, sul piano legale, è lo studio Latham & Watkins (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che nel dicembre 2021 Marcolin ha ceduto a LVMH la sua quota del 49% della joint venture Thélios che i due gruppi avevano costituito nel 2017 e contestualmente ha riacquistato la quota del 10% del capitale della stessa Marcolin in portafoglio a LVMH. L’intera operazione aveva portato nelle casse di Marcolin 128 milioni di euro netti (si veda altro articolo di BeBeez), che aveva quindi abbattuto il debito finanziario netto a 148 milioni di euro a fine 2021, a fronte di 455,6 milioni di ricavi netti e di un ebitda rettificato di 50,1 milioni (si veda qui la presentazione agli analisti).
Marcolin ha poi chiuso i 9 mesi 2022 con 409,7 milioni di euro di ricavi netti, in crescita del 21% rispetto al medesimo periodo del 2021, confermando così le performance positive del primo semestre 2022. Anche l’ebitda rettificato è salito, portandosi a 50,5 milioni dai 42 milioni dei 9 mesi 2021- Quanto al debito finanziario netto, si è attestato a 149 milioni, dai 148 milioni di fine 2021 (si veda qui il comunicato stampa e qui la presentazione agli analisti). Ricordiamo che il debito di Marcolin include 350 milioni di euro di bond emessi nel maggio 2021 per rifinanziare buona parte del debito allora esistente (si veda altro articolo di BeBeez) e in particolare i bond senior da 250 milioni di euro con scadenza 2023 emessi nel febbraio 2017 (si veda altro articolo di BeBeez) e la linea di credito da 50 milioni di euro garantita da SACE del luglio 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che LVMH aveva comprato il 10% di Marcolin nel gennaio 2017 sulla base di una valutazione dell’intero gruppo di 500 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo paneuropeo aveva acquisito nel 2012 il 78,6% del capitale di Marcolin, per circa 207 milioni di euro dagli azionisti aderenti al patto parasociale (famiglia Marcolin, Andrea e Diego Della Valle) e da Antonio Abete (si veda qui il comunicato stampa di allora). Successivamente Giovanni, Cirillo e Maurizio Marcolin, Andrea e Diego Della Valle e Antonio Abete hanno reinvestito nella holding di controllo del veicolo di acquisizione Cristallo spa, per una quota pari al 15% di Cristallo, che a sua volta ha poi lanciato l’opa obbligatoria sul resto delle azioni in circolazione per un corrispettivo complessivo di circa 56 milioni di euro, sulla base di una valutazione di circa 263 milioni di euro, pari a 7,7 volte l’ebitda del 2011, che era stato di 34,2 milioni (si veda qui il Documento di offerta). L’opa si era poi chiusa con successo nel febbraio del 2013, portando al delisting del titolo da Piazza Affari.
Quanto al gruppo Ermenegildo Zegna, quotato al NYSE da fine 2021, partecipato da Investindustrial, operatore di private equity fondato da Andrea Bonomi (si veda altro articolo di BeBeez), e proprietario dei marchi Zegna e Thom Browne, diventerà licenziatario a lungo termine di ELC per tutti i prodotti di moda maschile e femminile Tom Ford, oltre che per gli accessori e l’intimo, la gioielleria, l’abbigliamento per bambini, i prodotti tessili e di home design (si veda qui il comunicato stampa).
L’accordo di licenza di Zegna con The Estée Lauder Companies ha durata di 20 anni e prevede il rinnovo automatico per altri 10 anni, a condizione che vengano rispettate alcune condizioni minime di performance. Nell’ambito di questa transazione, Zegna acquisirà le attività del settore moda di Tom Ford necessarie per adempiere ai suoi obblighi di licenziatario. Al momento non è stato comunicato il valore della transazione, ma è stato precisato che Zegna la finanzierà con la liquidità di cassa e che la transazione sarà positiva per gli azionisti di Zegna già entro il primo anno completo successivo al closing (prima delle sinergie e dei relativi costi di implementazione). La transazione, che è stata approvata all’unanimità dal Consiglio di amministrazione di Zegna, dovrebbe concludersi entro il secondo trimestre del 2023, subordinatamente alle approvazioni normative e ad altre condizioni consuete. Advisor finanziario di Zegna nell’operazione è UBS.
Il gruppo Zegna ha chiuso il 9 mesi 2022 con 1,086 miliardi di euro di ricavi (da 883 milioni dei 9 mesi 2021, si veda qui la presentazione dei ricavi dei 9 mesi agli analisti), dopo un primo semestre con ricavi per 729 (da 603 milioni nei 6 mesi 2021 ), un ebit di 82,7 milioni (da 66,8 milioni) e un debito finanziario netto di 103 milioni dai 145 milioni di fine 2021 (si veda qui la presentazione dei risultati semestrali agli analisti), anno che si era concluso invece con ricavi per 1,29 miliardi (da 1,02 miliardi nel 2020), un ebit di 149 milioni (da 20 milioni) (si veda qui la presentazione agli analisti).
Ricordiamo che Ermenegildo Zegna era sbarcato al NYSE nel dicembre 2021, con una capitalizzazione di 2,4 miliardi di dollari e un enterprise value di 3,1 miliardi, dopo che si era conclusa la business combination con la Spac Investindustrial Acquisition Corp (IIAC) (si veda altro articolo di BeBeez). IIAC era la Spac sponsorizzata da Investindustrial, che aveva raccolto 402,5 milioni di dollari dagli investitori a fine novembre 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
A proposito dell’accordo con ELC, Ermenegildo Zegna, ceo del Gruppo Ermenegildo Zegna ,ieri ha dichiarato: “Tom Ford è uno dei marchi di ultra-lusso più iconici e distintivi al mondo e questo prossimo passo insieme si allinea perfettamente alla nostra strategia. Siamo partner e azionisti del business della moda di Tom Ford fin dalla sua nascita, ho lavorato con Tom per molti anni e lo considero un amico stimato. Questa transazione è la prima dopo la nostra quotazione alla Borsa di New York nel dicembre 2021 e conferma il nostro impegno a sfruttare la nostra piattaforma per creare valore per tutti i nostri stakeholder”.