E’ arrivato finalmente il lancio ufficiale dell’opa su Prima Industrie, leader mondiale nei sistemi laser per applicazioni industriali, macchine per la lavorazione della lamiera, sorgenti laser e soluzioni per l’additive manufacturing, quotato a Piazza Affari da 23 anni.
La società ha infatti pubblicato lo scorso 7 dicembre il comunicato ex articolo 102 del TUF con il quale si annuncia il lancio dell’opa obbligatoria a 25 euro per azione da parte di Femto Technologies spa, veicolo controllato indirettamente dai fondi Alpha Private Equity 7 e Peninsula Investments (anche attraverso i fondi Azimut Eltif Peninsula Tactial Opportunitiese AZ RAIF II, entrambi istituiti da Azimut Investments sa, gestiti in delega da Azimut Libera Impresa sgr, con advisory di Peninsula Capital Advisor). L’offerta riguarderà 4.118.426 azioni di Prima Industrie, rappresentative del 39,3% capitale sociale, ossia la totalità delle azioni, dedotte le azioni proprie detenute dall’emittente e quelle già in possesso a Femto (59,1% del capitale, pari al 60,1% dei diritti di voto, si veda qui il comunicato stampa), a seguito del closing lo scorso 6 dicembre dei contratti di compravendita annunciati nei mesi scorsi. Il tutto, in caso di totale adesione all’opa, per un esborso complessivo di 102,96 milioni di euro.
Ricordiamo che l’ultimo contratto di compravendita era stato annunciato nei giorni scorsi e riguardava un accordo con Sharp Focus International ltd, società che fa capo al tycoon cinese Yunfeng Gao, per acquisire l’intera sua partecipazione, il 9,79% (pari al 9,95% dei diritti di voto), nella società italiana al prezzo di 25 euro per azione per complessivi 25,7 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Quell’accordo si era andato ad aggiungere ai contratti di compravendita già stipulati in precedenza relativi al 50,1% dei diritti di voto di Prima Industrie, in vista del lancio dell’opa.
Ricordiamo che l’accordo sul 50,1% dei diritti di voto della società era stato siglato lo scorso agosto da Erste International sa, che aveva il 29,1% del capitale, che fa capo al trust Rashanima, che a sua volta fa capo alla famiglia di finanzieri britannici Mansour, di origine palestinese; il cinese Joseph Lee Sou Leung, con circa il 6,3%; la J and Lem Limited di Hong Kong (1,1%); Gianfranco Carbonato (fondatore, presidente e ceo di Prima Industrie), Franca Gagliardi (moglie di Carbonato), Domenico Peiretti (vicepresidente), Davide Peiretti (managing director della business unit electronics della controllata Prima Electro spa) e dP-Cube srl (di cui è ceo sempre Peiretti), che insieme possedevano il 6,58% (si veda altro articolo di BeBeez), così come annunciato lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez).
Ora, appunto, per tutti i precedenti contratti è stato siglato il closing, portando così Femto Technologies a possedere il 59,1% del capitale di Prima Industrie. Inoltre, compre previsto, World Leader Limited del cinese Joseph Lee Sou Leung, dP-Cube e Gianfranco Carbonato hanno reinvestito nella holding Femto sarl, a circa metà della catena di controllo di Femto Technologies spa, parte di quanto incassato, con il risultato di possedere indirettamente oggi complesso al termine dell’operazione un massimo del 6,3% di Femto Technologies spa.
Con oltre 40 anni di esperienza, il gruppo Prima Industrie vanta circa 14.000 macchine installate in più di 80 Paesi ed è fra i primi costruttori mondiali nel proprio mercato di riferimento. Conta circa 1700 dipendenti, ha stabilimenti produttivi in Italia, Finlandia, USA e Cina e si avvale di una presenza diretta commerciale e di after-sale in tutto il mondo. Il gruppo ha chiuso il primo semestre 2022 con 214,2 milioni di euro di ricavi (+16,4% dal primo semestre 2021), un ebitda rettificato di 17,6 milioni (da 13,9 milioni) e un debito finanziario netto di 76,9 milioni (da 84,2 milioni), a fronte di un portafoglio ordini di 281,3 milioni (+65,8%) (si veda qui il comunicato stampa). Il 2021 si era invece chiuso con 407,6 milioni di euro di ricavi (+22,4% dal 2020), un ebitda rettificato di 35,7 milioni (da 28,4 milioni), un debito finanziario netto di 68,4 milioni (da 96,3 milioni) e un portafoglio ordini di 215,2 milioni (+72,5%) (si veda qui il comunicato stampa).
A proposito di debito, lo scorso 7 dicembre il consiglio di amministrazione ha approvato la stipula di nuovi contratti di finanziamento con Intesa Sanpaolo, Banca Nazionale del Lavoro, Banco BPM, Cassa Depositi e Prestiti e Deutsche Bank per 69 milioni di euro per supportare le esigenze generali di cassa della società e del gruppo; per 41 milioni per rifinanziare in parte l’indebitamento esistente; e per 20 milioni per una linea revolving finalizzata sia a supportare le esigenze generali di cassa sia a eventualmente rifinanziare parte dell’indebitamento esistente. Nell’ambito dei nuovi contratti di finanziamento è prevista l’estinzione anticipata dell’indebitamento finanziario esistente con l’obiettivo, tra l’altro, di allungare la durata media dell’indebitamento della società (si veda qui il comunicato stampa).