Si è chiusa la cessione da parte dei private equity Monitor Clipper Partners e TPG Growth del 91,7% di Microgame, service provider per il gioco e le scommesse online, alla società di investimento Piomo sa.
Ad assistere i fondi nell’operazione è stato lo studio legale CP-DL Capolino-Perlingieri & Leone. Lo studio Gattai Minoli ha seguito Piomo.
In realtà già a luglio del 2021 Monitor Clipper Partners LP, TPG Growth e Piomo sa. avevano raggiunto l’accordo per la compravendita di Microgame, a seguito della quale i due fondi sarebbero usciti definitivamente dalla compagine azionaria. All’epoca l’ad Marco Castaldo aveva dichiarato: “l’ingresso di Piomo nel nostro capitale segna l’inizio di una nuova fase di crescita del nostro progetto. Il nuovo azionista di maggioranza rappresenta una garanzia non solo per la società, ma soprattutto per i nostri clienti che potranno beneficiare dalla solidità e capacità di investimento del proprio provider”.
Ma i tempi per il closing dell’operazione si sono poi rivelati piuttosto lunghi perché erano rimasti alcuni punti da chiarire in merito ai debiti di Microgame, oggi detenuti da alcuni investitori specializzati in UTP, e sulle implicazioni del cambio di proprietà.
Microgame era infatti entrata in crisi nel 2012, anno in cui il bilancio aveva chiuso con un debito finanziario netto di circa 30 milioni e l’ebitda era sceso a circa 3 milioni dai 6 milioni del 2011. Allora la società era partecipata al 41,75% dal fondo Monitor Clipper, entrato nel capitale nel 2009, e al 40,12% dal fondo Tpg Growth, che si era affiancato come coinvestitore nell’estate 2010. Il resto del capitale era in mano all’ex ceo Massimiliano Casella, al fondatore Fabrizio D’Aloia e alla moglie Daniela Di Rubbo. I due fondi avevano poi trattato nel 2013 la ristrutturazione del debito con le banche (Unicredit, IKB, l’allora GE Capital e l’allora Centrobanca), sottoscrivendo nel contempo un aumento di capitale da 9 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Dal 2016 il capitale della società è controllato al 46,76% da Monitor Clipper e al 44,93% da TPG con Casella sceso all’8,31%, con le azioni in pegno a Unicredit e IKB, mentre la famiglia del fondatore era uscita.
Ma la storia coinvolge anche Dea Capital Alternative Funds sgr. Nell’ottobre del 2020 il fondo CCR II gestito da Dea Capital Alternative Funds sgr aveva acquisito circa 55 milioni di euro di Utp lordi dalle banche nei confronti di quattro aziende raggiungendo quindi quota 925 milioni di euro di GBV. I crediti in questione comprendevano i 27 milioni di euro del settimo closing, anticipato da BeBeez nel settembre precedente (si veda altro articolo di BeBeez) e che avevano portato il NAV del fondo a superare i 600 milioni. Tra i crediti acquisiti con il settimo closing c’erano proprio quelli nei confronti di Microgame. Ma, a quanto appreso da BeBeez, quei crediti Dea Capital li ha poi ceduti già nel 2020.
Già confermati il management team dell’azienda con Castaldo nella carica di amministratore delegato e, tra gli altri, Francesca Artioli (direttore commerciale), Maurizio Guerra (gaming e marketing), Gianluca Masone (responsabile settore scommesse) e Luca Scuteri (cfo).
Microgame spa opera prevalentemente sul mercato italiano in qualità di gaming service provider (B2B) e di concessionario nella raccolta delle scommesse e nel segmento skillgames/poker/lotterie/bingo, nonché dei giochi da casinò (B2C). Con sede a Benevento, ha chiuso il bilancio 2020 con 30 milioni di euro di ricavi, in linea con i 28 milioni di ricavi consolidati del 2019, (si veda qui il reporto di Leanus dopo essersi registrati gratuitamente) un ebitda di 4,1 milioni e una liquidità netta di 3,5 milioni.