![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2018/04/tamagnini-358206-300x200.jpg)
FSI, la società di private equity guidata da Maurizio Tamagnini, venerdì scorso ha annunciato l’investimento nel 35% della Sterling, azienda perugina che produce principi attivi farmaceutici. Più in dettaglio FSI si è impegnata a stringere una partnership finalizzata alla creazione di un’azienda di riferimento a livello europeo nella produzione di principi attivi (si veda qui il comunicato stampa).
A questo scopo FSI affianca la famiglia Ferlin, fondatrice di Sterling, acquistando quote quasi interamente a titolo di aumento di capitale in cambio appunto del 35% del gruppo con la famiglia Ferlin che manterrà il controllo con il 65%. Risorse che consentiranno a Sterling di intraprendere un ambizioso piano di sviluppo sia per vie interne che tramite acquisizioni.
FSI è stata assistita da ISP Healthcare (consulente sulla parte business), KPMG (financial e ESG due diligence), dallo studio Pavia & Ansaldo (per gli aspetti fiscali) e da Ashurst per gli aspetti legali, mentre Sterling è stata assistita dallo studio legale Avv. Stefano Mazzi.
Con un fatturato di circa 50 milioni di euro e circa 300 dipendenti, Sterling è leader nei principi attivi utilizzati per trattare patologie in ambito oncologico, respiratorio e dermatologico. Più del 90% del fatturato è generato oltreconfine. Negli anni Sterling è riuscita ad affermarsi come partner di lungo termine delle principali società farmaceutiche a livello mondiale, diventandone un punto di riferimento in termini di innovazione, qualità ed affidabilità.
L’Italia è leader in Europa nei prodotti farmaceutici con un fatturato di 31 miliardi di euro, seguita da Germania e Francia. L’Italia è inoltre leader europea nell’export, che rappresenta circa l’85% del fatturato totale e che è cresciuto del 140% nel decennio 2010-2020. Tuttavia a questa leadership a livello aggregato fa da contraltare una notevole frammentazione, con solo 11 società a fatturare più di 500 milioni di euro. Anche per questo motivo quello farmaceutico è uno dei settori prioritari per FSI, coerentemente con la vocazione di FSI come investitore “mission-related” nell’economia italiana e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“Il fine di questa partnership è partecipare alla necessaria evoluzione di un settore fondamentale per l’Italia. L’alleanza con FSI è stata concepita per dotare Sterling di un importante asset finanziario e permettere di acquisire risorse strategiche con l’obiettivo di realizzare il piano di sviluppo previsto per il prossimo quinquennio dalla Società. Sterling con questa operazione intende confermare la propria volontà di alimentare lo sviluppo del settore farmaceutico nel territorio e accrescere la propria posizione di riferimento a livello internazionale”, ha dichiarato Simone Ferlin, presidente e ad dell’omonima società.
“L’investimento di FSI, a supporto di Sterling e in partnership con famiglia Ferlin ha l’obiettivo di accelerare lo sviluppo di una azienda umbra di eccellenza nel settore della produzione dei principi attivi farmaceutici, dove l’Italia detiene una posizione di leadership a livello europeo e mondiale. L’intervento nel capitale ha l’obiettivo di rafforzare gli investimenti in Ricerca & Sviluppo, espandere la base produttiva e garantire la flessibilità finanziaria necessaria alle acquisizioni. L’auspicio è di accompagnare la famiglia Ferlin in un processo di crescita trasformazionale simile a quello che abbiamo da anni intrapreso con la famiglia Marcucci in Kedrion” ha dichiarato Tamagnini.
Ricordiamo infatti che FSI è presente dal 2019 nel capitale di Kedrion, gruppo italiano leader nella produzione di emoderivati, che poi lo scorso gennaio è stato venduto a Permira, ma in cui FSI ha comunque reinvestito per una minoranza (si veda altro articolo BeBeez). Nel dettaglio Permira, insieme all’Abu Dhabi Investment Authority (ADIA), il fondo sovrano di Abu Dhabi, ha acquisito il 65-70% di Kedrion, sino a quel momento controllata dalla famiglia Marcucci e partecipata da Cdp Equity (tramite FSI Investimenti spa, joint venture tra Cdp Equity al 77,1% e Kuwait Invesmtent Authority al 22,9%, presente sin dal 2012 e uscita dal capitale lo scorso gennaio) e appunto dal fondo FSI. Kedrion è stata valutata circa 2 miliardi di euro, considerando i 555 milioni di euro di posizione finanziaria netta a fine settembre 2021 e un equity value compreso tra 1,3 e 1,5 miliardi. Nel deal sia la famiglia Marcucci sia FSI si sono impegnati a reinvestire a monte della catena di controllo, mentre CDP Equity si è riservata un’opzione di reinvestimento per circa un 5%, accanto ai Marcucci (17%) e a FSI (13%).
Ricordiamo che lo scorso luglio CDP Equity ha annunciato la vendita dell’intera sua quota del 39% di FSI sgr alla stessa società di fondi di private equity guidata da Maurizio Tamagnini, controllata al 51% dal management e partecipata al 9,9% da Poste Vita (si veda altro articolo di BeBeez).
FSI gestisce il fondo FSI I, fondo di capitale per la crescita da 1,4 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Tra gli investitori si contano Mediolanum e tutte le principali banche italiane da UniCredit, a Intesa Sanpaolo, a Banco-BPM, sino a Mediobanca. Ci sono anche le Fondazioni Cariplo e CRT e poi ovviamente ci sono CDP (con un impegno da 500 milioni) e Poste Vita. Infine, nel parterre sono presenti i primari investitori internazionali in fondi di capitale di rischio, tra cui Tikehau Capital, e alcuni fondi sovrani come KIA (Kuwait), l’European Investment Fund, QIA (Qatar), Temasek (Singapore) e SOFAZ (State Oil Fund of Republic of Azerbaijan).