Adesso è ufficiale. Dopo i rumor che si sono rincorsi nelle scorse settimane sulla possibile cessione del merchant acquiring (business dei pagamenti) del gruppo Banco BPM (si veda altro articolo di BeBeez), ieri nel tardo pomeriggio è arrivata la comunicazione formale dell’avvio di un processo competitivo per “procedere con un progetto di valorizzazione del business della monetica finalizzato alla
definizione di una potenziale partnership con un primario operatore di mercato che avrà ad oggetto
sia il merchant acquiring e gestione dei POS sia l’issuing e la distribuzione di carte di pagamento” (si veda qui il comunicato stampa).
In quest’ottica il Consiglio di amministrazione ha conferito mandato all’amministratore delegato Giuseppe Castagna per proseguire le interlocuzioni in corso con l’obiettivo di individuare entro il primo semestre dell’anno il potenziale partner e definire un termsheet vincolante. Nell’ambito del progetto la banca è assistita da Bain & Company quale advisor industriale e da Legance quale advisor legale.
Sempre nella nota diffusa ieri, si legge che “dalle manifestazioni di interesse non vincolanti sin qui ricevute dalla banca da parte di primari operatori di mercato emerge come il business della monetica sia in grado di esprimere un potenziale di valorizzazione complessiva in termini di NPV (Net Present Value, ndr) pari a oltre 2 miliardi di euro, tenuto conto sia delle componenti upfront sia di quelle collegate al valore attuale delle commissioni running, oltre 140 milioni di euro pre-tax nel 2022, nonché alle future opzioni di crescita”.
Il tutto tenuto conto del fatto che Banco BPM fra issuing e acquiring nel 2022 ha generato circa 53 miliardi di euro fra transato vendite e prelievi, in crescita dell’11% sul 2021, a valere su oltre 140 mila POS e circa 4,4 milioni di carte di pagamento.
I rumor che circolavano nelle scorse settimane parlavano di una valutazione del solo business di merchant acquiring di 300 milioni di euro, pari a un multiplo enterprise value/ebitda di 10/11 volte. L’asset secondo gli analisti apporta attualmente alla banca tra 35 e 40 milioni di utile operativo.
Il gruppo bancario punta a siglare con gli investitori una partnership che preveda:
• la sottoscrizione di un accordo distributivo in esclusiva di lunga durata che ricomprenda i business sia dell’issuing sia del merchant acquiring;
• la preservazione dei livelli commissionali running di riferimento;
• l’incasso di una quota upfront comportante benefici anche in termini di capitale;
• la previsione di meccanismi volti a consentire alla banca ulteriore estrazione di valore dalla
crescita prospettica.
Come noto tra i soggetti che hanno avanzato un interesse per l’asset della banca ci sarebbero il fondo FSI, Nexi e Worldline, tutti e tre con già un solido track record nel settore. Oltre a loro ci sarebbero comunque alla finestra anche un paio di fondi internazionali di private equity.
Ricordiamo che il fondo FSI guidato da Maurizio Tamagnini, che nel febbraio 2022 aveva annunciato l’acquisizione per 500 milioni di euro del 60% di BCC Pay, il business della monetica di Iccrea Banca, capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea(si veda altro articolo di BeBeez) e che nel luglio successivo ha firmato una lettera d’intenti per valutare un potenziale ingresso del fondo nel capitale di Bancomat spa, la società che gestisce i circuiti di prelievo e pagamento tra i più diffusi e conosciuti in Italia, identificati dai marchi Bancomat, PagoBancomat e Bancomat Pay, al fianco delle banche azioniste, al fine di accelerare ancora di più la crescita della società attraverso importanti investimenti per lo sviluppo (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto alla paytech quotata a Piazza Affari Nexi, a fine febbraio ha siglato ufficialmente l’accordo per acquisire da Banco Sabadell l’80% del suo business merchant acquiring sulla base di un enterprise value per il 100% di 350 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno2022, invece, Nexi ha raggiunto l’intesa con BPER, sulla partnership strategica in materia di carte di pagamento (si veda altro articolo di BeBeez). I due gruppi hanno infatti sottoscritto il contratto per il trasferimento a Nexi Payments del merchant acquiring (l’attività che consente di addebitare le carte dei clienti e accreditare i conti degli esercenti) e della gestione POS di BPER e Banco di Sardegna. Contestualmente Nexi acquisirà da Banco di Sardegna il 100% di Numera Sistemi e Informatica, previo carve-out (scorporo) da Numera stessa delle attività non relative alla gestione e assistenza POS. Sempre in materia di merchant acquiring, nell’agosto dello scorso anno Nexi aveva siglato con Alpha Services and Holdings, la società capogruppo dell’istituto di credito greco Alpha Bank, una partnership strategica grazie alla quale la banca greca promuove e distribuisce ai propri clienti le soluzioni sviluppate da Nexi (si veda altro articolo BeBeez). Ancora prima, nel dicembre 2019, Nexi aveva comprato il merchant acquiring di Intesa Sanpaolo, che aveva ceduto il relativo ramo d’azienda per un miliardo di euro a fronte dell’acquisto da parte della stessa di una quota del 9,9% della stessa Nexi da parte di Mercury UK, la holding che raggruppa le partecipazioni dei fondi di private equity Advent International, Bain Capital e Clessidra, che prima della quotazione a PIazza Affari della paytech, ne erano azionisti di riferimento (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che a seguito della fusione per incorporazione in Nexi della danese Nets, il 1° luglio 2021 (si veda qui il comunicato stampa), con il reinvestimento in Nexi da parte dei fondi soci di Nets (Hellmann & Friedman, GIC, Bain Capital e Advent International), le quote di Intesa Sanpaolo e di Mercury UK si erano poi ridotte, rispettivamente, al 6,359% e all’11,884%, mentre Hellmann&Friedman, con il fondo H&F VIII, era rimasta con la quota più alta (25,115%). L’azionariato si è poi ulteriormente evoluto in coincidenza con la fusione con la SIA, cui l’Agcm ha dato via libera nell’ottobre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Il principale azionista di SIA era infatti CDP Equity, con l’82,8% affiancata da Poste Italiane con il 17,2%. A seguito della fusione, efficace da inizio 2022 (si veda qui il comunicato stampa), l’azionariato di Nexi oggi vede al primo posto ancora Hellmann & Friedman con il 19,9%, seguita da CDP Equity con il 13,6% e da Mercury UK con il 9,4%.
Infine Worldline è il gruppo francese quotato a Parigi, leader europeo nei pagamenti che a fine marzo ha siglato l’accordo per acquisire l’attività di merchant acquiring di Banco di Desio e della Brianza (si veda altro articolo di BeBeez). Worldline è quotata a Parigi ed è posseduta al 10,6% da Six group (l’operatore dell’infrastruttura del mercato finanziario svizzero che gestisce anche la Borsa svizzera) e al 4,4% da BPI France (l’equivalente di CDP Equity). A giugno 2022, invece, Worldine ha visto uscire dal proprio azionariato Atos, società al primo posto in Europa per la cybersicurezza che, tramite un operazione di accelerated book building presso investitori istituzionali, ha venduto il 2,5% della propria partecipazione, pari a circa 7 milioni di azioni. A seguito della vendita, a cui si è aggiunta un’operazione di hedging sui derivati, Atos ha raccolto 220 milioni di euro netti. Il gruppo IT francese Atos l’aveva portata in ipo nel 2014. Ricordiamo infine che lo scorso ottobre 2022 Worldline ha chiuso la cessione di Ingenico, la divisione Terminals, Solutions & Services, ai fondi di private equity gestiti da Apollo, in base a un fair enterprise value attuale di circa 2,3 miliardi di euro, che porterà nelle casse della società dei pagamenti circa 1,4 miliardi di euro netti, a cui si aggiungono di 900 milioni di euro di azioni privilegiate che Worldline continuerà a detenere nel suo ex ramo di attività.