Grazie agli accordi di coinvestimento presi con i fondi sovrani, la potenza di fuoco del nuovo veicolo appena lanciato da Fondo Strategico Italiano sgr (gruppo Cdp) a regime sarà di 4 miliardi di euro. Lo scrive oggi MF Milano Finanza, che precisa appunto che, sebbene il nuovo veicolo di investimento, battezzato FSI Mid‐Market Growth Equity Fund (scarica qui il comunicato stampa) , punti a una raccolta di circa 2 miliardi, con i coinvestimenti la sua portata sostanzialmente raddoppierà.
Quanto agli investitori, l’anchor investor è ovviamente Cassa Depositi e Prestiti, che sottoscriverà il fondo per una quota del 25% del totale. Già lo scorso ottobre il presidente di Cdp, Claudio Costamagna, in occasione di un convegno aveva anticipato: “Il Nuovo Fondo Strategico Italiano avrà una dotazione di 2 miliardi, di cui 500 milioni da Cdp” (si veda altro articolo di BeBeez). La riorganizzazione dell’ex Fondo Strategico Italiano risale alla primavera 2016 (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto al resto dei capitali, in una prima tornata di raccolta, che ha portato impegni al primo closing per oltre un miliardo di euro, sono arrivati dai fondi sovrani del Kuwait e di Singapore (Temasek) e da altri fondi sovrani asiatici, oltre che da assicurazioni e banche europee, fondazioni e asset manager, con gli impegni degli investitori esteri che hanno rappresentato il 60% del totale. Il secondo closing della raccolta vedrà impegnati altri fondi sovrani, in particolare quello del Qatar, e grandi family office italiani, europei e asiatici.
Intanto Maurizio Tamagnini, alla guida dell’sgr come amministratore delegato e affiancato da affiancato da Barnaba Ravanne (chief investment officer) e Marco Tugnolo (investment director), è già impegnato nella valutazione dei potenziali investimenti. In media il fondo investirà 70 milioni di euro di solo equity per quote di minoranza o anche di maggioranza, ma non assoluta, che verrà immesso in aziende italiane che facciano capo a una famiglia, a un imprenditore o ai manager e di medie dimensioni, quindi con un fatturato di almeno 200 milioni di euro, e con un ebitda in grado di arrivare a regime attorno ai 100 milioni.
E questo perché obiettivo finale degli investimenti è quello di accompagnare in Borsa queste aziende, con un flottante sufficientemente ampio da attirare investitori internazionali. Secondo quanto risulta a MF Milano Finanza, L’idea di Tamagnini è quella di arrivare a portare in Borsa aziende che abbiano un equity value di 700-800 milioni di euro, in modo tale da far sì che un flottante del 35-50% corrisponda a ad almeno 300 milioni, la dimensione minima affinchè un titolo in Borsa scambi davvero. Il Fondo non investirà in società in stato di crisi, attività immobiliari, infrastrutture greenfield, banche e assicurazioni.
Il team di FSI è composto da 23 professionisti e potrà contare sulla collaborazione di top manager di grandi multinazionali in qualità di industrial partner: Umberto della Sala (Foster Wheeler), Michele Norsa(Ferragamo), Eugenio Razelli (Magneti Marelli).