Andrea Bonomi ha azzerato la sua paretecipazione in Banca Popolare di Milano. Tra lunedì 20 e mercoledì 23 gennaio Investimenti Strategici Milanesi srl, il veicolo controllato indirettamente da Investindustrial, ha venduto sul mercato tutto il suo 8,6% di Bpm. In particolare, ha spiegato una nota diffusa venerdì 24 gennaio, ha ridotto “la propria partecipazione al di sotto del 5% del capitale sociale della Banca in data 20 gennaio e del 2% del capitale sociale della Banca in data 23 gennaio”, mentre “alla data odierna (cioé il 25 gennaio, data del comunicato, ndr), Investimenti Strategici Milanesi S.r.l. non detiene più azioni della Banca Popolare di Milano”.
L’avventura in Bpm, sebbene faticosa, a Investindustrial ha fruttato una buona plusvalenza, visto che quando il fondo è entato nel capitale nell’autunno del 2011 il titolo viaggiava attorno ai 35 centesimi per azione, mentre il 23 gennaio aveva chiuso a 47 centesimi e il 25 gennaio a 48,1 centesimi.
Dopo tre anni nel capitale della banca, caratterizzati da una convivenza turbolenta, Bpm aveva appena ritrovato una certa stabilità con la nomina del consiglio di gestione e del nuovo consigliere delegato, Giuseppe Castagna. Non sono note le ragioni per le quali Investindustrial abbia deciso di uscire dall’investimento così velocemente, anche se il disimpegno era nell’aria. In ogni caso non c’è dubbio che il passo indietro sulla spa, il braccio di ferro con i sindacati e infine le dimissioni dello stesso Bonomi lo scorso novembre abbiano pesato sul divorzio siglato in questi giorni. In teoria Bonomi avrebbe potuto conservare il ruolo di azionista, come Raffaele Mincione (oggi primo socio al 7%), ma l’ipotesi non lo ha convinto visto che Investindustrial è solita gestire le aziende in cui investe.