La famiglia Ferraioli ha concluso l’attesa vendita a Investindustrial del 63,13% del capitale di La Doria, il gruppo italiano, quotato a Piazza Affari sul segmento Stat, che è il primo produttore europeo di legumi conservati, di pelati e polpa di pomodoro nel canale retail e tra i principali produttori italiani di succhi e bevande a base di frutta. Scatta quindi l’obbligo di opa, che verrà lanciata a breve e che è finalizzata al delisting del titolo (si veda qui il comunicato stampa). L’annuncio dell’operazione, condotta a 16,50 euro per azione, risale allo scorso ottobre (si veda altro articolo di BeBeez).
L’operazione è stata condotta attraverso Amalfi Holding spa, società che fa capo da un lato per il 65% ad Amalfi Invest spa, controllata indirettamente dal fondo Investindustrial VII, e dall’altro per il 35% alla famiglia Ferraioli. Nel dettaglio, Amalfi Holding ha acquisito il 63,13% di La Doria dalla famiglia Ferraioli a un prezzo complessivo di 322,9 milioni di euro. A vendere sono stati personalmente Antonio Ferraioli e Andrea Ferraioli (0,67% del capitale di La Doria) e le holding della famiglia Ferraioli (che complessivamente detenevano il 62,462%). Al closing, Antonio e Rosa Ferraioli hanno reinvestito in Amalfi Holding per il 30%, mentre gli altri membri della famiglia, cioè Andrea, Giovanna, Iolanda, Raffaella e Teresa Maria Rosaria Ferraioli hanno investito in Amalfi per il 5%.
Anche l’opa, che riguarderà tutte le azioni in circolazione, dedotte quelle già possedute da Amalfi, sarà a sua volta condotta al prezzo di 16,50 euro per azione per un esborso massimo di 188,58 milioni di euro.
La Doria ha chiuso il 2020 con ricavi consolidati per 848,1 milioni (di cui il 97% generato dalle private label per i principali retailer nazionali e internazionali), un ebitda di 83,1 milioni e un debito finanziario netto di 140,2 milioni (si veda qui il comunicato stampa), e ha archiviato il primo semestre del 2021 con un fatturato di 423,8 milioni (-4,1% dai 441,8 milioni a fine giugno 2020), un ebitda di 41,7 milioni (+22% da 34,2 milioni) e un debito finanziario netto sceso a 82,4 milioni, grazie alla forte generazione di cassa (si veda qui il comunicato stampa).