Il fondo FSI, guidato da Maurizio Tamagnini, torna a investire nel fintech e si assicura il 60% di BCC Pay, il business della monetica di Iccrea Banca, capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, in un deal da 500 milioni di euro, inclusa una componente differita fino a euro 50 milioni (si veda qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione). BCC Pay vanta 4 milioni di carte di pagamento, oltre 200 mila POS e circa euro 50 miliardi di euro annui di transato.
Le prime voci sul progetto risalgono al 2018, quando si diceva che Iccrea stesse appunto studiando un spin-off delle attività di monetica in una società ad hoc per poi cercare un investitore con il quale siglare una partnership (si veda altro articolo di BeBeez).
Le voci sull’operazione erano tornate a diffondersi lo scorso settembre, quando però si parlava della possibilità per la banca di cedere soltanto una minoranza dell’attività. Allora poi si diceva che l’intero business della monetica potesse valere attorno ai 400 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez ). Ma ci si basava soltanto sui numeri di Ventis spa, società interamente controllata da Iccrea Banca per la quale Iccrea aveva ottenuto nel 2019 da Banca d’Italia l’autorizzazione per la costituzione di un istituto di moneta elettronica (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Nella realtà, ha spiegato ieri in conferenza stampa Mauro Pastore, direttore generale di Iccrea Banca, prima dell’acquisizione, Iccrea Banca trasferirà a BCC Pay , nuovo nome di Ventis spa, ulteriori attività sempre nell’ambito della monetica, che attualmente sono svolte direttamente dalla banca, e per le quali al momento non sono quindi disponibili i numeri di bilancio separati ufficiali. Da qui il maggior valore dell’operazione. Nel frattempo lo scorso ottobre 2021 ha ottenuto da Banca d’Italia la licenza di IMEL. Il dg di Iccrea Banca Pastore ha spiegato infatti che la licenza ottenuta in precedenza da Ventis spa è stata fatta scadere appositamente per richiederne una nuova sotto la nuova denominazione e in vista dell’ulteriore progetto di sviluppo. BCC Pay sarà guidata dall’amministratore delegato Fabio Pugini, attuale direttore generale.
Quanto alla struttura dell’operazione, l’ingresso del fondo nel capitale di BCC Pay avverrà attraverso il veicolo Pay Holding, che acquisterà l’intero capitale di BCC Pay spa. A sua volta Iccrea Banca reinvestirà in Pay Holding per il 40%. BCC Pay sarà totalmente priva di debito, in modo tale da permettere alla società di condurre gli investimenti necessari allo sviluppo, senza essere già appesantita. Il debito potrà essere contratto invece a monte, da Pay Holding, con l’impegno di equity che alla fine potrà essere attorno ai 270 milioni. Il closing dell’operazione è previsto entro l’estate. Nell’operazione, Iccrea Banca è stata assistita da Prometeia e Legance Avvocati Associati (Team Roma). FSI è stata assistita da KPMG (Team Corporate Finance e Team Deal Advisory), Gianni & Origoni e lo Studio Biscozzi Nobili Piazza.
BCC Pay oggi serve le 128 banche del gruppo BCC Iccrea, il maggiore gruppo bancario cooperativo italiano, il quarto gruppo bancario in Italia per attivi con circa 175 miliardi di euro e il terzo per capillarità con le banche del gruppo che sono presenti in oltre 1.700 comuni italiani e con più di 2.500 sportelli. A seguito dell’operazione BCC Pay continuerà a distribuire nel lungo termine i suoi servizi sul network delle BCC parte del Gruppo BCC Iccrea. Ma non solo. Il fatto che BCC Pay sarà controllata da FSI è stato voluto proprio per permettere alla società di essere indipendente dal gruppo Iccrea e poter proporre i suoi servizi anche ad altre banche, ragionevolmente di piccole dimensioni.
Il dg di Icrrea Banca, Mauro Pastore, ha commentato: “Siamo molto soddisfatti della conclusione di questo accordo in un settore dove vogliamo continuare ad investire in innovazione, tecnologia e infrastrutture con un partner di primario livello come FSI. Con questa operazione accresciamo la capacità delle BCC del gruppo di supportare al meglio i clienti, i soci e i territori, attraverso la maggiore qualità dell’offerta e la sicurezza dei pagamenti. Come maggiore gruppo bancario cooperativo italiano abbiamo il compito di favorire questi cambiamenti, con un percorso che offra ai nostri clienti, attuali e futuri, servizi al passo coi tempi e con le loro esigenze”.
Il mercato italiano dei pagamenti digitali è in crescita e presenta livelli di penetrazione ancora inferiori rispetto alla media europea. In un contesto di continua innovazione, la partnership rappresenta un progetto italiano e indipendente, focalizzato sullo sviluppo di BCC Pay principalmente attraverso: l’ampliamento dell’offerta e il costante miglioramento del servizio (tra i nuovi prodotti allo studio, c’è il servizio Buy-Now-Pay-Later, segmento di mercato in grande crescita, con dimostrano i successi dell’italiana ScalaPay e della svedese Klarna); l’innovazione e la digitalizzazione (anche su mezzi di pagamento innovativi); il focus commerciale sulle BCC e le loro esigenze; la possibilità di allargare la customer base ad altre banche e operatori.
Maurizio Tamagnini, ad di FSI, ha aggiunto: “Siamo lieti di entrare in una partnership di lungo periodo con la terza rete bancaria italiana. Questo investimento conferma il ruolo di FSI come motore della crescita digitale e investitore di riferimento nel settore fintech italiano, dove abbiamo investito circa euro 600 milioni in quattro anni. I pagamenti digitali sono al centro della trasformazione delle banche e continueranno a crescere grazie a nuovi prodotti e maggiore diffusione”.
FSI ha infatti ormai un solido track record nel settore. In particolare nell’ultimo anno ha portato a termine due investimenti e un reinvestimento. Su quest’ultimo fronte ricordiamo infatti il deal su Cedacri, il gruppo specializzato nella fornitura in outsourcing di servizi informatici e di back office alle banche di cui il fondo FSI possedeva il 27,1% (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso giugno ION Investment Group, il fornitore tecnologico globale del settore finanziario, fondato più di 20 anni fa dall’imprenditore italiano Andrea Pignataro, ha firmato infatti il closing dell’acquisizione dell’intero capitale di Cedacri, sulla base di una valutazione di 1,5 miliardi di euro. L’operazione ha comportato l’uscita dal capitale di Cedacri delle banche azioniste, mentre FSI ha reinvestito nel veicolo con il quale ION ha comprato il gruppo, per arrivare a possedere oggi il 9% del nuovo gruppo Cedacri, a fronte di un reinvestimento da parte di FSI pari a circa il doppio di quanto FSI aveva investito inizialmente in Cedacri nel gennaio 2018. Ricordiamo che allora FSI aveva comprato il 27,1% di Cedacri a un prezzo di 99 milioni di euro di equity, pari a circa 370 milioni di euro per il 100%, ai quali andavano aggiunti 59 milioni di posizione finanziaria netta positiva, per un totale di 430 milioni di enterprise value (si veda altro articolo di BeBeez). Secondo quanto risulta a BeBeez, poi, quei 59 milioni sono stati pagati alle banche venditrici come superdividendo prima del closing.
Quei numeri erano stati calcolati sulla base di un fatturato stimato 2017 di 330 milioni e un ebitda stimato di 42 milioni. Da allora, però, la società è cresciuta molto, anche per acquisizioni. Nel gennaio 2019 Cedacri aveva infatti vinto la gara per acquisire l’intero capitale di Oasi spa, la controllata di Nexi attiva nello sviluppo di soluzioni per la compliance bancaria. Oasi è stata valutata 151 milioni di euro ossia circa 10 volte l’ebitda del 2017, che era stato di 15 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2019, poi, Cedacri ha comprato anche l’88% di Cad It, leader italiano nella fornitura di software applicativo e servizi per l’area finanza di istituti bancari, pubblica amministrazione e industria (si veda altro articolo di BeBeez). Infine nel 2020 il gruppo ha siglato un accordo con Deutsche Bank per la migrazione di tutti i suoi sistemi di core banking sulla piattaforma Cedacri: si è trattato del primo grande progetto di esternalizzazione e innovazione dei servizi IT di una banca globale in Italia (si veda qui il comunicato stampa).
Peraltro Cedacri è entrata nello stesso gruppo ION che ha conquistato il controllo di Cerved, specializzato in bsuiness information e credit management, a seguito di un’opa la scorsa estate. Operazione alla quale ha partecipato anche FSI, impegnandosi a sottoscrivere, a fronte del versamento di 150 milioni di euro, un bond emesso da Castor Bidco Holdings Limited, il veicolo dell’opa (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso novembre, invece, FSI ha investito in Lynx, system integrator specializzato nella progettazione e realizzazione di soluzioni tecnologiche a supporto di grandi aziende nel settore utility, di banche, assicurazioni e pubblica amministrazione. FSI ha acquisito il 49,9% della società, investendo soprattutto in aumento di capitale, anche in questo caso per mettere l’azienda in condizioni di investire a sua volta sia in crescita organica sia per acquisizioni e creare un player di riferimento nel settore digitale in Italia (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo infine che il team di FSI, quando ancora lavorava per l’allora Fondo Strategico Italiano (gruppo Cdp), nel 2013 aveva investito in Sia, leader nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento (si veda altro articolo di BeBeez), che si sta per sposare con la paytech quotata a Piazza Affari Nexi (si veda altro articolo di BeBeez), che a sua volta si è fusa con la danese Nets e il gruppo si trasformerà nella più grande piattaforma paytech a livello pan-europeo (si veda altro articolo di BeBeez).
Peraltro, sempre nel business dei pagamenti, a sua volta Nexi aveva comprato nel dicembre 2019 l’attività di merchant acquiring di Intesa Sanpaolo, che aveva ceduto il relativo ramo d’azienda per un miliardo di euro a fronte dell’acquisto da parte della stessa di una quota del 9,9% della stessa Nexi da Mercury UK (veicolo che raggruppa le quote in capo ai fondi Advent International, Bain Capital e Clessidra) (si veda altro articolo di BeBeez). Prima ancora, nel 2017, quando ancora si chiamava Icbpi, il gruppo aveva comprato DB Cards Acquiring da Deutsche Bank spa per 30 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez) e il business del merchant acquiring di Mps per 520 milioni si euro (si veda altro articolo di BeBeez). Ancora prima, nel 2016, era stata la volta di Setefi, la società specializzata in servizi di pagamento allora controllata al 100% da Intesa Sanpaolo, e Intesa Sanpaolo Card (le pay card emesse all’estero dalla banca) per 1,035 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto al risiko più recente nel settore dei pagamenti in italia, ricordiamo che a inizio gennaio il gruppo francese dei pagamenti elettronici Worldline ha completato l’acquisizione dell’80% del capitale di Axepta, controllata specializzata in servizi di pagamento elettronico di Bnl (gruppo BNP Paribas), con la banca che ha mantenuto il restante 20% del capitale. L’operazione, annunciata nel luglio 2021, è stata condotta sulla base di una valutazione complessiva di 220 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).