Il gruppo di costruzioni spagnolo ACS guidato da Florentino Perez (noto anche per essere il presidente della squadra di calcio Real Madrid) e socio di Atlantia nel gruppo spagnolo di autostrade Abertis, irrompe nella partita per Autostrade per l’Italia (ASPI), mettendo sul piatto una valutazione di 10 miliardi di euro per la società controllata da Atlantia, ben di più dei 9,1 miliardi di euro offerti dal consorzio Cdp Equity-Blackstone Infrastructure Partners-Macquarie Infrastructure and Real Assets. Lo hanno scritto ieri Bloomberg e Financial Times.
La proposta è in una lettera a firma di Perez recapitata ad Atlantia, in cui Perez scrive: “Riteniamo che questa transazione rappresenti un’opportunità unica per Atlantia”, una mossa che “potrebbe essere il primo passo nella direzione di una futura fusione”. ACS è flessibile circa la struttura dell’operazione, che potrebbe includere altri investitori, ivi compresa Cassa Depositi e Prestiti.
Perez nei giorni scorsi, in un incontro con gli investitori, aveva ribadito il suo interesse a creare un operatore dominante nel settore delle autostrade europee e che era aperto a un’operazione su Autostrade (si veda qui Reuters). “Contiamo di creare un grande gruppo di concessionari autostradali e saremmo lieti di farlo con i nostri partner italiani, ma se non fosse possibile cercheremo alternative”, aveva detto Perez, aggiungendo: “Abbiamo un partner da molti anni in Abertis e poiché ha in corso anche la cessione di ASPI, prenderemo in considerazione con entusiasmo questa opzione”. Un interesse in questo senso Perez l’aveva già annunciato a fine febbraio (si veda altro articolo di BeBeez).
Perez, allora vicino alla vendita della controllata Cobra al colosso francese delle costruzioni Vinci, aveva detto di essere interessato a investire il ricco assegno che avrebbe incassato nei settori autostrade ed energie rinnovabili e che ASPI sarebbe un potenziale target (si veda qui El Pais). La vendita di Cobra si è poi conclusa pochi giorni fa e ha portato 4,9 miliardi di euro nelle casse di ACS. Secondo quanto riferito da Il Sole 24 Ore a fine febbraio, l’operazione di ACS su ASPI sarebbe stata strutturata come acquisto da parte di ACS di una quota di Autostrade Concessioni e Costruzioni, la newco a cui sarebbe stata apportata la quota dell’88,06% di ASPI, così come deliberato lo scorso settembre 2020 dal Consiglio di amministrazione di Atlantia, nell’ambito del progetto di scissione parziale proporzionale di Atlantia, alternativo a quello di cedere direttamente la quota dell’88,06% di ASPI. L’assemblea straordinaria di Atlantia del 29 marzo, però, non ha raggiunto il quorum deliberativo per prorogare dal 31 marzo al 31 luglio il termine ultimo per il progetto alternativo (si veda altro articolo di BeBeez), per cui sul tavolo di Atlantia era rimasta sinora solo l’opzione Cdp-Blackstone-Macquarie.
Ricordiamo che nella tarda serata del 31 marzo scorso era stata inviata ad Atlantia l’ultima offerta vincolante del consorzio Cdp-Blackstone-Macquarie per l’acquisto della partecipazione dell’88,06% detenuta da Atlantia inASPI o anche per l’acquisto fino al 100% della stessa ASPI, in caso di esercizio del diritto di co-vendita da parte dei soci di minoranza di ASPI (si veda altro articolo di BeBeez).
Il consorzio prima di quest’ultima offerta aveva già presentato tre proposte ad Atlantia, tutte però rispedite al mittente. L’ultima, vincolante, era stata depositata a fine febbraio (si veda altro articolo di BeBeez). Il consorzio aveva già presentato due offerte preliminari, entrambe nell’ottobre 2020 ed entrambe bocciate da Atlantia perché i termini economici non erano sufficienti (si veda qui altro articolo di BeBeez). Si dice che le due offerte preliminari precedenti valutassero ASPI 8,5- 9,5 miliardi, mentre l’offerta vincolante si dice abbia valutato ASPI come detto sopra 9,1 miliardi, cioè molto meno rispetto a quanto stimato da Atlantia e dai suoi azionisti, che invece valutano ASPI 11-12 miliardi, utilizzando un metodo RAB based (si veda altro articolo di BeBeez).
In particolare, quest’ultima è la cifra ritenuta congrua dall’hedge fund TCI, azionista di Atlantia al 10% (si veda altro articolo di BeBeez) e infatti ieri Chris Hohn manager del fondo Tci (azionista di Atlantia con circa il 10%) ha manifestato soddisfazione per l’interesse spagnolo spiegando di attendersi che il board di Atlantia “si impegni prontamente e professionalmente per esplorare l’opportunità di una combinazione di Abertis e ASPI”. Hohn ha aggiunto che il gruppo “Acs-Abertis sembra preparato ad offrire un prezzo più alto di Cdp per Aspi ed è chiaramente un partner industriale superiore a Blackstone e Macquarie. Aspi deve essere venduta al miglior offerente senza interferenze da parte del governo italiano”.
Quella valutazione è peraltro già molto meno dei 14,8 miliardi di euro sulla base dei quali era stata condotta l’ultima operazione sul capitale di ASPI nel 2017, quando il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e Silk Road Fund, dall’altro, avevano comprato l’11,94% del capitale (si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017). Intermonte in una valutazione indipendente tempo fa ha stimato il 100% tra 10,9 e 11,9 miliardi.