Anno di svolta per l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. A 12 anni dal cambio di proprietà e al termine di una profonda riorganizzazione interna, l’ospedale che fa capo al Gruppo San Donato, holding del più grande polo privato italiano nel settore ospedaliero, interamente controllato dalla famiglia Rotelli tramite la holding di famiglia Papiniano spa, ha finalmente chiuso il 2023 in utile, con un risultato netto di 500 mila euro e un margine operativo lordo di 76 milioni, in crescita del 46%, che si confronta con la perdita netta di 17,6 milioni nel 2022 (si veda qui il comunicato stampa).
Si tratta di numeri piccoli ma sono il segnale del percorso di razionalizzazione intrapreso dalla famiglia Rotelli e dal management. Dal 2012, quando i Rotelli hanno acquisito il San Raffaele, la situazione economica era molto diversa: una perdita d’esercizio caratteristico di quasi 60 milioni e un debito di quasi un miliardo, che il San Donato si è accollato per il 70%. Da lì in avanti l’ultima riga del bilancio ha continuato a riportare un segno negativo, fatta eccezione per il pareggio del 2016. Il Covid, poi, ha provocato una battuta d’arresto delle attività della struttura, che nel 2021 è arrivata a toccare una perdita di 50 milioni. In particolare, nel 2022 la gestione caratteristica delle controllate operative, tra cui spiccano l’Ospedale San Raffaele, il Policlinico San Donato e l’Ospedale Galeazzi hanno risentito del crollo dei rimborsi Covid a 2 milioni di euro dai 72 del 2021, e dell’aumento di 30 milioni di euro dei costi dell’energia, che hanno compresso l’ebitda di gruppo a 155 milioni di euro, a fronte di un fatturato di 1,88 miliardi di euro, dai 165 milioni del 2021. Fattori in assenza dei quali il margine operativo lordo consolidato, secondo quanto dichiarato dal gruppo, sarebbe risultato doppio. Comunque, tornando all’attualità, il lavoro sui costi, unito alla crescita delle attività e in parte del numero dei pazienti, ha portato l’ospedale a vedere l’utile nel2023, il primo dall’acquisizione. Oggi i ricavi totali sono di 815 milioni e segnano un aumento del 6%.
L’atro pezzo di valore del gruppo San Donato è poi l’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio. I ricavi totali sono risultati pari a circa 260 milioni, in aumento di circa il 14,5%. Si tratta del dato più alto mai registrato dall’Ospedale, favorito dalla prima annualità di operatività, svolta nella nuova sede all’interno del Mind District, a seguito del trasferimento avvenuto nell’agosto del 2022. Il margine operativo lordo nel 2023 è pari a 17 milioni di euro, al netto del canone di locazione di 16 milioni di euro. Questo, però, va letto come una sorta di partita di giro in quanto è pagato a Gsd Real Estate, società del Gruppo San Donato. In ogni caso, sebbene in forte miglioramento rispetto al 2022 (+5 milioni di euro), il dato sconta ancora la fase di start-up del nuovo ospedale. Una volta normalizzato, il dato per il canone di locazione e i proventi e gli oneri non ricorrenti, il margine operativo lordo risulta pari a 33 milioni di euro, in aumento del 50%, rispetto ai 22 milioni di euro nel 2022. “Sul risultato netto negativo di 12 milioni di euro hanno inciso significativamente, oltre al canone di locazione, anche gli oneri finanziari cresciuti di circa 5 milioni di euro rispetto al 2022, in ragione dell’innalzamento dei tassi d’interesse”, si legge nella nota.
Per quanto riguarda invece il Policlinico San Donato, nel 2023 i ricavi totali sono stati di 203,6 milioni di euro, in aumento di circa il 10,3%, a testimonianza del consolidamento della ripresa dell’attività sanitaria con il risolversi della pandemia. Anche grazie a un aumento dei costi della produzione meno che proporzionale, rispetto all’aumento dei ricavi, c’è stato un miglioramento del margine operativo lordo, che nel 2023 è stato di 29 milioni, in crescita del 64%. Migliorato anche il risultato netto, pari a 9,8 milioni di euro nel 2023, in crescita di circa 9 milioni di euro, rispetto a 0,7 milioni nel 2022.
A questo proposito, ricordiamo che nemmeno venti giorni fa il Gruppo San Donato, con la holding di investimento GKSD, ha raggiunto l’accordo per l’acquisizione del 100% del gruppo Scanmed, attraverso la sua controllata American Heart of Poland (Ahop). Il gruppo Scanmed, che è specializzato in particolare nella diagnosi, nel trattamento e nella riabilitazione dalle malattie cardiovascolari, era sinora controllato al 100% dal fondo Abris Capital Partners, che lo aveva acquisito nel 2021 (si veda altro articolo di BeBeez).
L’annuncio dell’acquisizione di una quota di maggioranza in American Heart of Poland da parte del Gruppo San Donato era avvenuto nell’agosto scorso: Ahop è il principale fornitore indipendente di cure cardiovascolari in Europa e uno dei tre principali fornitori di servizi sanitari privati in Polonia, valutato 500 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), partecipato per una minoranza dal private equity Usa Advent International.
Il tutto accade mentre il Gruppo San Donato è alla ricerca di un investitore da inizio anno, affiancato dall’advisor Morgan Stanley (si veda altro articolo di BeBeez). Finora, nel novero di potenziali investitori, sono girati i nomi dei colossi del private equity internazionale Advent, CVC, EQT, KKR, HIG e Apollo Global Management.
Ma sullo sfondo non si esclude l’interesse di fondi sovrani, vista l’intensa attività internazionale del gruppo nello sviluppo di iniziative umanitarie nel campo sanitario, soprattutto nell’area del Mediterraneo e in Medio Oriente, con diverse iniziative in corso in Tunisia, Libia, Egitto, Iraq e Arabia Saudita, sotto la regia dell’uomo d’affari svizzero tunisino Kamel Ghribi, vicepresidente del gruppo San Donato al fianco di Paolo Rotelli (si veda qui il comunicato stampa di allora). Lo scorso febbraio, in particolare, il Policlinico San Donato ha sottoscritto un contratto biennale da 81 milioni di dollari per la gestione di un ospedale universitario ad alta specialità di 492 posti letto nella città di Najaf in Iraq (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Non è ancora chiaro se l’intervento del nuovo investitore avverrà nella forma di una vendita di azioni, di un aumento di capitale oppure di un mix delle due soluzioni. Si dice comunque che l’operazione potrà riguardare il 40% del capitale, ma che questa percentuale possa anche salire sino al 50%. E ora, grazie agli importanti investimenti avvenuti all’estero, come quello in Ahop, si dice che a oggi il gruppo possa valere circa 5 miliardi di euro e che quindi il valore del deal per il 40% del gruppo possa aggirarsi sui 2 miliardi.
Intanto, per avere la fotografia complessiva del gruppo ospedaliero, bisognerà aspettare entro giugno l’approvazione dei dati consolidati.