Walter Maiocchi, l’imprenditore che nel settembre 2018 aveva rilevato dal fallimento Malo, la storica azienda produttrice di capi di abbigliamento in cachemire, sta cercando un partner, meglio se italiano, per spingere lo sviluppo del marchio soprattutto all’estero. Lo ha detto ieri a Il Sole 24 Ore, aggiungendo: “È vero che, nel frattempo, ci è arrivata qualche offerta da gruppi stranieri interessati, ma al momento è preferibile un partner azionario italiano per crescere in Paesi come Giappone, Corea e Stati Uniti. Il gruppo si sta riprendendo dopo il Covid e chiuderemo l’anno con circa 13-15 milioni di giro d’affari”.
Nel 2020 la società aveva chiuso il bilancio in calo a 6,6 milioni di ricavi netti (da 8,6 milioni nel 2019), con un ebitda negativo per 1,4 milioni (come nel 2019) e un debito finanziario netto di 2,9 milioni (da 2,2 milioni) (si veda qui l’analisi Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Al lavoro per individuare il partner migliore ci sarebbe l’advisor CDI Global.
Fondata a Firenze nei primi anni ’70 dai fratelli Giacomo e Alfredo Canessa, Malo era poi passata sotto il controllo di IT Holding nel 1999. Nell’ambito dell’amministrazione straordinaria di quest’ultima, Malo era stata ceduta nell’agosto 2010 ad Evanthe srl, controllata da Exa-Engineering for architecture, realtà specializzata nella realizzazione di negozi di lusso controllata da Giuseppe Polvani (allora amministratore delegato di Malo), Gianrico Specchio, Paolo Pratesi e Fabio Ducci (coo di Malo), tutti ex manager del gruppo Prada.
Nell’agosto 2014 il fondo Quadro Capital Partners guidato dal managing partner Giedrius Pukas aveva poi acquisito il controllo della società italiana insieme a Retail Brands Collection (ex Sun Investment Partners), holding di investimento specializzata nel settore retail fondata da Sergey Lomakin, che aveva un accordo di coinvestimento esclusivo sino al 50% con Quadro Capital (si veda altro articolo di BeBeez). A gennaio 2015 Giacomo Canessa, fondatore dell’azienda, era tornato alla guida di Malo con il ruolo di amministratore delegato. Le cose, però, non sono andate per il verso giusto e si era resa necessaria una ricapitalizzazione, di cui però i soci di allora non si sono voluti fare carico. Da lì la richiesta di ammissione al concordato con riserva al Tribunale di Firenze nel settembre 2017 e la ricerca di un partner che potesse subentrare e investire capitali freschi (si veda altro articolo di BeBeez). Il Tribunale aveva poi ammesso al concordato preventivo la società nel febbraio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez) con l’obiettivo di individuare prima dell’udienza di omologa nel giugno successivo un investitore che potesse acquistare l’azienda. A giugno, però nulla si era ancora concretizzato e quindi il Tribunale aveva revocato il concordato preventivo e dichiarato il fallimento dell’azienda, disponendo l’esercizio provvisorio. Dopodiché la società era stata messa all’asta il 20 settembre 2018 per 9 milioni e 900 mila euro.
A vincere l’asta, come detto, era stato Maiocchi, manager e imprenditore in passato alla guida della società mantovana di impianti di refrigerazione Zanotti (gruppo Daikin), insieme ai soci Luigino Belloni e Mario Stangoni. Tuttora i tre controllano la società attraverso il veicolo Finplace Due srl, con Maiocchi all’8389%, Belloni al 13,3% e Stangoni al 2,82%. Da allora sull’azienda è partito un profondo lavoro di ristrutturazione e ora è il momento di cavalcare il rilancio, ma appunto con il supporto di capitali freschi.