Muzinich, dopo essere stato il primo asset manager a entrare nel mercato del private debt italiano annunciando mesi fa il lancio di un fondo dedicato, cala la carta di Giuseppe Castagna (scarica qui il Comunicato di Muzinich). Fino allo scorso giugno responsabile di Banca dei Territori e direttore generale del gruppo Intesa Sanpaolo, ma con un passato da investment banker con responsabilità di supervisione su tutte le attività di finanziamento del gruppo Intesa Sanpaolo, l’ex banchiere è stato nominato chairman della Italian Private Debt Initiative di Munizich e membro del comitato internazionale d’investimento in private debt. Castagna sarà affiancato da Bernardo Attolico, ex partner dell’operatore di private equity Insec ed ex managing director nella divisione investment banking di Deutsche Bank a Milano; e Stefano Sostero, con un passato di consigliere in Crédit Agricole Private Equity e di investment director in Cvc Capital Partners. Completa il team Eleonora Astori, ex del team di leveraged finance di Goldman Sachs a Londra. Un mix, insomma, di competenze sul fronte del debito e del private equity, perché il fondo si proporrà come un partner delle aziende che andrà a finanziare. In sostanza strutturerà insieme alle imprese gli strumenti di debito che andrà a sottoscrivere, eventualmente in coinvestimento con altri operatori specializzati.
Il fondo di Muzinich dedicato ai minibond e più in generale agli strumenti di debito alternativi a quello bancario (si veda altro articolo di BeBeez) avrà una dotazione doppia o forse tripla rispetto ai 150-200 milioni di euro di cui si era parlato qualche mese fa, in occasione dell’annuncio dell’ingresso dell’asset manager statunitense nel settore del private debt in Italia. Tutto merito del grande interesse che sta riscuotendo il mercato nascente sia da parte delle piccole medie imprese italiane sia da parte degli investitor.
La società Usa, sinora specializzata nella gestione di fondi aperti dedicati al mercato obbligazionario, ha spiegato il direttore marketing Ersilia Molnar, in prospettiva replicherà l’esperienza dell’Italia sia con altri fondi specifici su altri Paesi europei sia a livello paneuropeo. Il fondo chiuso dedicato all’Italia e destinato ai soli investitori qualificati, è strutturato come comparto di una Sicav lussemburghese che è in attesa a breve dell’autorizzazione per la commercializzazione in Italia da parte della Banca d’Italia.
Il fondo investirà in strumenti di debito emessi da medie imprese con fatturato compreso tra i 50 e i 500 milioni di euro e un ebitda minimo di 7,5 milioni. Potrà investire al massimo il 7% del patrimonio in ogni singolo strumento di debito, che nella maggior parte dei casi sarà del tipo senior secured, cioè sarà dotato di garanzia reale o anche di altre forme di garanzia («stiamo studiando un accordo con Sace», ha anticipato ieri Castagna). Quanto al disinvestimento, è possibile che in alcuni casi agli strumenti di debito sottoscritti dal fondo saranno associati dei warrant, che nel caso di aumento di valore dell’azienda daranno al fondo un diritto a un surplus di rendimento.
Le commissioni di gestione saranno pari a meno della metà di quelle tipiche di un fondo di private equity (che sono on genere del 2%) e non è previsto un carried interest. Il rendimento target è del 7% netto all’anno con un hurdle rate del 5%.