Si allarga la platea di investitori italiani disponibili, tramite il fondo Rete Digitale di F2i sgr, a mettere sul piatto all’incirca un miliardo di euro per rilevare il 10% (o forse addirittura il 15% in caso di impegni maggiori) di NetCo, la società che parteciperà all’acquisto della rete fissa di TIM. Chiamati a raccolta dall’Acri e dal ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti, che si è impegnato a rilevare direttamente fino al 20% della società, hanno deliberato la propria adesione nei giorni scorsi la Fondazione Cariplo e la Fondazione Compagnia di San Paolo con 35 milioni di euro ciascuna, la Fondazione Cariparo e la Fondazione Crt con 15 milioni cadauna, Poste Vita con un cifra che potrebbe superare i 100 milioni, assieme ad altri enti morali e casse previdenziali, come riportato da diverse fonti di stampa.
L’obiettivo è quello di creare uno zoccolo duro di azionisti italiani da affiancare al colosso del private equity KKR (si veda altro articolo di BeBeez) e al fondo sovrano Abu Dhabi Investment Authority (si veda altro articolo di BeBeez), che insieme dovrebbero avere il 65-70% della futura società. Tra questi, dovrebbero aver già messo sul piatto 30 milioni di euro a testa anche la Fondazione del Banco di Sardegna e Carilucca e 20 milioni Fondazione Roma, assieme a una galassia di altri enti morali con importi inferiori. Le casse previdenziali avrebbero offerto circa 400 milioni, con Cassa Forense disponibile a fornire 150 milioni, Enpam 100 milioni, Inarcassa e Cassa Geometri 50 milioni ciascuna, Enasarco e Cassa dei Commercialisti 25 milioni a testa.
La raccolta di un miliardo dovrebbe concludersi a breve, con una riunione in F2i sulla governance già entro fine settimana e un incontro delle casse previdenziali riunite nell’Adepp all’inizio della prossima. La sgr di Renato Ravanelli – che vede tra i propri soci Cdp Equity, Unicredit, Intesa Sanpaolo e le principali fondazioni bancarie e casse previdenziali – ha messo in campo per l’operazione, oltre al fondo Rete Digitale, anche il Fondo IV ANIA (con 516 milioni di euro e scadenza al 2030) e il Fondo V per le Infrastrutture Sostenibili, che ha appena concluso la raccolta di circa 1,5 miliardi e scadenza al 2036 (vedi qui la scheda dei fondi di F2i). La Fondazione Enpam dei medici e degli odontoiatri avrebbe già investito in questi due ultimi fondi altri 23 milioni.
Dal lato delle ex fondazioni bancarie è stato sottolineato che si tratta di un investimento in un “asset strategico del Paese” ed è per questo motivo, dopo qualche iniziale reticenza, sarebbero state pronte anche a fornire un sostegno finanziario più consistente ma non più necessario, visto l’interesse manifestato dagli altri investitori, tra cui alcuni family office.
Come riportato da Reuters, KKR intende notificare l’operazione all’Antitrust europeo entro fine mese, mentre TIM sta notificando all’Agcom la vendita della rete fissa, che dovrebbe comportare benefici regolamentari dal momento che lo scorporo comporta la perdita dell’integrazione verticale con la società dei servizi.
In ogni caso tutto dev’essere pronto entro il 30 giugno, quando è atteso il perfezionamento della cessione a KKR, al ministero dell’Economia e a F2i, con un incasso che può arrivare a 22 miliardi di euro (18,8 miliardi di enterprise value più earn-out) (si veda altro articolo di BeBeez) e che mira a ridurre il personale di TIM di 20mila unità (si veda altro articolo di BeBeez).
NetCo partirebbe con un fatturato pro-forma di 13,5 miliardi, un ebitda di 3,2 miliardi, 6,4 miliardi di debito (ridotto di 14 miliardi a seguito dell’operazione) e prospettive di creazione di valore legate soprattutto al Brasile e alla parte servizi.
L’unico tassello che manca è quello relativo al destino di Sparkle, l’infrastruttura di cavi sottomarini di TIM, per la quale si attende un rilancio entro fine mese (si veda altro articolo di BeBeez) con un gap rispetto alla precedente offerta valutato in circa 200 milioni.
Nel frattempo la francese Vivendi, socio principale di TIM con il 23,75% del capitale, ha chiesto al Tribunale di Milano di annullare la delibera sulla cessione della rete, ma senza richiesta di sospensiva: la vendita può pertanto andare avanti. La decisione è arrivata nelle scorse settimane (si veda altro articolo di BeBeez), dopo aver sempre sostenuto non congrua una cessione per meno di 31 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez).