La russa Lukoil ha respinto l’offerta di acquisto per la raffineria italiana di Priolo da parte del fondo di private equity Usa Crossbridge Energy Partners. Lo ha scritto il Financial Times nei giorni scorsi.
L’impianto di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica di Priolo, che fa capo a ISAB srl, a sua volta controllata al 100% dalla svizzera Litasco sa, indirettamente appunto controllata da Lukoil, rappresenta uno dei più grandi siti industriali europei ed è costituito da tre siti produttivi interconnessi tra di loro mediante un sistema di oleodotti.
Ricordiamo che Lukoil aveva acquisito il 49% di ISAB da ERG nel 2008, sulla base di un accordo che valutava l’intero asset 2,75 miliardi di euro e che prevedeva la possibilità per ERG cedere il resto del capitale in tranche successive (si veda qui il comunicato stampa di allora). Negli anni Lukoil ha poi raggiunto il 100%.
ISAB ha chiuso il bilancio 2021 con 2,6 miliardi di euro di ricavi netti, un ebitda di 614,6milioni e un debito finanziario netto di 704 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). ISAB è stata l’ultima raffineria costruita e avviata in Italia ed è la seconda più grande del paese e la quinta in Europa. L’impianto ha una capacità di raffinazione annua di 10 milioni di tonnellate con un massimo di 14 milioni e produce energia elettrica pari a circa il 18 per cento del fabbisogno siciliano.
Al momento vi arriva però solo petrolio russo dalla casa madre, perché le banche hanno bloccato da mesi le linee di credito che consentivano di acquistare greggio da altri Paesi oltre alla Russia. Nella realtà la raffineria non è sottoposta a sanzioni, tuttavia gli istituti di credito hanno preferito la prudenza, così, se nulla cambierà, la raffineria è destinata a chiudere, visto che dal 5 dicembre, come ha imposto l’ultimo pacchetto di sanzioni Ue, non potrà più essere importato in Europa petrolio russo. L’ultima petroliera arriverà oggi 7 novembre e, se nei giorni successivi non sarà consentito a Lukoil di acquistare prodotto da raffinare di altri Paesi, lo stabilimento sarà costretto a fermarsi. A meno che non vengano estese le garanzie prestate dalla SACE.
In ogni caso, per sgombrare il campo da dubbi, una settimana fa è arrivata una “comfort letter” del Comitato per la sicurezza finanziaria del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella quale viene chiarito che Isab, Lukoil Italia, Litasco e Oao Lukoil, non sono oggetto di sanzioni da parte dell’Unione europea. “L’azienda non è sottoposta a sanzioni e quindi può sin da ora operare acquisendo petrolio anche da altri mercati con le coperture finanziarie e assicurative necessarie”, ha tenuto a sottolineare il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso intervenuto ieri al ‘Caffè della domenica’ di Maria Latella su Radio 24. E ha aggiunto: “Ci auguriamo che l’impresa continui la sua attività o se lo ritiene di cedere l’attività ad un investitore italiano o estero. In questo caso, essendo un settore in cui esiste la Golden power, qualunque sia un eventuale passaggio di proprietà potrebbe essere condizionato da quello che noi riteniamo fondamentale, vale a dire soprattutto il mantenimento della produzione e dei livelli occupazionali”. In sostanza, l’impianto “deve continuare a produrre”, salvaguardando “il lavoro di quasi 10 mila famiglie”.
Tutti i problemi, ovviamente, sarebbero risolti se Lukoil vendesse la raffineria agli americani. Ma è chiaro che la strada sembra ormai sbarrata. Crossbridge Energy Partners è un operatore esperto nel settore, a sua volta controllato da Postlane Capital Partners. Nel settembre 2021 ha comprato da Shell la raffineria di Fredericia in Danimarca, insieme tutte le attività di Trading & Supply (si veda qui il comunicato stampa). Oltre che in Danimarca, Crossbridge possiede asset a Houston, Odessa, Fort Wayne, Calgary e Bordeaux.