Il governo italiano, rinunciando a esercitare i poteri in materia di Golden Power, ha dato luce verde a Vitol, gigante olandese del trading di petrolio, sull’acquisto dalla famiglia Moratti del 35% del gruppo Saras, quotato a Piazza Affari e specializzato nella raffinazione di prodotti petroliferi, per un corrispettivo di circa 582 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa diffuso da Saras su richiesta di Vitol).
Infatti il gruppo olandese in base agli accordi firmati a febbraio con la famiglia Moratti acquisirà circa 332,8 milioni di azioni Saras al prezzo unitario di 1,75 euro, (ex dividendo, ovvero sarà ritoccato al ribasso in caso di distribuzione di dividendi successiva alla stipula dell’accordo) con opzione per l’acquisto di un ulteriore 5% attualmente a servizio di un contratto di funded collar stipulato da Angel Capital Management, la holding di Angelo Moratti titolare di un altro 5% e venditrice al fianco della Massimo Moratti sapa di Massimo Moratti (con il 20,011%), e della Stella Holding spa di Gabriele Moratti (10,005%) (si veda qui il comunicato stampa di febbraio e altro articolo di BeBeez). Di conseguenza, al termi dell’operazione la famiglia Moratti uscirà completamente del capitale di Saras.
Scollinato l’ok di Palazzo Chigi, Vitol adesso attende le consuete autorizzazioni che sono prassi in questi casi, ovvero il nulla osta della autorità Antitrust italiana ed europea, dopodiché potrà procedere al closing dell’operazione, che valuta Saras poco meno di 1,9 miliardi tenendo conto di un debito netto di circa 202 milioni di euro alla fine del 2023, e a seguito della quale Vitol si troverà a tendere poco meno del 45,5% della società petrolifera italiana. Il passo successivo sarà ovviamente il lancio dell’opa, a 1,75 euro per azione, finalizzata al delisting di Saras dal listino di Piazza Affari.
La valutazione corrisponde a 2,8 volte l’ebitda per il 2023 dichiarato dall’azienda, 670 milioni di euro (si veda qui la più recente presentazione agli analisti) a fronte di ricavi per circa 11,4 miliardi di euro. Un multiplo molto inferiore alla media globale per il settore oil refining (8,65) ma va tenuto presente che l’ebitda 2023 è inferiore del 40% rispetto a quello del 2022, che peraltro aveva beneficiato di eccezionali margini sull avendita del diesel, di cui si era prodotta una sostanziale penuria nello stesso anno per via della scarsità di greggio proveniente dalla Russia, principalmente utilizzato appunto nella produzione del diesel.
Quanto a Vitol, è il maggiore trader indipendente di petrolio e altri prodotti energetici del mondo, con 505 miliardi di dollari di ricavi nel 2022. Vitol tuttavia è presente in tutto lo spettro dell’energia: dalle rinnovabili allo stoccaggio di CO2. Commercia 7,4 milioni di barili/giorno di petrolio greggio e derivati e conduce circa 6.000 trasporti via mare ogni anno. Tra i clienti di Vitol ci sono compagnie petrolifere nazionali, multinazionali, le principali società industriali e utilities. Fondata a Rotterdam nel 1966, oggi Vitol serve clienti da circa 40 uffici in tutto il mondo ed è investita in impianti energetici a livello globale, tra cui: 17 milioni di metri cubi di stoccaggio a livello globale, circa 500 mila barili/giorno di capacità di raffinazione, oltre 7.000 stazioni di servizio e un portafoglio crescente di impianti energetici di transizione e rinnovabili.
Date queste caratteristiche, la strategia di Saras è in perfetta sintonia con quella del gigante olandese. Saras infatti intende evolversi da puro raffinatore di petrolio a operatore dell’energia sostenibile sviluppandosi lungo tre direttrici: continuità del business Oil & Power, accelerazione dello sviluppo delle energie rinnovabili, ricerca di opportunità nella transizione energetica (si veda qui la presentazione dello scorso dicembre agli analisti). Ha infatti confermato in proposito Russell Hardy, amministratore delegato del gruppo olandese: “Le attività di Saras sono ben complementari al core business di Vitol e questa Operazione rafforzerà la sicurezza energetica europea e migliorerà l’approvvigionamento di un impianto chiave nel settore energetico europeo”
Comunque Vitol sta muovendo sull’Italia su più fronti, compreso quello del gas. Infatti lo scorso aprile il consorzio VTTI, che vede Vitol al 45% (tramite Vitol Investment Partnership II) assieme al fondo australiano IFM Investors (anch’esso con il 45% attraverso IFM Global Infrastructure Fund) e la emiratina ADNOC-Abu Dhabi National Oil Company (con il 10%) ha acquisito da ExxonMobil il 70% di Terminale GNL Adriatico srl, società di gesitone dell’Adriatic LNG Terminal, a VTTI, con il gruppo SNAM al 30% (si veda altro articolo di BeBeez)