Tamini, controllata indirettamente dalla quotata Terna, tramite Terna Plus, acquisirà il controllo di Tes (Transformer Electro Service srl), produttore di trasformatori per utilizzo industriale e fornitori di servizi di assistenza after-sales alla clientela. Tes è ora controllata dal fondo Xenon Private Equity e dai soci Riccardo Reboldi e Giorgio Gussago (scarica qui il comunicato stampa).
L’accordo, soggetto all’esito positivo delle rispettive due diligence, prevede la costituzione di una newco interamente partecipata dai soci di Tes che conferirà a Tamini il 100% di Tes a fronte di un aumento di capitale. Al termine dell’operazione Terna Plus deterrà circa il 70% del capitale di Tamini mentre la newco deterrà il restante 30%.
Il gruppo Terna è assistito nell’operazione dallo studio legale Bonelli Erede, da Mediobanca per le materie finanziarie e da Bain & Company per gli aspetti industriali (mandato congiunto con i soci Tes). Xenon Private Equity, Reboldi e Gussago sono assistiti invece nell’operazione per le tematiche legali da Osborne Clarke.
Fondata nel 1998 a seguito di spin off di Aso Siderurgica srl, Tes ha sede a Ospitaletto (Brescia) e nel 2014 ha registrato ricavi per 29,5 milioni di Euro e un ebitda di 2,8 milioni. Xenon Private Equity aveva finanziato lo spin-off nel 2011 grazie al supporto di BnpParibas (si veda qui Brescia Oggi).
Con 350 dipendenti altamente specializzati, clienti provenienti da più di 90 Paesi in tutto il mondo e con circa 8.300 trasformatori installati, Tamini è da parte sua leader mondiale nella progettazione e produzione di trasformatori elettrici industriali, speciali e di potenza. A fine 2014 ha raggiunto ricavi per 106,3 milioni.
Tamini è stata acquisita da Terna nella primavera del 2014 (scarica qui il comunicato stampa di allora), dopo un processo di vendita durato parecchi mesi e che a ottobre 2013 aveva sembrava essersi concluso con un accordo preliminare firmato con il fondo Hanson asset management (si veda qui altro articolo di BeBeez). Tuttavia nel gennaio successivo le parti erano ancora in trattative su alcune clausole (si veda Repubblica), sino a quando a febbraio Terna ha sparigliato le carte ed è stato firmato un nuovo accordo, con il closing che è poi avvenuto nel maggio successivo.