E’ tornato il caldo il dossier di Cerved Credit Management, la controllata del gruppo di business information quotato a Piazza Affari. Lo ha confermato lo stesso gruppo Cerved con una nota diffusa ieri in cui “conferma che, nell’ambito delle valutazioni relative alla valorizzazione della divisione Credit Management, sono in corso trattative, senza vincolo di esclusiva, con fondi di private equity per la cessione della controllata Cerved Credit Management Group srl”. Il dossier si dice che sia sul tavolo di Prelios, Apollo, Lonestar e Centerbridge. Tra loro, sarebbe in pole position la prima, che intende aumentare le sue dimensioni in vista della exit del fondo Usa Davidson Jemper Capital Management, che potrebbe avvenire tramite quotazione o una vendita della stessa Prelios (si veda altro articolo di BeBeez).
Si dice che la divisione oggi sia valorizzata attorno ai 400 milioni di euro, un po’ meno dei 450-500 milioni di euro, pari a 8 volte l’ebitda 2019, che erano stati offerti da Intrum a inizio 2020 e in linea con la cifra che circolava nell’autunno 2019, cioé 6,5 volte l’ebitda (si veda altro articolo di BeBeez).
Dopo lo stop alle trattative con Intrum durante il lockdown nella primavera dello scorso anno, Cerved ha ripreso dopo l’estate la ricerca di un nuovo socio per la sua divisione Npl (si veda altro articolo di BeBeez). Intrum aveva spuntato l’esclusiva a trattare con Cerved nel febbraio 2020, ma l’esclusiva era poi scaduta il 20 marzo, senza che si fosse arrivati a un accordo, anche alla luce della congiuntura economica dovuta all’emergenza sanitaria (si veda altro articolo di BeBeez). Cerved Credit Management è sul mercato dal settembre 2019, con il gruppo che aveva dato mandato a Mediobanca, tuttora advisor dell’operazione, perché esplorasse le opzioni strategiche per il futuro della divisione (si veda altro articolo di BeBeez). A fine 2019 si diceva che Intrum si stessse giocando la partita con Credito Fondiario, mentre Bain Capital e doValue avevano perso terreno (si veda altro articolo di BeBeez). Credito Fondiario, in particolare, aveva proposto di fondere la controllata di Cerved in vista di una successiva quotazione, che sarebbe potuta arrivare nel corso del 2021. Della nuova realtà Cerved avrebbe detenuto circa il 70%, quota che a regime avrebbe avuto un valore di 700 milioni, mentre, secondo stime di mercato, grazie alle sinergie di costo e di ricavo, l’ebitda combined si sarebbe attestato attorno ai 150 milioni.
Il calo della valutazione a 400 milioni di euro rispetto alla valutazione di un anno fa è dovuto a un peggioramento delle performance della divisione, dovuto all’emergenza Covid-19. Il ceo di Cerved Andrea Mignanelli nella nota diffusa lo scorso febbraio sui dati di bilancio 2020 precisava infatti che “la divisione Credit Management ha sofferto nell’area di gestione dei crediti bancari, principalmente a causa degli effetti della pandemia su liquidità e attività dei tribunali, mentre hanno fatto bene le altre aree (in primis gestione crediti commerciali e servizi legali)”. E infatti la divisione ha chiuso il 2020 con un calo del 17,4% dei ricavi a 152,7milioni di euro su un totale di 486,8 milioni (dai 184,9 milioni di euro del 2019, su un totale di 520,6 milioni dell’intero gruppo, di veda altro articolo di BeBeez) e un calo del 34,7% dell’ebitda rettificato a quota 46,8 milioni su un totale di 201,5 milioni (da 71,7 milioni su un totale di 236,6 milioni).
Ricordiamo che i numeri 2020 della divisione credit management includono anche il restante 50,1% di Quaestio Cerved Credit Management, la società con la quale Quaestio Holding sa e Cerved avevano acquisito nel 2017 da Mps la piattaforma di gestione dei crediti deteriorati Juliet e contestualmente si erano assicurati un contratto decennale di servicing per la gestione in outsourcing dei flussi futuri a sofferenza di tutte le banche italiane del Gruppo Mps (si veda altro articolo di BeBeez). A fine gennaio 2020 Cerved Group ha infatti acquisito la quota rimanente del veicolo per 43,25 milioni di euro.
Da segnalare infine che nel novembre 2020 Cerved, attraverso la sua divisione Cerved Credit Management, ha lanciato una nuova piattaforma fintech a supporto della compravendita di crediti deteriorati, anche single name (si veda altro articolo di BeBeez). La piattaforma è attiva su Markagain, la vetrina virtuale, in funzione da fine 2012, in cui investitori selezionati e accreditati sinora poteva vendere gli asset disponibili che le società del gruppo Cerved hanno in gestione in forza delle proprie attività di servicing e quindi asset industriali, immobili e beni di lusso a cui ora vengono affiancati i crediti deteriorati, che diventeranno l’asse portante della piattaforma. La piattaforma utilizza intelligenza artificiale e tecnologia blockchain e l’obiettivo è di superare un miliardo di NPE disponibili nella piattaforma entro il primo trimestre del 2021.
Intanto il titolo Cerved a Piazza Affari venerdì 5 marzo è scivolato dell’1,34% a 6,995 euro per azione, per una capitalizzazione di 1,39 miliardi di euro, livelli ben più alti del minimo poco sopra i 5 euro per azione segnati a fine marzo 2020, ma ancora ben più bassi di quella di quella di circa 8 euro che due anni fa aveva attratto le mire di Advent International. Il fondo, poi, aveva fatto marcia indietro, una volta che si erano diffuse le voci circa il suo interesse a delistare il gruppo e che le quotazioni erano salite sino a 9,6 euro (si veda altro articolo di BeBeez). Advent aveva messo sul piatto 1,8-1,85 miliardi di euro per l’equity di Cerved, per un enterprise value di circa 2,3 miliardi di euro, debito compreso. Cerved si era quotato a Piazza Affari nel giugno 2014 al prezzo di 5,1 euro per azione. I livelli ancora relativamente bassi a cui quota oggi Cerved si dice che stiano facendo ragionare alcuni fondi di private equity su un possibile buyout di tutto il gruppo e non solo della divisione di credit management.