A quasi due anni dalla mancata ipo, si sta muovendo in qualcosa nel gruppo U-Power, il gruppo novarese specializzato nella produzione e commercializzazione di scarpe e abbigliamento per l’antinfortunistica, proprietario dei marchi U-Power, Jallatte, Aimont e Lupos.
Diversi gruppi di private equity sarebbero interessati a una quota della società controllata direttamente dalla capogruppo U-Invest srl, che fa capo alla famiglia Uzzeni, con i colloqui che sarebbero già in una fase molto avanzata. A scriverlo è Il Sole24Ore, che precisa che tra gli interessati al dossier ci sarebbero i grandi private equity internazionali, come Permira, Carlyle e Cinven e che sarebbero già stati ammessi alla due diligence PAI Partners e Rhone, Capital, entrambi attivi nel settore consumer goods.
Per la due diligence, gli Uzzeni avrebbero individuato UniCredit e Lazard come consulenti finanziari, Fieldfisher come legal advisor, E&Y come vendor dell’operazione e Boston Consulting Group per l’analisi commerciale e strategica.
D’altra parte da tempo la società pensa a un’operazione straordinaria. E un accordo con i fondi è la strada più logica in alternativa all’iidea dell’ipo accarezzata appunto un anno e mezzo fa. Ricordiamo infatti che nel novembre 2020 la società aveva dato mandato alle banche per esplorare la quotazione in Borsa (si veda altro articolo di BeBeez) e a maggio 2021 il progetto dello sbarco a Piazza Affari sembrava cosa fatta, tanto che già si ipotizzava un’ipo nel giugno successivo con un flottante del 25-30% (si veda altro articolo di BeBeez). Dopodichè a giugno la società aveva annunciato pubblicamente l’intenzione di quotarsi con un’ipo costituita tutta da azioni che sarebbero state messe in vendita dall’azionista unico Fin Reporter srl, interamente controllata da Pier Franco Uzzeni, per un flottante del 35%, per poter essere ammessa sul mercato Star (ai veda qui il comunicato stampa).
L’obiettivo era “ottenere una maggiore visibilità sul mercato di riferimento e accrescere la capacità di accesso ai mercati dei capitali, con potenziale miglioramento delle opportunità di sviluppo delle proprie attività”. Ad affiancare la società erano stati BofA Securities, IMI – Intesa Sanpaolo e UniCredit CIB in qualità di joint global coordinator e joint bookrunner, mentre Lazard era l’advisor finanziario. Ma poi tutto era stato messo in stand-by. Con un altro comunicato diffuso a inizio luglio, infatti, la società ha spiegato che “in merito al processo di ammissione a quotazione (…) ha deciso di valutare finestre temporali alternative rispetto a quelle precedentemente comunicate. La decisione presa dalla società è da ricondursi alle attuali condizioni del mercato azionario primario, caratterizzato, in questa fase, da un sovraffollamento di operazioni in offerta a livello internazionale” (si veda qui il comunicato stampa).
Nonostante il mancato sbarco a Palazzo Mezzanotte, la società ha proseguito nel suo percorso di crescita chiudendo il 2021 con un aumento dei ricavi a 232,3 milioni (dai 173,8 milioni del 2021), un ebitda di 58,8 milioni (da 42,8 milioni) e un utile netto di 35,1 milioni (da 33 milioni) a fronte di una posizione finanziaria netta di 18,1 milioni (dai 19 milioni del 2020) (si veda qui il bilancio 2021), che include un minibond da 25 milioni di euro, emesso nel luglio 2020 con scadenza 29 giugno 2023 e sottoscritto interamente da Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’ultima aveva sottoscritto interamente anche un altro minibond da 10 milioni di euro, che la società aveva emesso nel luglio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez) e già scaduto. Quanto al 2022, il primo semestre si è chiuso con 134,8 milioni di euro di ricavi (da 112,1 milioni a fine giugno 2021), un ebitda di 38,2 milioni (da 30 milioni) e un utile netto di 23,2 milioni (da 18,3 milioni), a fronte di un debito finanziario netto invariato rispetto a fine 2021 di 18,1 milioni (si veda qui la Relazione semestrale 2022).