Il produttore italiano di prosciutti Parmacotto è uscito dal concordato con due anni di anticipo. “La mia soddisfazione è di aver salvato un marchio italiano importante e averlo mantenuto in Italia. Da oggi si liberano nuove prospettive”, ha commentato al Sole 24 Ore Giovanni Zaccanti.
Quest’ultimo è cofondatore delle società produttrice di macchine e capsule da caffé Saeco e Caffitaly e nel marzo 2018 ha comprato la maggioranza di Parmacotto spa, con la famiglia Vitali che ha partecipato in quota di minoranza all’operazione (si veda altro articolo di BeBeez).
A fare da traghettatore negli ultimi tre anni nel periodo di concordato del produttore di prosciutti è stato l’amministratore delegato Andrea Schivazappa. La ristrutturazione dell’azienda è stata compiuta in 2 anni e senza licenziamenti. Oggi i dipendenti di Parmacotto sono saliti da 150 a 240 e il fatturato 2020 ha toccato i 100 milioni di euro dai soli 55 milioni del 2015. Nei giorni scorsi l’azienda ha presentato un piano industriale da 25 milioni di euro, che punta ad ampliare la capacità produttiva grazie anche all’apertura nella seconda metà del 2021 di un nuovo stabilimento negli Usa. D’altra parte il marchio di prosciutti esporta il 70% della produzione.
Ricordiamo che la proprietà di Parmacotto era passata a fine 2016 a un gruppo di fornitori a seguito dell’omologa da parte del Tribunale di Parma di un piano concordatario in base al quale i crediti commerciali erano stati convertiti a capitale contestualmente alla vendita di alcuni asset. La famiglia Rosi era così uscita definitivamente dal capitale, mentre era rimasto azionista il socio pubblico Simest. Più nel dettaglio, rispetto a un monte totale di debito di oltre 100 milioni di euro, ai creditori era stato richiesto di rinunciare a 46,2 milioni di euro. Parmacotto aveva proposto di trasformare i crediti dei fornitori strategici in strumenti di partecipazione finanziaria, di pagare per intero i premi dovuti alla grande distribuzione organizzata e di tagliare fra il 75 e l’83% i debiti verso gli altri creditori (si veda altro articolo di BeBeez). Dopodiché, appunto, nel marzo 2018 c’è stato l’ulteriore passaggio di proprietà a Zaccanti e alla famiglia Vitali.
Zaccanti è un imprenditore noto ai fondi di private equity. Saeco era stata delistata da Piazza Affari dal fondo Pai Partners e poi ceduta nel 2009 all’olandese Royal Philips nell’ambito di una complessa operazione di ristrutturazione del debito bancario. Nell’ottobre 2016 Saeco Vending e la licenza per l’utilizzo dei marchi Saeco e Gaggia nel mercato delle macchine da caffè professionali passeranno sotto il controllo di N&W Global Vending, società italiana leader nella produzione di distributori automatici di snack e bevande controllata dal fondo Lone Star (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto a Caffitaly, la società è controllata dal fondo Alpha Private Equity dal 2013, affiancata dal management, e nel luglio del 2017 nel capitale, con una quota del 49%, è entrata anche la Compagnie Nationale à Portefeuille (Cnp), holding belga dell’imprenditore Albert Frère (si veda altro articolo di BeBeez).