Prestiti peer-to-peer e crowdfunding continuano a crescere in Europa con un ritmo a quasi tre cifre. Nel 2015 la raccolta delle varie iniziative di ‘finanza alternativa’ è stata di 5,43 miliardi di euro, in crescita del 92% rispetto al 2014. Rispetto al 2013 (1,2 miliardi di euro) il valore è più che quadruplicato. I dati provengono dal secondo rapporto annuale dell’Università di Cambridge sull’industria della finanza alternativa, Sustaining Momentum, realizzata in collaborazione con KPMG Group.
Il Regno Unito continua a fare la parte del leone nel settore, arrivando a totalizzare da solo oltre 4,4 miliardi di raccolta. Tra gli altri paesi, l’Italia è solo ottava, dietro a Spagna (50 milioni) e Belgio (37 milioni), oltre che a Francia e Germania, entrambe in tripla cifra. Tra i vari settori, l’equity crowdfunding viene subito dopo il credito P2P, con 159 milioni di euro raccolti nel 2015 nell’Europa continentale, quasi il doppio degli 83 milioni del 2014.
«Il volume delle transazioni in Europa è aumentato e, per la prima volta, ha superato il miliardo di euro al di fuori del mercato del Regno Unito», ha detto Robert Wardrop, direttore esecutivo del Cambridge Centre per la finanza alternativa, «Tuttavia, il tasso di rallentamento della crescita anno su anno è un promemoria dei rischi da affrontare per passare da canale ‘start-up’ a finanziamento sostenibile».
L’Italia continua a rimanere indietro rispetto ad altri paesi in termini di volumi, ma il ritmo di crescita è molto sostenuto, secondo lo studio. I dati sui volumi nel nostro paese presentati dal Cambridge Centre sembrano essere però più alti di quanto non siano in realtà, a causa di definizioni ‘liquide’ dei vari tipi di finanziamento. Non sempre perfettamente sovrapponibili tra l’Italia e gli altri paesi, soprattutto per le differenti legislazioni in materia. Il settore dell’equity crowdfunding resta però in impetuosa crescita, con un totale dei fondi raccolti che ha a giugno in cinque mesi aveva già superato il totale del 2015.
«Siamo in ritardo e scontiamo un fattore culturale relativo alla scarsa dimestichezza di molte fasce della popolazione con l’Internet investing» commenta Giancarlo Giudici, professore di Finanza Aziendale e fondatore dell’Osservatorio Crowdfunding del Politecnico di Milano, «ma è un fattore culturale che può essere superato rapidamente».
«Nonostante il ritardo del mercato italiano», ha commentato Alessandro M. Lerro, presidente dell’Associazione Italiana Equity Crowdfunding, «la ricerca di Cambridge dimostra che l’equity crowdfunding sta effettivamente decollando, soprattutto dopo le modifiche regolamentari introdotte dalla CONSOB. Per un decollo definitivo manca l’apertura del mercato a tutte le imprese, superando la limitazione alle sole imprese innovative, come in altri Paesi europei».
Un contesto in continuo miglioramento per EquityStartup, piattaforma italiana di equity crowdfunding promossa da AscomFidi Nord-Ovest, cooperativa di garanzia fidi costituita dall’Associazione del Commercio, del Turismo, dei Servizi e dei Trasporti della Provincia di Torino.
EquityStartup introduce la possibilità di intestare le proprie quote in conto terzi anziché in conto proprio. Grazie alla partnership con Intermonte, (società che possiede Websim.it) gli investitori potranno intestare a Intermonte (anziché a se stessi) le quote sottoscritte in fase di collocamento.
Questa procedura semplifica la vita all’investitore in termini di tempi e di costi soprattutto in caso di eventuale cessione delle quote. Si apre quindi la strada alla negoziazione delle quote: un mercato secondario (come avviene in Borsa) che riduce l’illiquidità tipica dell’equity crowdfunding.
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